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IL ROMANISTA Zdenek: “Tornassi indietro non cambierei niente”

Zeman

(P. A. Coletti) “Non c’è nulla di disonorevole nell’essere ultimi. Meglio ultimi che senza dignità”. Parola di Zdenek Zeman. Un frase, diventata aforisma, che rivela l’essenza del tecnico boemo. Un maestro, un saggio, un profeta.

Le sue dichiarazioni, tanto quanto le azioni spettacolari delle sue squadre, hanno fatto storia e rimangono scolpite nella memoria di tutti gli sportivi. Zeman è una fede, un oracolo. Quando parla, tra una pausa e l’altra, in molti pendono dalle sue labbra. Ecco una raccolta delle frasi più celebri pronunciate dal Boemo: *

«Tutte le partite partono dallo 0-0, sta alla squadra cambiare il risultato». * «Be’… se non abbiamo vinto lo scudetto vuol dire che abbiamo sbagliato qualcosa…». *«Non importa quanto corri, ma dove corri e perché corri». * «Talvolta i perdenti hanno insegnato più dei vincenti. Penso di aver dato qualcosa di più e di diverso alla gente». * «Non conto le sigarette che fumo ogni giorno, altrimenti mi innervosirei e fumerei di più». * «Mio padre mi voleva medico. Come lui. Meno male che non è andata così». * «Dovrei parlare di arte? Di politica? Di economia? Io sono uno che sta nel calcio, se un giornalista viene da me lo fa perché vuole avere un’opinione competente, altrimenti fuori dal calcio io sono uno qualunque e il mio parere conta come quello di un contadino. Eppure dal contadino non va nessuno». * «Modulo e sistemi di allenamento non li cambierò mai, qui a Roma come in un’altra città. Per coprire il campo non esiste un modulo migliore del 4-3-3». * «Io alleno, ma non posso scendere in campo e giocare ». * «Il calcio è sempre lo stesso, sia in una piccola che in una grande città il campo ha sempre le stesse misure e la preparazione è sempre la stessa». * «Nella mia carriera mi sono procurato tanti nemici: meglio così, loro rappresentano uno stimolo». * «Pretendo che ogni giocatore dia il meglio di se stesso, nel rispetto dell’esigenza di fare spettacolo. Se non vinciamo, nessun dramma. Mi basta che i ragazzi abbiano dato il massimo». * «Da piccolo a Praga mi dissero “prendi quella posizione” e mai “prendi quell’uomo”: da quel giorno non ho più cambiato idea, sarebbe stata la zona il mio modulo di gioco ideale». * «Il mio calcio è prevedibile? Una stupidagine: che cosa ne sanno i miei colleghi degli schemi di Zeman?». * «Il vero segreto del Foggia non era Zeman ma Pasquale Casillo: se lui fosse rimasto, la squadra non sarebbe mai retrocessa». * «Se dipendesse da me mi confermerei sempre. Ma visto che Cragnotti non mi ha ancora offerto un contratto, vuol dire che ha convinzioni diverse. E io non mi fascio la testa per questo». * «Il derby di Roma? E’ una partita come le altre, vale tre punti proprio come le altre, e non richiede atteggiamenti tattici particolari». * «Nel calcio non esistono più le bandiere: ormai comandano la politica e l’economia». * «Mi sento più italiano di tanti allenatori italiani». * «Cosa cambierei se potessi tornare indietro? Niente, proprio niente, rifarei esattamente tutto ciò che ho fatto. Né credo che questo esonero pregiudicherà il mio futuro di allenatore, il calcio che io insegno non finisce con la fine di questa mia esperienza parmense, qualcuno avrà ancora fiducia in me». * «Non ho rapporti con la stampa o la televisione. Voglio essere giudicato per quello che faccio con la mia squadra, non mi interessano altre esibizioni». * «Raramente mi capita di dire una bugia. Per questo mi sento solo. E’ un mondo, il nostro, in cui se ne dicono tante». * «Riguardo a chi mi chiede conto di alcuni errori commessi lo scorso anno, posso dire semplicemente che chi fa, fa sempre errori; solo chi non fa nulla non sbaglia. L’importante è fare errori in buona fede, e ancor più importante accorgersene e porvi rimedio». * «Non è vero che non mi piace vincere: mi piace vincere rispettando le regole». * «La mia verità è la verità di tutti». * «Io conosco solo amici. I nemici non li calcolo». * «Mourinho è un grandissimo comunicatore che nasconde bene la propria mediocrità come allenatore». * «Penso che Mourinho si trovi all’Inter perché è un grande gestore di giocatori. Anche se è ancora più bravo a gestire i giornalisti». * «Oggi conta solo il risultato e nessuno pensa più a far divertire la gente. Non ha più importanza se il pubblico va allo stadio, o da un’altra parte». * «Non ho eredi e non ne voglio: troppi tecnici vedono il calcio come un lavoro e non come un divertimento».

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