LA REPUBBLICA – Scarcerato Luca Parnasi, l’imprenditore arrestato il 13 giugno scorso nell’ambito dell’inchiesta sullo stadio della Roma: era ritenuto il fulcro di un sistema corruttivo. Il costruttore, dopo più di un mese in carcere, era ai domiciliari: il gip Maria Paola Tomaselli, accogliendo un’istanza presentata dai suoi avvocati, Emilio Ricci e Giorgio
Tamburrini, ha disposto per lui l’obbligo di firma e di dimora a Roma. Parnasi da qualche tempo sta “collaborando” gli inquirenti che lo accusano di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Secondo il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Barbara Zuin che hanno coordinato le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo, Parnasi e i suoi collaboratori, avrebbero tentato di “oliare” i vari passaggi dell’approvazione dell’impianto di Tor di Valle con una corruzione che il giudice aveva definito «sistemica». Per arrivare all’approvazione del progetto, Parnasi si sarebbe servito tra gli altri dell’avvocato, ex presidente di Acea, Luca Lanzalone, finito ai domiciliari con l’accusa di
corruzione, che per la giunta Raggi seguiva la trattativa sulla modifica del piano e che in
cambio dell’aiuto fornito avrebbe ricevuto incarichi e consulenze del valore di 100mila
euro. L’inchiesta ha coinvolto anche molti altri politici, locali e non solo.