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AS ROMA. Di Francesco: “Quando sentivo il mio nome all’Olimpico ero elettrizzato”

Eusebio di Francesco

Entrerà per la prima volta all’Olimpico da allenatore, dopo che per tanti anni ha calcato quel prato con la maglia giallorossa diventando Campione d’Italia nel 2001. Per Eusebio di Francesco quella di domenica sera non sarà una gara come le altre. Lui a Roma ha lasciato il cuore (e pure un polmone.ndr), prima da giocatore, poi da Team Manager, e quando torna lo fa con estremo piacere. Intervenuto ai microfoni di Radio Ies il tecnico dei salentini dice: “Arrivo in una veste diversa e un po’ particolare. Un’emozione strana, ci torno sempre con grande piacere. Nutro grande affetto per Roma, e ne ho sempre ricevuto molto dalla città. Non ho una grande percezione di quanto io possa essere amato, ma ho visto che la gente si ricorda sempre  bene, non solo come giocatore ma anche come uomo. Quando Carlo Zampa leggeva il mio nome ero elettrizzato, era un rito prima della partita. Era un momento molto sentito da tutti noi calciatori. Era un periodo magico. Ho portato a Lecce molto dell’esperienza con Zeman, è stato il tecnico che più ha influito nella mia formazione, e mi ha trasmesso valori fondamentali.i Non sono un allenatore navigato, sono molto giovane, per cui le mie esperienze sono quelle da calciatore, che cerco di trasmettere in questo mio nuovo ruolo. Questa Roma ha una filosofia di gioco, un’idea calcistica precisa, e nel calcio attuale non è facile. Una volta sposato questo progetto, bisogna far lavorare le persone che ci credono. La società ci crede molto, e sta portando avanti questo progetto con grande serenità. Noi siamo spesso troppo frettolosi nel cercare di raggiungere un obiettivo, ma il progetto va valutato dopo un periodo di tempo. I giovani della Roma sono tutti bravi, ma spero sinceramente che Totti si riposi. Sarebbe bene per tutti, anche per lui. (ride, ndr) Bisogna fare questo lavoro con grande ambizione. Per ora mi tengo stretto il giallorosso del Lecce, come porto nel cuore i colori del Pescara. Adesso cerco di migliorarmi sempre di più. Julio Sergio è venuto qui per giocare, ma ha avuto diversi problemini fisici,. valuterò quale sarà la situazione migliore, Benassi finora si è comportato davvero bene. Bertolacci ha scelto di fare un’altra esperienza in una “piccola” squadra, per giocare di più. Appena sono arrivato l’ho voluto fortemente. E’ tornato dalla Roma con qualche problemino alla caviglia. Non aveva quell’intensità che gli chiedevo. E’ un ragazzo di grandi qualità tecniche. Come Luis Enrique credo molto nel possesso palla. Prima avevo percentuali più alte, cercavo nettamente di superare gli avversari nel possesso, poi mi sono reso conto che perdevo in incisività e permettevamo agli altri di riorganizzarsi. Ora ho deciso di puntare di più alle verticalizzazioni. Il Lecce nelle prime apparizioni non mi è mai piaciuto, devo essere sincero. Poi qualcosa è cambiato, siamo migliorati soprattutto nella produzione di occasioni. Un caso anomalo obiettivamente è il fatto che non facciamo punti a casa, e per una squadra che deve salvarsi questo potrebbe essere un problema e inoltre non segnamo  con gli attaccanti. Per fortuna la rocambolesca sconfitta con il Milan non ha lasciato grandi ripercussioni, abbiamo reagito alla grande, disputando una gran partita a Cesena. Ultimamente stiamo facendo delle buone prestazioni. E’ un campionato equilibrato, tutte le partite sono davvero difficili, non ci sono risultati scontati. Secondo me il campionato italiano rispecchia al meglio gli equilibri attuali del calcio moderno. E’ più facile per un allenatore giovane colloquiare con i suoi giocatori. Non sono d’accordo su chi dice che un allenatore più severo, che alza la voce, può avere maggior fortuna in carriera. Nella mia carriera Zeman è stato un tecnico di poche parole ma dirette. Tu potevi dirgli sempre quello che pensavi, ma lui non ti ascoltava quasi mai”  

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