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IL MESSAGGERO. Luis pentito, in campo meno senatori

Luis Enrique

(U.Trani) Quel che è successo sabato pomeriggio, nella pancia dell’Olimpico, sembra lontanissimo. Ma è come se si sentissero ancora le urla di Luis Enrique. Non a fine partita, quando ha solo sintetizzato l’elenco degli orrori visti in campo. Il vero sfogo di Lucho c’è stato tra i due tempi: «Basta dormire nella nostra area. Ma che cosa state facendo? A che cosa state pensando?». L’allenatore asturiano non ha proprio mandato giù la rete di Nesta, su corner di Robinho: il difensore che salta libero e bello, andando a segnare di testa il gol che pesa più dei due di Ibrahimovic. Anche davanti al diesse Sabatini, rivedendo insieme quelle immagini prima di lasciare lo stadio, Lucho ha sottolineato l’atteggiamento dei suoi giocatori su quel calcio d’angolo. Lì, nel fermo immagine del gol del 2 a 1, c’è proprio il peccato originale della nuova Roma, tredicesima in classifica e con quattro sconfitte in nove gare di campionato (cinque in undici contando anche quella in Europa League). «Non ci mettete nè grinta nè attenzione: dovete svegliarvi. Perché non possiamo sprecare tante energie e buttare il nostro lavoro con certe distrazioni», ha chiarito Luis Enrique, alzando la voce durante l’intervallo.

La virata non riuscita al tecnico di Gijon: eccolo il riferimento al peccato originale di questo gruppo. Nelle ultime settimane, in cui sono stati buttati al vento punti preziosi, è stato meno intransigente e fiscale di tre mesi fa. In ritiro aveva indicato la nuova via, rinunciando a diversi senatori o utilizzandoli solo in emergenza: l’esempio è Simplicio, non convocato a Riscone e titolare a Bratislava nella prima gara ufficiale. Lo stesso Franco Baldini, nella conferenza stampa in cui si è presentato da nuovo dg, aveva spiegato come la Roma non fosse riuscita a fare tutto quello che avrebbe voluto «inserendo subito qualche giovane della Primavera in organico». Ci aveva provato Luis Enrique, preferendo Viviani e Caprari, addirittura il diciassettenne Verre, alla vecchia guardia, a ex titolari fisicamente e psicologicamente fiacchi e demotivati. Poi sono arrivati gli acquisti di agosto, da Kjaer a Pjanic, da Gago a Borini, la rosa invece di sfoltirsi è aumentata e i tre ragazzini sono tornati con Alberto De Rossi nella Primavera. Ma Lucho, con i dirigenti, era stato chiaro a giugno: meglio fare subito la rivoluzione, senza aspettare. Perché considerava alcuni calciatori, da Cassetti a Juan, da Simplicio a Taddei, troppo legati a un certo tipo di calcio, troppo differente dal suo, a prescindere dalla professionalità degli interessati. Le mancate cessioni, compresa quella sfumata di Borriello, hanno insomma complicato il piano. Non solo della nuova proprietà, anche del tecnico asturiano.

Luis Enrique ha cercato di andare avanti per la sua strada, lasciando ai margini alcuni senatori. Ci ha messo la faccia, risultando testardo quando rinunciava a priori pure a chi in passato aveva sempre dato garanzie. E’ stato criticato per questo. Oggi è pentito. Si rimprovera l’errore di essere stato malleabile e di aver accettato i suggerimenti, anche dall’interno, di coinvolgere il maggior numero di giocatori: fin qui 28 utilizzati di quelli attualmente in rosa (29 con Brighi, impiegato in Europa League e ceduto a fine agosto all’Atalanta) e 11 formazioni diverse nelle 11 gare ufficiali. In pubblico ha sempre difeso tutti. Restando coerente, però: Cassetti in allenamento lo ha provato quasi esclusivamente centrale e Juan lo ha tenuto a lungo fuori dai convocati perché, dicendolo anche apertamente, non lo riteneva pronto.

Ora eviterà di perseverare. E ripartirà dai giovani: Rosi Kjaer, più avanti anche Viviani. Perché il recupero di Cassetti, da terzino, e Juan, titolare nelle ultime due partite all’Olimpico, coincide con la serie negativa. Per Lucho il primo sbaglia soprattutto contro il Milan proprio su quel gol di Nesta che tanto lo ha fatto arrabbiare e contro la Lazio quando è stato espulso Kjaer, il brasiliano contro il Palermo più volte si perde Hernandez e contro il Milan, sul cross di Aquilani per la prima rete, Ibrahimovic. Cali di attenzione e di condizione. Come per Cicinho, da tempo uscito di scena. Pure Taddei non lo convince. Altalenante Simplicio. Dei senatori, Perrotta ancora gli fa comodo, Pizarro può essere un’alternativa. Borriello sa che a gennaio se ne andrà. Oggi Sabatini, a Trigoria, farà il punto della situazione con Luis Enrique e i suoi collaboratori. Per capire quali correttivi hanno in mente per la squadra. E anche ricordando loro che i bonus sono esauriti: bisogna ricominciare a vincere. Ovviamente si accenenrà al mercato di gennaio. Lucho si dedicherà alla squadra. Per richiamarla a una concentrazione migliore. I dirigenti al momento non hanno in mente di incontrare i giocatori: non vogliono interferire nel lavoro del tecnico. Interverranno solo se un giorno dovessero notare mancanza di impegno.

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