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IL ROMANISTA “Vi racconto lo Zeman privato”

Zeman a Trigoria

(I. DE LILLO) – È sempre un piacere ascoltare testimonianze di chi ha conosciuto Zeman, perché è un uomo che ha lasciato un segno ovunque sia andato e in modo particolare a Foggia, la città che ha visto nascere Zemanlandia. Lo ricorda beneRino Palmieri, giornalista di Telenorba (una tv locale del Gargano) e amico di Zeman ancora oggi. Certo, i contatti con il Boemo non sono quotidiani, ma il rapporto maturato in quegli splendidi anni è intatto. «Non mi sento con lui tanto spesso per telefono – ha detto Palmieri -, perché Zdenek ha un brutto rapporto con il cellulare. Per lui è un optional, ma da buoni amici continuiamo a sentirci».

Come ha conosciuto Zeman?

L’ho conosciuto nella mia carriera giornalistica, lavorando a Telenorba, e avendo scoperto la sua passione per il tennis l’ho portato al Tennis Club in Via del Mare, dove ero socio. Avevamo un rapporto molto stretto. Venti anni fa era appassionato di tennis, così come di tutti gli sport. Ogni mercoledì andavamo a giocare per due ore consecutive. Era un appuntamento fisso. Ci teneva molto. È sempre stato un agonista, voleva vincere come nel calcio così negli altri sport. Ha infatti allenato la pallamano, ha fatto pallanuoto, poi ha continuato con il tennis.

E ora?

Si è dato al golf e so che è anche bravo.

Com’era Zeman tennista?

Un ottimo tennista. Per 4 anni consecutivi a fine campionato abbiamo organizzato un torneo di tennis giornalisti contro giocatori del Foggia, al Tennis Club. Lui era molto contento anche perché il torneo è sempre capitato tra maggio e giugno in concomitanza con il suo compleanno, era l’occasione per festeggiare con tutti i colleghi e amici. In uno di questi tornei arrivai in finale con il suo vice e lui arbitrava. Tifava per il collega ma c’è sempre stato il fair play, è sempre stato leale. Voleva vincere, non mollava mai. Per lui lo sport è fair play . Ma quando gioca lo fa per vincere, è questa la sua mentalità. Io ero bravo, giocavo bene ma lui…

Lui un gradino sopra gli altri?

Sì, ma sempre con grande umiltà, qualità alla base del campione che è.

Si parla molto di uno Zeman riservato, che comunica poco, è davvero così?

È una persona educata, non direi riservata perché coltiva il rapporto con la gente ma non ama la confusione. È particolare, lo si vede anche nel calcio. È fatto così anche con la famiglia. Quando lo intervistavo era apertissimo, è anche simpatico, con una sottile ironia che lo accompagna sempre. Dice ciò che pensa, è pungente, raffinato. È così sia in panchina che fuori. Se c’è qualcosa che non va come vuole lui lo recrimina, ma a voce bassa. Quando nel sistema c’era qualcosa che non corrispondeva ai suoi canoni e sono successe cose spiacevoli, l’ha sempre detto senza peli sulla lingua ma con serenità, perché era nella parte del giusto. Sembra di ghiaccio ma sa essere affettuoso con chi instaura un rapporto profondo. Altrimenti resta sulla difensiva.

Ha parlato con lui sul ritorno alla Roma?

Sì, ci siamo sentiti, gli ho fatto gli auguri, sono contento per lui. Il suo ritorno a Roma è positivo perché come allenatore è maturato, prima curava solo l’attacco ora anche la difesa. Credo che farà bene anche perché ha giocatori importanti, non gli manca nulla.

 

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