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IL MESSAGGERO Americani delusi, Zeman sotto esame

Zeman

(M. Ferretti) – I numeri sono impietosi: quinta sconfitta in dodici partite (giocate undici, però), peggior difesa (23 reti al passivo), nove punti di ritardo dalla zona Champions, cinque lunghezze sotto la Lazio.

Un disastro? Ci siamo vicini, considerando, per dirne una, i 110 milioni di euro spesi nelle ultime sessioni di mercato e l’altissimo monte-ingaggi. Una Roma impresentabile, alle prese con errori di squadra e individuali. E la fiducia della proprietà americana nei confronti di Zeman comincia a scricchiolare: nei prossimi giorni sarà nella Capitale l’ad Mark Pannes ma non è escluso che, vista il delicatissimo e deludente momento, piombi a Roma anche il presidente James Pallotta. Al termine del derby, intanto, i dirigenti romanisti hanno avuto un lungo colloquio con il tecnico boemo, il responsabile tecnico della squadra: non siamo ancora agli ultimatum, ma l’ennesima figuraccia non è passata inosservata agli occhi di chi dirige la società.

Zeman dopo la mazzata rimediata nel derby dà una versione personalissima della situazione. La sconfitta? Colpa soprattutto della pioggia e dei nostri regali, ecco la sua versione. Pochi accenni alla manovra assai poco zemaniana, ad esempio. O ai tanti, troppi gol che la Roma continua a subìre. «Io sono convinto che possiamo giocarcela con tutti, potevamo avere otto punti in più e abbiamo perso per colpa di episodi. Spero che la fortuna cominci a girare dalla nostra parte. Visto che si tratta di un gioco, la fortuna ha un ruolo determinante. Quando ha cominciato a piovere forte, la squadra ha smesso di giocare perché non sa farlo se non con la palla a terra. E i nostri centrocampisti si sono abbassati troppo. Il derby è il derby e fa male perderlo, ma lo abbiamo perso più per sfortuna che per la superiorità dell’avversario», spiega il boemo.

E ancora, sull’ennesima rimonta. «Non direi, però, la solita Roma. Abbiamo fatto meglio di loro sul piano di gioco poi è cominciato il diluvio e con la punizione di Candreva, Goicoechea tradito dai fari spenti, è cambiato tutto. A seguire c’è stato l’errore sul tiro di Hernanes: lui voleva calciare in porta, la palla si è fermata ed è diventata un assist per Klose. La posizione di De Rossi? Mi aspettavo la pioggia e l’ho messo davanti alla difesa per una maggiore protezione del reparto».

Già, De Rossi, espulso per quel gancio a Mauri. «Deluso da Daniele? Mi dispiace. Quando si sente troppo il derby, si paga. È stato giustamente espulso e la squadra ha pagato. Quei falli di reazione nascono per qualcosa prima, Mauri gli aveva tirato la maglia per tre metri e lui voleva liberarsi. Non l’ho mai punzecchiato, a parte la volta che l’ho escluso per motivazioni chiare. Stavolta era preparato, da due giorni parlavamo di non reagire, ricordando gli episodi di Radu e Ledesma negli anni passati. Nel derby bisogna tenere i nervi saldi. La sostituzione di Lamela? È uscito perché non viene a giocare nel mezzo e pensavo che potesse essere Totti con Bradley a coprire sugli esterni. Se facevamo il terzo gol, e il tre pari vista qull’occasione nel recupero ci poteva stare, era difficile per la Lazio vincere. Come possesso palla e tiri in porta siamo stati quasi in parità».

Finalino sul furibondo Pjanic. «Ha chiarito che non ce l’aveva con me. Caso chiuso? Caso mai aperto. Ma con lui in squadra non trovo ancora gli equilibri».

 

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