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AS ROMA Zeman: “Amo la Roma. Al calcio serve passione”

Zdenek Zeman

“Cosa penso del calcioscommesse? Questo discorso nasce da un problema di fondo nel senso che il calcio per molti è diventato solo un grande business. Di queste cose se ne è parlato a lungo, mi auguro che per una volta si decida di intervenire per fare un calcio diverso”. Queste le parole di Zdenek Zeman sullo scandalo delle scommesse illegali nel mondo del calcio che sta interessando, a vario titolo, praticamente tutti i campionati professionistici italiani. Il tecnico della Roma, intervistato dal settimanale ‘France Football’, si è detto però stupito del coinvolgimento della Serie A. “Mi sorprende un po’ che calciatori di primo piano si ritrovino in mezzo – ha confessato il boemo – perchè capisco che il giocatore di Serie C, che non riceve da mesi lo stipendio, possa avere delle tentazioni… Sia chiaro non lo giustifico, anzi lo condanno, ma almeno lo capisco”. “Chi proprio non riesco a capire sono i giocatori famosi e ben pagati – ha ammesso Zeman – Io ai ragazzi dico sempre ‘continuate a fare calcio per passione, anche ad alto livello, non mettendo sempre il guadagno in primo pianò. È il mio modesto contributo per provare a cambiare la mentalità”. E per Zeman, tornato sulla panchina giallorossa a distanza di 13 anni dall’ultima esperienza nella Capitale, chi non ha mai perso la passione per il pallone è Francesco Totti, definito “unesempio di giocatore che ha sempre vissuto il calcio allo stesso modo: quando era un giovane sconosciuto ed oggi che è il fuoriclasse che conosciamo”.

CONTRO IL SISTEMA – “Sono convinto che il rimpianto presidente Sensi subì pressioni per non rinnovarmi il contratto alla Roma nel 1999. E altre pressioni furono esercitate su altri presidenti”: lo dice Zdenek Zeman in una lunga intervista a France Football, il settimanale francese che gli dedica ampio spazio nel numero in edicola oggi. Zeman torna a quel periodo movimentato della sua carriera, alle denunce contro il doping nel calcio e alla “vendetta” del sistema: “Mi chiamavano in tanti, anche da grosse società, e dopo qualche giorno non mi chiamarono più… è chiaro che tutti erano condizionati da questo ‘sistema’ che reggeva il calcio italiano”. Oggi è tornato a Roma e i tempi sono cambiati: “A lungo – dice il boemo – mi sono chiesto per quale diavolo di ragione tutta una serie di dirigenti parlavano bene di me, ma quasi nessuno mi faceva lavorare! Io la Roma la amo follemente. Se fossi stato persuaso che la mia venuta le avrebbe arrecato un qualsiasi pregiudizio, non avrei firmato. Ma non mi considero un cavaliere Jedi che vuole far trionfare il bene ovunque. Sono soltanto un allenatore normale, la cui ambizione è proporre un calcio di qualità per far divertire i tifosi”. Quanto al suo messaggio calcistico, Zeman vede poca evoluzione nel panorama generale: “Penso a qualche eccezione – dice – come il Barcellona di Guardiola, la nazionale spagnola e poche altre. La maggior parte delle squadre oggi si ritrova in campo soprattutto con la volontà di neutralizzare l’avversario. Come il Chelsea, che ha vinto la Champions League, o l’Inter del 2010”.

GOL E SPETTACOLO – “Per me non conta solo vincere. Il modo in cui si vince è altrettanto importante”. La Roma americana lo ha riportato nella Capitale anche per questo, per la sua visione del mondo. Per Zdenek Zeman, infatti, il calcio deve essere innanzitutto divertimento, sia per chi lo pratica in campo, sia per chi lo vede dagli spalti o davanti a un televisore. Il tecnico boemo, intervistato dal settimanale ‘France Football’ quando ormai la sua esperienza al Pescara era agli sgoccioli, ha ribadito la sua filosofia di lavoro, quella che ha fatto di Zemanlandia un tipo di “calcio che fa spettacolo, che fa divertire”.Ancor prima di cercare il risultato a tutti i costi. “Per me non conta solo vincere. Il modo in cui si vince è altrettanto importante – ha infatti spiegato il boemo alla rivista francese – e la mano dell’allenatore si vede nell’impronta che dà alla squadra”. Impronta che per Zeman coincide da sempre con un 4-3-3 spregiudicato, ma raramente vincente. “Ma quasi tutti sono convinti che a vincere siano gli allenatori – ha sottolineato – Io invece penso che a vincere sono le società, e se uno non ha alle spalle una società forte è difficile ottenere dei titoli. È da vedere se certi allenatori che vincono nelle grande piazze, sarebbero capaci di farlo in realtà meno forti. Spesso accade che non vincano più…”. Quest’anno Zeman è riuscito però a conquistare il campionato di Serie B alla guida del Pescara, restando fedele al proprio stile (ha chiuso col miglior attacco, 90 gol, e con una differenza reti di +35): “A Pescara ho trovato condizioni ideali per lavorare bene. È stato il mio capolavoro – ha ammesso – Dicono che ora curo con maggiore attenzione la fase difensiva? Non credo… Nel calcio esistono due fasi ma se chiedi al giocatore cosa preferisce fare quello risponde sempre: la fase offensiva”. “Quanto agli spettatori, secondo voi, cosa preferiscono? – ha aggiunto – Preferiscono vedere gol e spettacolo, la squadra che va all’attacco, e non i vari catenacci. Quindi seguo quello che dice e chiede il popolo”. “Penso che, a parte poche eccezioni di squadre che cercano un certo tipo di calcio, come il Barcellona o la nazionale spagnola, tutte le altre stanno in campo soprattutto per non fare giocare l’avversario” è stata quindi la riflessione di Zeman, con le eccezioni proprio di Barca e Real Madrid. “Il Barcellona di Guardiola da alcuni anni è la squadra migliore al mondo – ha riconosciuto il boemo – Va anche detto che ha molti fuoriclasse, in particolare Messi. Per certi versi è molto dipendente dall’argentino. Per come vedo io il calcio fa troppo possesso palla e verticalizza poco, ma quando si hanno giocatori di questo livello uno si può permettere tutto”. Un po’ come il Real di Mourinho: “È una squadra che non gioca sempre allo stesso modo, mentre il Barca recita quasi sempre lo stesso copione – ha concluso Zeman – Il Real è capace di radicali cambiamenti, può fare sia una gara chiaramente difensiva e chiusa, sia avere un’impostazione estremamente offensiva”. In perfetto stile Zemanlandia.

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Fonte: Corrieredellosport

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