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AS ROMA Edoardo Leo a ‘La Partita Perfetta’: “La nostra Roma, una passione sana”

Edoardo Leo

“Quando guardiamo le partite della Roma, la nostra passione è scevra da tutto ciò che sappiamo succede intorno al calcio italiano in questo momento”. Edoardo Leo, protagonista insieme a Ricky Memphis, Ennio Fantastichini e Antonello Fassari del film “La mossa del pinguino” di Claudio Amendola, si è raccontato ieri sera a “La Partita Perfetta” su Gold Tv. Una vita intrecciata allo sport e alla «passione pulita». E proprio per lo sport, oltre che per l’amicizia con Amendola, è nata questa pellicola sul curling, «sport curioso e difficile», tratta da una storia vera. Si è divertito moltissimo, «cosa inusuale» per lui, a girare questo film che parla agli uomini, certo, ma anche alle donne, perché racconta l’attaccamento “bambino” all’attività sportiva. Un attaccamento forte almeno quanto quello che «abbiamo Claudio ed io, che condividiamo l’amore per la Roma e per il calcetto, o il calciotto», che se non trovi una donna che ti asseconda può mandare all’aria un rapporto. Nella vita, infatti, Edoardo Leo ha fatto di tutto: è uscito di sera alle sette di mattina o alle undici di sera con la borsa del calcio, ha fatto anche una regata, anche se fino ad allora era uno di quelli per cui «la barca era solo il traghetto». Eppure, «anche se non c’è una palla di mezzo, quando c’è da vincere qualcosa scatta lo stesso senso dell’agonismo», quello pulito, che vuol farti mettere in gioco sempre e comunque: «Abbiamo cercato di descrivere l’imbarazzo di noi uomini – racconta l’attore -, quando siamo costretti a spiegare alle nostre compagne che se dobbiamo andare a una cresima a 100 metri da casa non ci andiamo, ma se dobbiamo andare a giocare a calciotto a Pescara ci alziamo alle tre e mezzo… Un compito arduo, ma abbiamo scritto il film per questo, per raccontare questo amore incontaminato per lo sport e per quello che c’è intorno».

Ma tutto questo sembra stridere con la realtà dei nostri giorni, perché «il razzismo, le curve chiuse o la tessera del tifoso fanno orrore – dice scosso Edoardo Leo -. E’ incredibile come uno sport così bello sia gestito in maniera tanto demenziale. Purtroppo da questo punto di vista siamo un paese retrogrado e il calcio ne è l’espressione massima in questo momento». Lo specchio di una classe dirigente che non riesce più a interpretare questa società: «Io non mi invischio a parlare di rigori, di arbitri, ma la comunicazione che gira intorno a una squadra di calcio aiuta a migliorare l’immagine di quella squadra. E in questo senso sono felice del lavoro che sta facendo Garcia, improntato alla serietà e alla dignità. Tutto questo arriva ai tifosi e se questo lo fai in un posto bello è ancora meglio. A chi guida il calcio oggi direi di ripartire dalla bellezza, fate degli stadi belli, devi sentirti a casa tua. La metro di New York, ad esempio, l’hanno ripulita definitivamente rendendola bella, nessuno la sporca più e semmai viene subito ridipinta». L’altro tema scottante del momento, la “discriminazione territoriale”, «non sta né in cielo né in terra, non è così che combatti il razzismo, che va assolutamente combattuto, ma non con regole assurde». Anche per questo, l’Edoardo tifoso va meno allo stadio: «Sicuramente pesano anche gli impegni, poi la passione di vedere la partita rimane la stessa: anche per lavoro faccio sempre in modo che in quei novanta minuti sia libero, ho anche spostato un viaggio in treno di recente perché coincideva con la partita… Però non ho più la stessa attenzione al campionato, ha poco senso. Il giorno del derby sospeso dai tifosi è l’episodio che forse mi ha cambiato di più. Tutto quello che avviene intorno al calcio inganna la mia passione, che è pulita: io non gioco, non scommetto, non chiedo a nessuno i biglietti, io vivo per la Roma a mie spese, ma pretendo di essere rispettato come tifoso e questo non accade».

A proposito di tifosi, Leo ha un pensiero anche per Claudio Amendola, che con dichiarazioni molto forti si “dimise” da tifoso dopo la seconda stagione “made in Usa” della squadra giallorossa: «Vive ancora una sconfitta della Roma come un lutto… Non è più andato allo stadio da allora, pur conservando un amore infinito per la squadra, ma mantiene una posizione di coerenza. Lui è una persona molto differente da quello che può sembrare a chi non lo conosce, non è affatto il coatto maleducato che talvolta viene descritto, è l’esatto contrario. E’ colto, è rispettoso. Se ha detto delle cose evidentemente le pensava, seppure in un momento di grande sconforto, ma è tra i pochi che potrebbe chiedere abbonamenti gratis e agevolazioni e non lo fa, come è giusto che sia, per altro, in un paese normale. E lo fa da sempre. Così come da sempre ferma addirittura i set quando gioca la Roma…». E per Edoardo Leo resta comunque una bella soddisfazione, ad oggi, tifare per la squadra di Garcia: «Un orgoglio, più che altro, per una squadra che ha perso due partite sole e che dimostra che può vincere sempre e con tutti».

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Fonte: Rete Sport

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