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IL ROMANISTA 12 giorni e 20 chili sulle spalle, dalla A alla Zeman

Zeman e la squadra

(T. Cagnucci) – Come Zeman. L’Allenatore. Non c’è nessuna licenza: sono sinonimi. Zeman è il tecnico, il mister, l’uomo solissimo non al comando (perché non è di potere) ma davanti a tutti per porsi da esempio. Zdenek Zeman è il principio di questo ritiro, la testa di questa squadra e, giustamente, qualcuno lo ha candidato a sindaco. Ci fossero persone dal suo spessore civico nei governi, i popoli sarebbero più felici. Guardate quello romanista come gli vuole bene. E’ un buon inizio.

Come la Lazio. Ma a parte le verità storiche: B come Bandito, come Burdisso, come bene, bene, bene. In conferenza è stato perfetto, in campo ha pure segnato. E’ tornato. E con quegli occhi neri, quel profilo senza profili, con la sua quotidianità sarà veramente l’acquisto più importante per la Roma. E questa non è una banalità, anche se inizia per B (come la Lazio).

Come il Caso Totti. Cioè C come Cazzata.

Come Domodossola. Perché è sempre così e perché Dodò si è visto poco, poco. E perché Destro ancora non c’è.

Come eredi. Nel senso di figli, perché la storia – soprattutto quella della Roma – siamo sempre noi padri e figli. A Riscone due immagini su tutte: quella di Karel Zeman che non si è perso un allenamento del papà, segnandosi tutti i tempi di tutti i calciatori, nella speranza che il suo Fano faccia meglio della Roma (“per forza – ha detto lui – visto che non siamo così forti”). E poi la pupa di Osvaldo che gioca col pallone più grande di lei insieme al papà.

Come la frase di Marylin “postata” da Osvaldo in mezzo a questo ritiro “L’imperfezione è bellezza, la follia è genialità ed è meglio essere assolutamente ridicoli che assolutamente noiosi”. Va sempre messa all’inizio di un pezzo. E poi F come Forza Roma (vai alla S).

Come i Gradoni. Sono stati un’apparizione, un’epifania, un momento emozionante e come tale è giusto che sia rimasto l’unico. Giovedì 12 luglio alle 10.38: è in quel momento che la Roma è definitivamente precipitata nella sua seconda era zemaniana.

H Come l’Hotel Hinterhuber dove da semprci va la Roma. Fa effetto un po’ pensare che dove hanno dormito Liedholm e Falcao adesso dormono Zeman e Totti. E’ anche l’hotel dove Agostino controllava che i suoi compagni non facessero casino. Quest’anno non sarebbe stato necessario. Lui lo resterà sempre.

I Come inno. Quello cantato nel penultimo giorno di ritiro a squarciagola da Roberto Pruzzo. “Forza Roma, forza Lupi” di Fiorini anche se per il Bomber non è certo questa l’ora di dimostra’ quanto vale. Però è stato bello vedere e sentire il tuo numero 9 di sempre cantare da tifoso, senza pretese, senza telecamere, né microfoni, soltanto con la voglia di farlo. E così che ci abbiamo vinto lo scudetto più bello. Con Pruzzo e con quell’inno.

Come Lamela. Negli allenamenti è stato il più fico e il più cazzuto. Ha battuto pure il record storico alla distanza di tutti i giocatori di Zeman detenuto da Eusebio Di Francesco. E con non chalance, senza quasi sudore, così al naturale. Soltanto che Di Francesco oggi giocherebbe meglio di Lamela, visto che in partita a parte un affondo che è stato uno non ha fatto niente. E ogni volta Zeman lì a riprenderlo in conferenza. “Sbaglia i movimenti. Un attaccante non può stare mai spalle alla porta”. L’impressione è che in laboratorio ci sia una miscela esplosiva che l’alchimista boemo sta preparando: se il nostro amico Erik impara a fare quello che sa fare meglio (toccare, giocare, attaccare) diventa il più forte di tutti. Adesso lo è solo quando si allena. Se ci pensate è il paradosso più pieno di speranze che ci sia.

