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IL MESSAGGERO Italia, attacco pesante

Cesare Prandelli

(U.Trani) «Voglio solo i tre punti, il gioco stavolta non mi interessa». Sembrerà strano ma è proprio Cesare Prandelli. Per la circostanza la sua Italia, geneticamente propositiva da più di due anni perché così l’ha partorita questa gestione tecnica, dovrà pensare al risultato e basta. Battere, dunque, la Danimarca a San Siro, ore 20,45 (diretta su Raiuno), per eliminare un’avversaria dalla corsa verso il mondiale in panchina. Tra l’altro in panchina c’è Morten Olsen, lo stesso che guidava la nazionale danese in Portogallo, il 22 giugno del 2004, il giorno del biscotto con la Svezia a Guimaraes, per eliminare gli azzurri di Trapattoni dall’Europeo. Proprio in quella competizione, al debutto, l’unico pareggio con questi rivali, superati 7 volte in 11 precedenti.

«Se noi riuscissimo a prendere i tre punti, avremmo fatto un passo importante» insiste Prandelli che vuole allungare nel gruppo B. «In altri gironi ci sono spareggi, ma questo incontro non lo è. Il nostro gruppo è equilibrato, non c’è una squadra da temere. Tutte avranno possibilità. I giovani di Armenia e Bulgaria cresceranno nei prossimi mesi, avranno chance come Danimarca e Repubblica Ceca. Punto al successo per la classifica e per passare un bel Natale tutti, perché poi si rigioca a marzo».

Prandelli, per la prima volta in queste qualificazioni, non ufficializza la formazione: «Non voglio dare vantaggi al mio collega. Così, come è successo a me a Yerevan, dovrà studiarsi situazioni di gioco, come le palle inattive, e caratteristiche di alcuni giocatori, dieci minuti prima dell’inizio. Magari con un po’ di ansia e preoccupazione». Il ct rispetta e teme la Danimarca. «Ha una buona organizzazione e bel ritmo di gara. Sa pressare alto. Noi dobbiamo, quindi, interpretare bene la gara. Prendendo l’iniziativa, ma cambiando atteggiamento quando perdiamo palla. Olsen usa esterni molto offensivi e ha due centrocampisti che si alternano nell’impostazione. Questa nazionale è abile palla a terra, ma con una punta centrale alta sa essere pericolosa anche nel gioco aereo».

Cinquecento persone alla stazione centrale di Milano per gli azzurri in arrivo da Firenze. Prandelli sa che il rapporto con la gente è ottimo: «Questo entusiasmo ci deve accompagnare. Non dobbiamo aver paura dei nostri tifosi. Vuol dire che abbiamo lavorato bene. Siamo credibili. I giocatori si meritano questo affetto». I veleni sparsi in questi giorni dalle società, preoccupandosi dei loro interessi e mai dell’Italia, li lascia fuori da San Siro. «L’unico pensiero sono i tre punti, gli altri argomenti li affronteremo dopo. Parlai del rapporto con i club, a Genova prima della gara con gli Stati Uniti, e abbiamo perso». Su Juve-Napoli di sabato, si morde, però, la lingua. «Ne discutono i media e interessa ai tifosi. Per noi c’è solo questa partita. Sui favoritismi sto zitto rispetto a quanto feci in Armenia: mi conosco e non mi terrei niente».

Simone Farina è in Premier con l’Aston Villa. Severo Prandelli: «Mi aveva avvertito, confessandomi il grande rammarico e grande amarezza: per continuare a lavorare è stato costretto ad andare all’estero. Soprattutto l’Inghilterra lo ha voluto per l’immagine. In questo momento ne avremmo avuto tanto bisogno pure noi. Per lo stesso motivo». Per l’immagine sempre più sgualcita.

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