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Tacopina: “Sui Friedkin ho sentito opinioni diverse. Pallotta ha sbagliato con i tifosi, una follia fermare il progetto di Tor di Valle”

Bologna, Venezia e ora alla guida del Catania, ma nella sua esperienza italiana la punta di diamante è stata sicuramente la Roma. Joe Tacopina torna a parlare. L’ex vicepresidente giallorosso è intervenuto nel corso della trasmissione “Al Circo Massimo” e ha parlato tra le altre cose anche della gestione Pallotta. Queste le sue dichiarazioni:

Ha ancora contatti con DiBenedetto? Pensa che Pallotta abbia fatto un bel lavoro a Roma?
Con DiBenedetto sono entrato nella Roma nel 2011, con Pallotta mi sono incrociato alla fine della mia esperienza. Con DiBenedetto non ho più contatti. Per quanto riguarda Pallotta, a Roma c’è un solo modo per giudicare se si è fatto un buon lavoro: vincere. Che sia lo scudetto, la Coppa Italia o una coppa europea. Sfortunatamente non ha vinto, quindi non penso si possa caratterizzare l’era Pallotta come un successo.

Conosce i Friedkin e in cosa sono diversi da Pallotta?
Non li conosco, ho sentito opinioni diverse su di loro. Penso che comunque sia troppo presto per giudicare il loro lavoro.

Pallotta ultimamente sta rispondendo a molti tifosi su Twitter. Le piacerebbe, se fosse presidente della Roma, interagire con i tifosi in questo modo?
No, non lo farei, specialmente nel modo in cui lo fa Jim. Il problema è che Pallotta non è un buon comunicatore, non capisco nemmeno perché abbia l’esigenza di rispondere ai tifosi sui social.

Ha seguito la vicenda dello Stadio della Roma e sa anche come è finita: teme che l’esito scoraggi eventuali investitori stranieri?
Non penso che sia una bella cosa per eventuali investitori fermare un progetto arrivato a quel punto. Per quanto mi riguarda, è stata una follia fermare tutto quando si era ad un metro dal traguardo. Dopo più di 8 anni l’iter di fatto era chiuso e si è fermato tutto quasi alla fine. Secondo me la cosa più giusta da fare era ottenere tutte le autorizzazioni dal Comune, poi decidere. Fermare tutto prima del traguardo significa buttare letteralmente 80 milioni di euro nella spazzatura, non ha senso…

Come nacque l’idea di sbarcare a Roma?
Mio padre è nato a Roma ed era un grande tifoso della Roma. E quando sono entrato all’Olimpico la prima volta ho sentito qualcosa mai provato nella mia vita, una passione indescrivibile. Sentivo che c’era qualcosa di speciale e la prima persona con cui ne parlai fu Gianluca Cambareri (legale dello studio Tonucci, ndr). E’ il mio più caro amico in Italia, per me è il più bravo avvocato che abbia mai incontrato e ha messo in piedi la road map per mettere insieme un gruppo per questo progetto. Sono stato orgoglioso il giorno che abbiamo chiuso l’operazione, qualcosa che non dimenticherò mai, anche mio padre ne fu molto orgoglioso.

C’è la possibilità di un suo ritorno alla Roma?
Il mio sangue è giallorosso e il mio cuore resterà per sempre a Roma, ma per il momento penso solo al Catania, che è un progetto importante. La Roma però resta sempre nei miei pensieri, sono stati 4 anni fantastici.

È ancora in contatto con Pallotta?
No.

Il rapporto tra Pallotta e i tifosi, c’è troppa distanza culturale tra la concezione sportiva italiana e quella statunitense?
Sono italo-americano, ma conosco e rispetto le differenze culturali, le vedo come qualcosa da abbracciare, accogliere e ammirare. Ho visto Pallotta scontrarsi con i tifosi, chiamarli idioti o altro, è qualcosa che mi ha fatto star male. Così non si rispetta la cultura della città e del paese in cui si sta lavorando. Se ti comporti così non avrai mai successo, a prescindere dai soldi che hai.

Pallotta è riuscito a rendere la Roma un club internazionale? Quali sono le squadre italiane più conosciute nel resto del mondo?
Ci è quasi riuscito, non ha reso del tutto la Roma quel brand globale che dovrebbe essere. Forse perché sono mancate le vittorie, che è qualcosa che ti rende tale. Roma è Roma e deve avere un brand globale. Devo dire che in America la Roma è conosciuta, ovviamente c’è la Juventus e Cristiano Ronaldo. C’è anche la Roma, è uno dei brand più famosi e ha ancora tantissimo potenziale per crescere, ma c’è ancora tanto lavoro da fare.

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