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IL ROMANISTA. Boniek: “Sì alla coppa unica”

Zibì Boniek

(M.Macedonio) «Unificare Champions ed Europa League? Perché no, si può fare. Anche se bisognerebbe studiarne bene l’articolazione». E’ possibilista Zibì Boniekriguardo ad un’eventuale revisione delle regole che disciplinano attualmente le coppe in ambito continentale. Un argomento tornato d’attualità dopo che, nel corso del forum tenutosi venerdì scorso nella nostra redazione, l’ad della società giallorossa, Claudio Fenucci, ha parlato di una “necessaria riforma delle competizioni europee”. «E’ impensabile – ha detto infatti il dirigente della Roma – che un Paese come l’Italia corra ancora il rischio di vedere diminuite le proprie presenze in Champions nei prossimi anni, nonostante il contributo economico che il Paese dà alla competizione stessa. Nel 2015, quando scadranno gli attuali contratti televisivi che ne bloccano il format – ha quindi sottolineato Fenucci – sarebbe auspicabile una revisione da parte della Uefa con una fusione delle due competizioni in un unico torneo». La ragione è semplice, come sostenuto ancora dall’ad giallorosso in altre interviste: «I posti in Champions sono limitati e l’Europa League non offre la stessa vetrina. Io le riunirei in un’unica competizione, in modo da garantire posti sicuri ai Paesi più sviluppati». Un’idea che in Italia è stata più volte avanzata da alcuni tra i massimi dirigenti di società, Galliani e De Laurentiis su tutti (…)«In Lega – ha detto Fenucci durante il nostro forum – molti dirigenti sono preoccupati per i sistemi di calcolo del ranking. Oltre ad aver preso coscienza di questo, dobbiamo studiare delle soluzioni di concerto con le altre leghe europee». «Personalmente – sostiene in proposito Zibì Boniek – sono contrario ad un campionato europeo concepito in maniera tradizionale, con tanto di classifica conseguente ad un girone unico. Perché, anche ammesso che vi partecipino solo le 3-4 migliori squadre per ogni nazione, avremo inevitabilmente che qualcuno sarà primo e qualcuno ultimo. Alcune di queste – penso, che so, al Milan, ma anche al Real Madrid o al Chelsea, tanto per fare dei nomi, potrebbero ritrovarsi in una parte medio-bassa della graduatoria, magari un 10° o un 14° posto. E, di sicuro, l’interesse nei confronti di una sfida tra loro, ovvero tra una 10a e una 14a, sarebbe molto ridotto. Ben venga quindi una competizione unica, che riunisca entrambe le coppe attuali, ma a patto di mantenere la formula dei gironi iniziali, con gare di andata e ritorno, cui far seguire la fase ad eliminazione diretta, che è quella che crea comunque interesse, anche da un punto di vista televisivo. La formula andrebbe studiata anche riguardo alle modalità di accesso delle squadre, estendendo cioè la partecipazione a molte di quelle che oggi giocano l’Europa League, requisito fondamentale per far sì che i soldi dei diritti televisivi arrivino anche da Paesi non di primo piano calcisticamente, ma il cui contributo verrebbe certamente meno in caso di assenza di propri club. Insomma, credo in una formula che, nel ricalcare quella attuale, allarghi la base delle squadre partecipanti. Un’idea, perché no, da studiare e sviluppare con attenzione».

IL FRONTE DEL NO Più cauto Damiano Tommasi, presidente dell’Assocalciatori: «E’ un tema, quello dell’unificazione delle due coppe, che riguarda più l’ambito europeo che quello strettamente nazionale. Se lo scopo è quello di consentire a molte squadre di prender parte in maniera più continuativa ad un torneo internazionale, ho delle perplessità. Ovvero, non so come potrebbe essere strutturata un’eventuale competizione unica, che impegni di più di quanto già impegnino oggi le due competizioni europee. Chi, ad esempio, gioca in Europa League è già parecchio impegnato. In generale, credo che per accrescere l’interesse, bisognerebbe diminuire l’offerta, non aumentarla. Un modo per concentrare l’attenzione su un solo torneo? Probabile, ma penso anche che molte squadre non ne farebbero parte (…). Ma a mio parere non si può pensare di escludere Paesi meno importanti da un punto di vista sportivo. Senza contare che la coppa unica non consentirebbe più, come accade oggi, di offrire un’opportunità alle squadre che ne escono prematuramente, visto che il format non potrebbe mai essere quello del campionato unico, ma conserverebbe la fase ad eliminazione diretta. Penso cioè a quello che oggi è permesso a chi arriva terzo nel girone di Champions, ovvero avere una chance di vincere comunque un trofeo internazionale transitando nell’Europa League. Tutto questo verrebbe meno e da qui le mie perplessità».

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