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IL MESSAGGERO. Roma, test da campioni

Roma esultanza

(M.Ferretti) Tassotti, vice di Max Allegri, ai mondiali di Usa 94 nel corso di Italia-Spagna gli mollò una gomitata in faccia che è rimasta nella storia del calcio mondiale.

Tassotti attraverso un’intervista gli ha già chiesto scusa, ma oggi pomeriggio sarà la prima volta che i due si (re)incontreranno. Luis ha voglia di parlargli, e per questo cercherà di incontrare Tassotti quando le due squadre saranno in campo per il riscaldamento.

Non una stretta di mano e via, ma un colloquio tra due (nuovi) vecchi amici. «È una cosa successa diciassette anni fa, io non ho alcun problema con Tassotti. Il passato è passato, è una cosa accaduta in campo e si ferma lì. Non ho letto la sua intervista perché non leggo giornali nè ascolto radio, me lo ha detto Franco Baldini. So che persona è, lui ha giocato con Rijkaard che mi allenato e sapevo già che era pentito. Gli stringerò la mano, cosi come a mister Allegri», le parole di Luis, ieri in conferenza-stampa. È l’appuntamento, per mille motivi, più difficile per la nuova Roma di Luis Enrique, chiamata a giocare l’undicesima partita stagionale. Impegno difficile un po’ (tanto) per il valore dell’avversario; un po’ (anche) per il momento, non felicissimo, che sta vivendo la squadra giallorossa, già tre sconfitte nelle prime otto giornate di campionato.

Dopo aver vinto in casa contro il Palermo, la Roma ha perso (male) a Genova e l’ennesimo ko ha spaccato in due la città sul conto di Luis, che ieri, per la prima volta, in conferenza-stampa (forse perchè febbricitante) non è apparso così positivo, così ottimista, così sereno come sempre era stato alla vigilia delle precedenti partite. «Sarà una prova difficile per noi, senza dubbio. Sono contento dell’atteggiamento mostrato a Genova dalla mia squadra, mancano ancora tantissime cose ma è normale. Una può essere la finalizzazione, un’altra la concentrazione in determinati momenti», le parole dello spagnolo.

E ancora. «A Genova c’è mancata un po’ di cattiveria negli ultimi metri e un po’ di concentrazione in occasione dei gol che abbiamo incassato, ma per possesso di palla, per superiorità di gioco è stata la miglior partita da quando sono qui. E’ curioso: tutti pensano solo al risultato, ma io cerco di vedere altre situazioni. In alcune partite che abbiamo vinto, il risultato magari ha nascosto i nostri sbagli. Spero di ripetere contro il Milan la prestazione di Genova, ma senza quegli errori…».

La piazza, però, comincia a mugugnare… «Non mi sento un allenatore privilegiato: mi sento benissimo sia nei confronti della società che dei ragazzi. Sono privilegiato solo perché faccio il lavoro che mi piace di più e sono l’allenatore della Roma, compito difficilissimo. Come tutti i miei colleghi, anch’io dipendo dai risultati. Non sono preoccupato per il mio futuro, perché non succederà nulla. Quando me ne andrò non sarò preoccupato per la Roma, ci sarà un altro allenatore e la squadra sarà sicuramente ottima. E non preoccupatevi per me, perché io sarò felice facendo un’altra cosa». Ufficialmente, Luis sostiene che anche contro il Milan da un punto di vista tattico si vedrà la solita Roma, cioè quella proiettata sempre e comunque all’attacco, e che le sue scelte lì davanti dipenderanno dalle caratteristiche dell’avversario, «mando in campo chi mi sembra più utile e più adatto per affrontare quella squadra: ogni sistema di gioco dipende dalle caratteristiche dei giocatori».

I numeri, però, non sono tutti dalla sua parte; anzi: la Roma è agli ultimi posti nei tiri in porta, ad esempio. «Ci stiamo lavorando da quando sono qui. È quello che fa la differenza ed è la cosa sulla quale dobbiamo migliorare di più, lo so alla perfezione. Se non se non si è cattivi nell’area avversaria e non si è forti nella propria, si è in difficoltà. Quello che succede in entrambe le situazioni per me è importante, perchè dà più possibilità di entrare in area avversaria e limita quelle dell’avversario, ma bisogna essere incisivi. Purtroppo questo succede sempre nelle squadre che fanno più possesso palla, ma noi pensiamo che è più importante averla e fare gol. Ma, lo ripeto, bisogna essere forti anche in difesa».

Il Cda della Roma, nominati Joseph Tacopina e Roberto Cappelli vice presidenti, ha rinviato «alle successive adunanze le deliberazioni in merito all’attribuzione degli emolumenti al presidente e agli amministratori che ricoprono particolari cariche». Inoltre, il Cda ha deliberato di modificare l’indirizzo della sede sociale da Via di Trigoria km 3,600, a Piazzale Dino Viola, 1.

 

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