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GAZZETTA DELLO SPORT. Ma davvero la Roma rischia di cadere nell’«anonimato»?

Luis Enrique

(A. Catapano) – L’interrogativo di fondo è lo stesso che accompagna la Roma dall’inizio della stagione: di quanto tempo ha bisogno il progetto tecnico di Luis Enrique per spiegale le ali?Giorni, mesi, un anno intero? Al giro di boa, dopo cinque mesi di bassi, alti e nuovi bassi, la Roma è ancora in Purgatorio: eliminata da tutte le coppe, tagliata fuori dalla lotta scudetto e a sette punti dal terzo posto, l’ultimo utile per la Champions. Distanza importante, ma ancora colmabile. Ma da quale Roma? La squadra bella e concreta che a cavallo delle feste natalizie ha infilato quattro vittorie consecutive o quella più recente che si è fatta umiliare dalla Juventus e mettere alle corde dal Bologna? La prima può ancora recitare un ruolo da protagonista in questo campionato, l’altra è destinata a vivere quel che resta del torneo come un momento di transizione, senza alcuna pretesa, condannata alla mediocrità. Esattamente quanto teme Luis Enrique: «Spero che il nostro campionato non diventi anonimo», lo ha detto, per la prima volta, domenica pomeriggio.

1 Paura legittima, ma cosa dice realmente la classifica della Roma?
Sesto posto, a quattro punti dall’Europa League e a sette dalla Champions. Oltretutto, con un pezzetto di partita da recuperare a Catania (si parte dall’1-1). In teoria, tutto è ancora possibile. Nel male, ma pure nel bene. In pratica, le prossime tre sfide daranno un senso forse definitivo alla stagione giallorossa: Cagliari, Inter, Catania. Con due vittorie e un pareggio, la squadra di Luis Enrique potrebbe ancora dire la sua. Impresa possibile? Non per la Roma involuta di domenica pomeriggio.

2 Cosa è successo contro il Bologna?
Escludendo (sicuri?) ulteriori strascichi della cena dello scandalo e dando per buone le certezze di Luis Enrique («La squadra fisicamente stava benissimo», ha giurato), resta il fatto che la Roma è tornata improvvisamente lenta, slegata, imprecisa, soprattutto prevedibile. E non può essere stato tutto merito del Bologna di Pioli. La questione vera è proprio la prevedibilità della manovra di Luis Enrique. Bastano un paio di mosse anche abbastanza semplici a smascherare i limiti del possesso palla dell’asturiano. Il tecnico ne è consapevole («Come giochiamo lo hanno capito tutti»), ma va avanti per la sua strada, sempre con quel tono un po’ provocatorio (che pure è assai apprezzato dalla dirigenza): «La nostra proposta sarà sempre la stessa, sono sicuro che sia più facile vincere le partite se le controlli». Ma è altrettanto sicuro che ci credano pure i suoi giocatori?

3 Dubbio lecito. Basta rileggersi le dichiarazioni di Taddei e Juan…
Già. Rodrigo domenica è stato particolarmente lucido. «Tutte le squadre che ci affrontano arrivano preparate, dopo averci studiato — ha detto negli spogliatoi —. Forse è arrivato il momento di trovare altre soluzioni di gioco. O almeno, di velocizzare la nostra manovra». Juan, invece, ha puntato il dito sulle difficoltà del suo reparto (e non è la prima volta).«Con questo modulo di gioco, noi difensori possiamo andare in difficoltà nell’uno contro uno. E poi succede di prendere quel gol da Di Vaio». Due membri autorevoli della sua squadra avanzano perplessità. Che risponde Luis?

4 Totti, invece, è rimasto in silenzio.
E di nuovo a secco. Meno peggio di Bojan e Lamela, ma pure lui ricaduto nella mediocrità. Ha cercato con inconsueta insistenza il gol e ha finito con i nervi a fior di pelle: forse era meno sereno che in altre occasioni. Di sicuro, il suo rendimento condiziona ancora tantissimo quello della squadra.Se gira Totti, il motore va. Altrimenti, si inceppa. Anche qui, forse, andrebbero trovate alternative. Vero Luis?

5 Però conteranno qualcosa le assenze di De Rossi e Osvaldo…
Pesano tantissimo. Sono il collante e il terminale della squadra. È un motivo di conforto per la Roma sapere che prima o poi torneranno a disposizione di Luis Enrique. Il problema, anche qui, è capire che tempi hanno ancora. De Rossi salterà Cagliari e proverà a esserci contro l’Inter. Osvaldo, invece, ha altre due settimane di convalescenza, quando il destino della Roma potrebbe essere già scritto. E poco sposterà l’aggiunta di Marquinho, da giovedì. Luis Enrique ci crede poco.

 

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