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IL ROMANISTA Calciopoli, Corte dei Conti condanna gli arbitri

Scena del crimine

(A. F. Ferrari) – «Danno all’immagine». Per questo motivo ieri la sezione giurisdizionale del Lazio della Corte dei Conti ha condannato gli arbitri coinvolti nello scandalo di Calciopoli del 2006 a risarcire la Federcalcio. Le giacchette nere dovranno quindi risarcire la federazione per un totale di quasi 4 milioni di euro. Esattamente 3,970 milioni di euro che dovranno essere pagati da 14 persone. La richiesta più pesante (un milione di euro) sarebbe per Paolo Bergamo, ex arbitro e designatore al centro di Calciopoli, fino ai 10.000 euro di condanna per Claudio Puglisi (smise nel 2005, ma entrò nello scandalo per delle telefonate con l’addetto agli arbitri del Milan, Meani) e Fabrizio Babini (prese 3 mesi di squalifica per delle telefonate sempre con Meani). Condanna per 800.000 euro per Pierluigi Pairetto, per 700.000 euro per Innocenzo Mazzini (uno dei vice di Carraro, allora presidente della FIGC).


Mezzo milione per Tullio Lanese e Massimo De Sanctis, 100.000 euro per Salvatore Racalbuto, per citarne alcuni. Si tratta, ovviamente, di una prima condanna alla quale gli interessati potranno ora presentare ricorso. Una condanna, comunque, significativa che riporta sotto i riflettori una delle pagine più buie del nostro calcio. La condanna della Corte dei Conti non ha sorpreso l’ex designatore, Paolo Bergamo: «Nessuna sorpresa. Ma io sono innocente, non ho certo danneggiato io l’immagine della Federcalcio e dello Stato – ha detto a Radio 24 -. E al processo penale di Napoli, rinuncio all’eventuale prescrizione per continuare la mia battaglia legale». Bergamo è coinvolto, ovviamente, anche nel procedimento penale di Napoli dove è in attesa della sentenza di secondo grado: «Sono percorsi e tempi diversi – ha sottolineato – e questa tempistica non mi sorprende. Farò chiaramente appello. Anzi: se è vero che il processo penale di Napoli è vicino alla prescrizione, preannuncio che comunque rinuncerò, per continuare la mia battaglia legale fino all’ultimo grado di giudizio e dimostrare la mia innocenza. E’ un processo che abbiamo subito, soprattutto un processo mediatico – ha proseguito l’ex designatore degli arbitri – ma quanto emerso dal dibattimento a Napoli mi fa essere tranquillo e fiducioso. A Napoli peserà anche quanto emerso nel dibattimento, e credo che i giudici lì hanno ora in mano elementi molto più significativi di quelli a disposizione della Corte dei Conti. Sono fiducioso, perché illeciti non ne ho commessi, e battagliero perché voglio dimostrare la mia innocenza. Ho seguito e messo in atto e indicazioni che la stessa Federazione ci dava per mantenere buoni rapporti con i presidenti dei club. Non ho certo danneggiato io l’immagine della Federcalcio e dello Stato».

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