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La resa di Lotito a mezzanotte. In Figc è corsa a tre

Claudio Lotito

(F. S. Intorcia) – L’orologio all’ingresso della Federcalcio ha scandito i secondi che mancavano alla mezzanotte come in un triste Capodanno in differita, o come nella fiaba di Cenerentola. Quando è suonato il gong per presentare le candidature, quella più clamorosa non c’era. L’uomo della domenica, Claudio Lotito, dopo aver corso la maratona su due circuiti differenti, s’è arreso sul traguardo per una firma mancante. Gliene servivano undici fra i club di A per presentarsi, è arrivato a dieci, inclusa la sua Lazio. Contemporaneamente, per tutto il giorno ha provato con il piano B, nel senso dell’altra Lega, in cui gioca la sua Salernitana: qui aveva bisogno di dodici firme su 22 club, è arrivato a dieci. O almeno questo è trapelato: l’elenco non è mai arrivato in Federcalcio, dove il primo a presentarsi era stato invece Cosimo Sibilia, sabato sera, seguito da Gabriele Gravina e Damiano Tommasi, ieri a mezzodì.

La certezza sbandierata da Lotito venerdì in Lega a Milano ( «Ho già 11 firme, in macchina» ) e cresciuta sabato all’assembla dei dilettanti ( « Ho 12 squadre, ho la maggioranza, ci vediamo alle urne») si è rivelata un piccolo grande bluff. Eppure ancora ieri sera, a cena in un ristorante in zona Villa Borghese a Roma, il n.1 della Lazio continuava a telefonare a mezza serie B per chiedere l’appoggio, mentre a pochi metri di distanza in Federcalcio il segretario Antonio Di Sebastiano teneva l’ufficio aperto ( «Arriviamo fra poco, ci siamo quasi» ). Intanto, si era coalizzato anche il fronte anti- Lotito, guidato dal Toro di Urbano Cairo («Lotito è collegato al passato, non è un candidato credibile» ), che sostiene Gravina, e con adesioni importanti come quelle di Juve e Inter. A mezzanotte la resa ufficializzata all’Ansa: « Non ho i numeri? Ho numeri importanti…».

Forse, però, non era la poltrona più importante della Federcalcio il vero obiettivo di Lotito: mirava a un atto di forza, per riaffermare il suo peso negli equilibri politici del calcio e sedersi in posizione di vantaggio al tavolo delle trattative che, inevitabilmente, partiranno da oggi al 29 gennaio, giorno del voto. Ha dimostrato che ancora tante società sono pronte a dargli una delega in bianco. Tuttavia ne esce ridimensionato: questi consensi, convogliati su Sibilia per ricostituire l’asse fra Serie A e Dilettanti, non garantiscono più il 51%. D’altronde, dieci mesi fa a Tavecchio servirono allenatori e arbitri per vincere. Gravina e Tommasi, allora alleati a sostegno di Abodi, corrono su binari distinti. Per adesso.
Con tre candidati, si delinea lo scenario di un presidente eletto solo al ballottaggio e senza maggioranza in consiglio federale per governare: il preludio al commissariamento da parte del Coni. Oggi la Figc verificherà le candidature. Poi, in due settimane, con in mezzo l’assemblea della Lega di A lunedì prossimo, ci sarà tutto il tempo per i tre concorrenti per cercare un compromesso. Il calcio italiano, nonostante tutti i suoi guai, non ha poi tutta questa fretta.
Fonte: la repubblica
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