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IL MESSAGGERO Osvaldo-Destro, sfida azzurra

Pablo Daniel Osvaldo

(U.Trani) Adesso Dani Osvaldo sente sua la maglia azzurra. Non se la vuole più sfilare. Per attraversare l’Atlantico e andare in Brasile con l’Italia nel 2014.Riconquistarla è stata un’impresa. Perché l’aveva persa solo per motivi disciplinari e mai tecnici. Avrebbe fatto comodo in Polonia e Ucraina. Cesare Prandelli lo sa. Ma ha dovuto applicare il codice etico, dedicando il suo tempo, anche quello del suo staff e fino a perdere la pazienza, a Cassano e Balotelli. Con il primo la storia è chiusa e sembra difficile che ne possa iniziare un’altra. Con l’altro, alle prese con un intervento chirurgico agli occhi, chissà come andrà a finire. Il romanista è qui a Coverciano. «Al momento di decidere i convocati per l’Europeo era un po’ nervoso e io non potevo permettermi di occuparmi anche del suo recupero a livello psicologico» ammette ora il cittì. Osvaldo è il nuovo centravanti dell’Italia. Più di Pazzini, neomilanista e capocannoniere del campionato con la tripletta di sabato scorso a Bologna, anche lui tornato nel giro per i gol segnati e per il momento chic. La prima scelta è l’attaccante giallorosso, perché già undici mesi fa per Prandelli era il possibile titolare. Da far giocare con Cassano o con Balotelli, quasi certamente con il secondo dopo lo stop del primo che era stato operato al cuore a fine 2011 e quindi grande punto interrogativo pure per motivi fisici e non solo caratteriali. «Farò giocare chi vedo meglio, chi sta più in forma» chiarisce Prandelli che nelle esercitazioni tattiche prova spesso, in queste ore, il romanista con Sebastian Giovinco, la seconda punta della Juve che ha segnato, domenica pomeriggio a Udine, una doppietta. È il tandem più gettonato per la sfida di venerdì sera a Sofia contro la Bulgaria. Dani è sicuro del posto, il peso mosca bianconero ancora non si sa. A sfidarlo è un altro giallorosso, Mattia Destro che ha debuttato il giorno di Ferragosto a Berna, in amichevole contro l’Inghilterra. «E mi è piaciuto molto» il giudizio di Prandelli sul giovane attaccante.
Il 7 ottobre Osvaldo indossò per la prima volta la maglia azzurra della nazionale maggiore, dopo la breve esperienza con l’Under 21, ma al Marakanà di Belgrado, 1 a 1 contro la Serbia, rimase in panchina. L’11 ottobre, a Pescara e proprio davanti al suo maestro Zeman, il debutto tanto atteso, al decimo della ripresa contro l’Irlanda del Nord, 3 a 0 per gli azzurri, e al posto di Cassano che quel giorno segnò la sua unica doppietta azzurra. A novembre, dieci mesi fa, il romanista salì finalmente da protagonista sul palcoscenico: titolare all’Olimpico, per 55 minuti, nell’amichevole contro l’Uruguay, 0 a 1, senza però lasciare il segno. Proprio in quel mese, iniziato bene con il gol della sicurezza per la Roma sotto il diluvio a Novara la sera del 5, perse l’azzurro e di conseguenza l’Europeo. Il 20, all’Olimpico, fece la sua rete più bella di sempre, quella che l’arbitro Brighi gli tolse per un fuorigioco inesistente: pedalò in cielo come fosse su un tornante dello Stelvio e rovesciò il pallone alle spalle di Julio Sergio. Ma la sera di venerdì 25, nel tunnel del Friuli, diede uno schiaffone a Lamela dopo la sconfitta contro l’Udinese. Luis Enrique lo squalificò per la trasferta di Firenze, a casa Prandelli, di domenica 4 dicembre.

Il cittì lo aveva allenato quattro anni prima alla Fiorentina. Si era presentato da Lecce con spavalderia. Ventunenne e di conseguenza un po’ troppo esuberante. Prandelli gli aveva suggerito di non andare in giro in Ferrari. Anche se fu suo il gol per vincere dopo vent’anni in casa della Juve, l’esperienza in maglia viola non andò bene proprio per quel carattere da migliorare.

Ecco perché la sbandata di Udine è diventata decisiva per la sua carriera in azzurro. Eppure a dicembre, con la Roma, segnò reti pesanti al San Paolo e al Dall’Ara per le due vittorie esterne di fila della Roma contro il Napoli e il Bologna. Chiusura di anno da favola, dunque, e con il mitra spianato. Ma il 2012 non cominciò bene. Subito un infortunio muscolare, fuori un mese e mezzo. E a febbraio la gomitata e il rosso di Bergamo, a tre giorni dall’ultima amichevole prima del raduno per l’Europeo. Niente sfida contro gli Stati Uniti a Marassi il 29 febbraio e addio all’avventura in Polonia e Ucraina. Perché dopo le critiche di Franco Baldini per la sconfitta di Lecce, il centravanti litigò all’Olimpico, la partita successiva, proprio con il dg (amicissimo di Prandelli) che aveva messo in dubbio la personalità dei giocatori. Ma ora è di nuovo qui. «Gli ho detto di stare calmo. Perché lui mi è sempre piaciuto, ha qualità ed è attaccante moderno». Prandelli lo ha riabilitato. Ma, per restare in azzurro, dipenderà sempre e comunque da Dani. Da come si comporterà con la Roma.

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