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IL ROMANISTA Una scossa che non fa male

Totti in conferenza stampa

(T. Cagnucci) – Finora Francesco Totti è l’unico che ha trattato allo stesso modo gli americani e i Sensi: senza pregiudizi, senza fronde, senza faide, senza strategie, senza ripicche, senza contrasti. Quello che gli altri giocatori non dicono – e forse non possono dire – lo dice il Capitano. Cose e parole che non capitano a caso. “Servono i campioni per una Roma competitiva”, “non voglio un anno di transizione”, “c’è gap fra noi e Juventus, Inter e Milan”, “vogliamo vincere”, “si vince con i grandi nomi” eccetera. Sono tutte le parole che già ci ha detto. Le battute che hanno scosso il ritiro di Riscone 2012, che riempiono i giornali di oggi e riempiranno quelli di domani, dopodomani e di tutta la stagione (che sarà sarà, ma andrà sicuramente così) sono praticamente un copia-incolla di quelle dette già tempo fa, e poi tempo dopo.

Esattamente erano 9 anni fa quando a Helsinki nel ritiro nella Nazionale, giugno 2003, il già Capitano della Roma (ce ne è uno solo no?) ammiccò alla possibilità di avere come suo presidente di club Berlusconi(“Quando ero piccolo mi voleva con lui, chissà se presto un giorno sarà il mio presidente”). Uscì da lì, incontrò l’amico Ripani e gli disse in privato: “Hai visto che casino ho scatenato? Troppo? No, poco”. Non aveva mai minimamente pensato ad andarsene da Roma. Ovviamente. Nemmeno un mese dopo quando chiese ancora quattro campioni e nemmeno il 6 maggio 2004 quando chiese sempre altri quattro campioni (Vieri, Davids, Jankulovski, Mexes, la lista dell’epoca) perché voleva una Roma competitiva, perché non voleva anni di transizione, perché voleva vincere. Magari stava a Riscone. Il tempo è imperfetto (e a sera è venuto giù il temporale) perché Totti vuole. Volle fortissimamente volle e vuole. Oggi come ieri. Domani come sempre. Totti parla da Capitano e da tifoso. Ci mette la fascia e la faccia. Lo fa per la Roma. Il terremoto di Riscone si è si avvertito fino a casa, ma non ha fatto male, non deve far male.

Totti non cambia perché si sa è come le stagioni, perché è il giocatore della nostra storia, perché lui è il sogno di notte e di campioni, perché è così. Totti è per forza la Roma, anche se la Roma non è solo Totti. In questo iato c’è la possibilità di parlare, di crescere, di dialogare. E c’è stato un confronto. Per forza. Per forza e per amore. Non c’è nessuna frattura perché non ci può stare, è qualcosa di diverso: chi userà stamattina Francesco Totti per buttare non in piscina ma a mare Pallotta farà un buco nell’acqua e basta. Francesco Totti, a modo suo (d’altronde qui è anche più di Padre Pio, il Papa qualcuno ha detto: e infatti è da quelle parti che c’è stato l’epicentro) ha parlato per la Roma, da tifoso della Roma. Probabilmente, se Totti sentisse qualcuno criticare la Roma s’offenderebbe. E’ diverso. Chi è tifoso capisce, chi è tifoso sa. “Io lo posso fare, tu non me la toccare”. Nessuno qui lo fa. Perché mentre tutto il mondo attorno parla e parlerà delle parole che già ci ha detto il Capitano, a Riscone Zdenek Zeman quando cammina da solo canticchia, alla squadra non urla mai, quando lo fa – come ieri – le dice di: “Volare”. Solo così tutte le polemiche se ne andranno in fumo. Lo hanno scritto i tifosi: “Vinceremo, una sigaretta alla volta”. Tutto il resto sono parole

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