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IL MESSAGGERO Totti fa l’americano “Potevo giocare qui”

Totti e Baldini a Chicago

(U. TRANI) – Totti è se stesso e per questo piace anche qui. Roma Channel lo riprende mentre simula, con la mazza da basaball, di colpire forte la palla. Ha la canottiera rossa da allenamento. In primo piano sulla spalla destra il Gladiatore, inquadrato da telecamere e obiettivi. Francesco è allegro e spiritoso. Come sempre. È più serio proprio quando racconta il suo feeling con gli States. Anche perché qui resta una star. Non c’entra la Disney che da marzo ha una collaborazione con la Roma. Francesco è PaperTotti da tempo, nel gennaio del 2007 uscì il fumetto sul cucciaio. Quindi prima che gli americani arrivassero a Roma per mettere la bandiea a stelle&strisce a Trigoria. Lo hanno cercato due volte negli ultimi tre anni proprio dagli States, proprio durante la trattativa per il cambio di proprietà. Ci ha pensato, ma prefrito restare in giallorosso, anche quando doveva correre controvento.

«Io ora voglio chiudere bene con la Roma, magari vincendo ancora qualcosa. E facendo divertire la gente». Totti for president la scritta che ha accolto il capitano all’aeroporto di Chicago. «Non so se finirò la carriera qui come hanno fatto molti miei colleghi». E amici come Di Vaio e Nesta che hanno appena detto sì al Montreal e sono venuti in Canada.«L’America mi piace. Per mentalità e cultura. La differenza con l’Italia è evidente. E non c’è la pressione. Si vive bene, insomma». È stato già con la Roma a New York, l’ultimo volta nel 2004. Ma venerdì si è subito reso conto che la sua popolarità oltreoceoano è addirittura cresciuta. Passeggiando per le vie di Dowtown è stato il giocatore giallorosso più festeggiato. Autografi, strette di mano e fotografie. Nella Windy city il vento è insomma a favore.
Se Totti deve invece buttarsi sul calcio, sul suo rapporto con Zeman, sul ritorno al vecchio ruolo di esterno, sulla nazionale seconda agli Europei e sul possibile acquisto di Destro, allora scherza e ride. Si fa largo con le sue battute e con le sue smorfie. Conquista i giornalisti statunitensi. E Bradley. Il primo americano della storia giallorossa partecipa all’incontro: ogni frase del capitano per il nuovo compagno è come se fosse una barzelletta. L’allenatore è un passo dietro di lui e ogni tanto gli dice una parola. Per stuzzicarlo e prenderlo in giro. «Ho risposto bene» gli dice sottovoce Francesco. Zdenek gli replica sì chinando la testa. I due si capiscono con uno sguardo e spesso si scambiano sorrisi. Giocano tra loro. Il boemo, martedì sera a Vienna, ha rivelato: «Totti corre più che tredici anni fa». Francesco si era mosso bene e molto. «Ma l’ho fatto perchè era l’ultimo giorno di ritiro, ero contento… Penso che quella del mister sia una battuta, è normale che mi sento meglio rispetto ai primi giorni. Ho fatto quello che potevo. Siamo ancora in fase di preparazione, abbiamo tempo da qui al campionato, sicuramente a metà agosto mi vedrete meglio…».Intanto ha già perso tre chili (peso 84). Per tornare a giocare da esterno: «Vedremo quale sarà il mio ruolo. Comunque ho dato la mia disponibilità. Mi adatterò. Perché per me quello che conta è giocare». Anche lui aspetta Destro: «Spero che arrivi. E’ un giovane promettente, mi auguro che in due tre anni possa diventare un top player. Ma Siena è una cosa e Roma un’altra. C’è una bella differenza». La chiusura è sulla Nazionale. Gli chiedono se con lui in campo, contro la Spagna a Kiev, sarebbe finita in altro modo. «No. Anzi con me l’Italia non sarebbe nemmeno arrivata in finale…».
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