CORRIERE DELLA SERA Zeman granitico: “Io non cambio e non vacillo”

Zeman in conferenza

(L. VALDISERRI) – «Ogni allenatore deve proporre le sue idee e difenderle. Quelli senza idee non mi piacciono. Dite che il mio gioco è diventato prevedibile? Vero. Così prevedibile che contro l’Udinese, dopo 30 minuti, dovevamo essere 4-0». È la prima volta che Zdenek Zeman, l’uomo che non grida mai, alza di un tono il volume della sua voce. Si sente nel mirino («Leggo che vacillo, ma la società a me non ha detto proprio nulla ») e risponde.

Non è arrivato a 65 anni per cambiare idee o moduli. Si fida di se stesso e l’apertura al dialogo è più di cortesia che reale. «Ascolto. Però, per cambiare, devono convincermi che la cosa che mi propongono è migliore di quella che penso io». Così, stasera contro il Parma, è probabile che i cambi siano ridotti al minimo: Bradley al posto dello squalificato Tachtsidis (con polemica zemaniana contro Sky che avrebbe mostrato solo uno sputo «innocente» di Armero verso il campo e non quello «colpevole» contro il greco) e Florenzi per Pjanic. Un mini turnover, semmai, potrebbe arrivare con il Palermo (Destro per Totti?) anche in vista del derby dell’11 novembre.

La scelta del centrocampista centrale, comunque, non sarà indolore. Se il prescelto sarà Bradley si riaprirà la discussione sul ruolo di De Rossi. Discussione tra tifosi e giornalisti, però, perché per l’allenatore boemo il problema non esiste: «De Rossi ha fatto per otto anni il mezzo destro, non ha mai fatto il regista nella Roma. Quello era Pizarro, semmai. Con Luis Enrique? De Rossi faceva il difensore centrale. E Pjanic non ha mai fatto il regista in vita sua». Tanto per essere chiari, Zeman spiega perché siano cambiate le gerarchie rispetto alle scelte di mercato e alle formazioni previste ad agosto: «Quella era una Roma sulla carta, poi decide il campo. Io lavoro per il bene della Roma e non contro la Roma». Il metodo di gestione è questo, prendere o lasciare. Quello che contempla spesso l’errore altrui (arbitri, giocatori) e meno quello del tecnico, che ammette solo en passant le sue responsabilità: «Ne ho, sono l’allenatore. Però ci sono stati più errori individuali che di squadra. Posso urlare e fischiare dalla panchina quanto vi pare, ma cambierebbe qualcosa?». La critica maggiore, questa volta è per la difesa. «Ho due centrali forti, ma che giocano poco con la squadra: scappano indietro o stanno fermi e non leggono la situazione sul campo. Bisogna lavorarci sopra, ma è naturale: è un gruppo con tanti stranieri e tanti nuovi, devono ambientarsi». Ci sarà il tempo?

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