Come Matsumoto. E’ il nome della famiglia giapponese che è venuta a Riscone di Brunico, provincia autonoma di Bolzano, direttamente da Osaka. Sono in quattro, il più piccolo di 18 mesi la mattina quasi sempre dormiva in carrozzina, quello di cinque correva con la maglietta di Totti. Il papà, invece, fisso con la maglia del Capitano. Che grande cosa è la Roma.

Come Nico. E’ indubbiamente il nome proprio del ritiro. E’ quello di Burdisso ma anche quello di Nico Lopez, un mix fra Speedy Gonzales e Fonseca che rischia seriamente di prendersi un posto da titolare. Oltre al gol in amichevole, i sombreri in Austria (immagine surreale, da Bunuel, quella di un sombrero a Vienna) la capacità di stare dentro ogni allenamento, forse la cosa che più promette è la sua timidezza che gli ha impedito di andare in conferenza stampa per farsi conoscere. C’è qualcosa di importante dietro quand’è così.

Come gli orari. Ore 7.30: sveglia. Ore 8- 8.30: colazione. Ore 9: peso. Ore 9.30 allenamento (fino a mezzogiorno). Pranzo, riposo. Ore 16.30 seconda seduta (fino alle 19). Cena. Ore 22.30 ognuno nella sua stanza. Oh com’è giusto che sia così. Qualcuno ha paragonato Zeman al sergente di Full Metal Jacket, Hartman, ma sbaglia: Zeman è molto più disciplinato.

Come Piscina e come Pallotta. Il riferimento è alla battuta di Francesco Totti in conferenza stampa: chi ha cercato di strumentalizzarla ha fatto lui il buco nell’acqua.

Quattrocentro metri. La distanza di un giro di pista e i giocatori ne hanno fatti a centinaio, ma l’ultimo era speciale. Zeman lo chiama il “giro del carattere”. Sono i quattrocento metri in cui si deve dare tutto. E’ lì, il giorno dopo la sua conferenza, che Francesco Totti ha risposto. I suoi 400 colpi.

Come Romagnoli. Perché è il più ragazzino, perché nemmeno doveva stare qui e perché, invece, ha finito per giocare pure titolare. Perché, soprattutto, i suoi compagni in partita lo chiamano “Roma”. C’è qualcosa di più lieve?

Sempre magica.

Come Twister. Se a Castelrotto con Spalletti l’esercizio simbolo fu quello di portare la porta all’inizio e al termine degli allenamenti, se con Ranieri non c’era, se con Luis Enrique ci si prendeva per mano per giocare a nascondino o acchiapparella, l’esercizio simbolo di Riscone di Brunico 2012, cioè di Zeman è stato quello di caricarsi sulle spalle venti chilogrammi d’acqua tutti i giorni in mezzo all’allenamento pomeridiano. Una bella immagine, che da’ pure qualche risarcimento ai tifosi pensando alle partite dell’anno scorso a Bergamo, a Lecce, a Siena, a Torino, a Cagliari… T come troppe.

Come Ultrà. C’erano più tifosi della Roma a Vienna (e a Riscone) che in quasi tutte le trasferte aperte soltanto ai tesserati dello scorso campionato. Quanto meriterebbero almeno di viaggiare liberi al seguito di una passione..

Come Valtur. Giusto per citare il Maestro (“non siamo mica a un villaggio vacanza”) e per ricordare la bella iniziativa del Cuore-Sole-Village. Bella non per fare una marchetta, ma perché è bellissimo vedere i ragazzini divertirsi coi papà (o con le mamme più pazienti) però una cosa: “nun smorza’ ma abbassa” la musica che è troppo alta, non solo per i pupi ma anche quando si va in conferenza. E, soprattutto, basta coi motivetti e i tormentoni estivi che si mettono sole perché si debbono mettere.

Come Lui. Manco a dirlo. Né Zorro, né zuzzurellone, né zoo, né (tantomeno) zebra. La Zeta è la sua lettera. In questo e in altre lingue. Z come Zdenek, Zdenek come Zeman. Z-E-M-A-N. Dalla A alla Zeman. L’ultimo alfabeto possibile: la doppia zeta, il doppio sogno. Il principio e la fine di questo ritiro. Stop

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