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IL MESSAGGERO. Anno nuovo, Roma vecchia

La Roma esulta

(U.Trani) «Scusate il ritardo».Francesco Totti, il miglior realizzatore della storia della Roma con 264 reti, si rivolge alla sua gente dopo il primo dei due gol, entrambi realizzati su rigore, mostrando l’ennesima t-shirt celebrativa della sua fantastica carriera. L’Olimpico sa aspettare e si scalda al sole del capitano che aveva promesso la doppietta contro il Chievo proprio la mattina della Befana, regalo anticipato a parole e scartato ieri pomeriggio davanti a quarantamila persone che si vogliono godere fino in fondo la prima vittoria del nuovo anno. Che coincide pure con la fine del lunghissimo digiuno, durava dal 22 maggio del campionato scorso, del numero 10. Di lui i tifosi giallorossi, non servirebbe nemmeno ricordarlo, si fidano ormai a priori. Anche se l’ultimo rigore, il 12 dicembre scorso, se lo fece respingere dall’amico Buffon e un paio di stupidotti lo insultarono poi sotto casa, dicendogli che era finito, davanti ai suoi bimbi, Cristian e Chanel. In tribuna proprio il maschietto primogenito, dopo la rete del vantaggio, sotto gli occhi di mamma Ilary, si è rivolto con un bel sorriso alla sorellina un po’ distratta: «Ha fatto gol papà». (…). È la domenica di Totti, salutato da una standing ovation e dall’abbraccio di Luis Enrique, e di un gruppo di ragazzini che seguendo il suo capitano trentacinquenne vince la terza gara di fila (non accadeva da ben 367 giorni), contando fino 10 punti nelle ultime 4 partite, con il 2 a 0 di rigore (doppio) e meritato per una classifica che ora vale la pena guardare. La gente si alza in piedi, prima che per Totti, sostituito a due minuti dal recupero dal baby Caprari, anche per Daniele De Rossi. Il primo a battere le mani al centrocampista che torna verso la panchina, coccolato dall’alto da papà Alberto, dalla mamma e dalla sorella, è James Pallotta che, al debutto all’Olimpico, si gusta il meglio della Roma. (…) Il calcio di Luis Enrique, da meno di un mese e con una sosta in mezzo per le festività di diciotto giorni, non è più solo il possesso palla fine a se stresso. I tre successi consecutivi e la seconda partita senza prendere reti sono il messaggio dell’asturiano alle grandi del torneo. La Roma lievita nel gioco e raccoglie punti. L’impronta non è italiana. Il risultato è la conseguenza di un’iniziativa che i giallorossi non vorrebbero mai lasciare agli avversari. Quando ci riescono, come all’inizio della gara con il Chievo, vanno al tiro con facilità. Sorrentino è bravo su Lamela, Pjanic e Bojan. Manca Osvaldo, ma Luis Enrique non cambia idea: davanti ha giocatori che, pur con caratteristiche diverse, possono sostituire l’italoargentino che fin qui ha segnato 7 gol, gli stessi garantiti finora, nel totale, dalle altre punte (Bojan 3, Totti 2, Lamela e Borini 1). La Roma va a strappi, nel senso che non ha la continuità dell’ultima gara del 2011 a Bologna. Rallenta a metà tempo, Stekelenburg fa l’unica parata vera alzando sopra la traversa dopo un colpo di testa di Pellissier, ma poi Lamela conquista il primo rigore, trovando come ostacolo sulla linea di fondo la gamba di Frey. Totti al trentacinquesimo calcia di forza e Sorrentino, un po’ irrispettoso, resta immobile. Bojan, con l’altro spagnolo Josè Angel una delle due novità rispetto all’ultima gara del 2011 a Bologna (diciannovesima formazione diversa in 19 match), cerca la rete ma trova Sorrentino o avversari. Lo fermerà due volte Cesar, sgambetti in area, nei primi minuti della ripresa. L’arbitro Russo, largamente impresentabile, gli nega un contropiede prima dell’intervallo e i due rigori.(…)Al terzo tentativo, Bojan conquista il secondo rigore: lo assegna l’assistente Viazzi e non il direttore di gara, segnalando il fallo di mano di Cesar. Bis di Totti al trentaquattresimo, piazzando di piatto destro. Luis Enrique in precedenza aveva dato a spazio a Gago, fuori Simplicio, e subito dopo fa uscire De Rossi, dentro Greco. Poi Caprari per Totti, guardando anche al futuro.

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