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IL ROMANISTA Il minuetto non si balla in tre

Galliani e Allegri

(S. Romita) – Pur non essendoci più la nebbia da ormai molti anni, a Milano non riescono a vedere le cose con la necessaria chiarezza. Almeno le cose che riguardano i romanisti, la Roma, Roma, e la vita che si svolge nella capitale italiana. Al nord pensano che questa città sia l’emblema dell’arte del compromesso. Soltano perché vi alberga, nei diversi palazzi del potere, la politica. Un potere poi solo verbale visto che il paese sta nelle condizioni che tutti sappiamo. Non amiamo i compromessi e gli “inciuci”.

Milano lo pensa? Ci vede tutti così? Non solo non è affatto vero, ma è vero il suo esatto contrario. E cioè che non siamo disposti a mediare fino allo sfinimento. Soprattutto se la ragione di questo braccio di ferro sono i soldi. Sia che si tratti di pochi spiccioli che di milioni di euro, noi anteponiamo alcuni valori al vile denaro. Ed è per questo motivo che ci sfugge, e un po’ ci indigna, questa storia di cene e incontri finali a cui si sta da una parte sottraendo Silvio Berlusconi e dall’altra proponendo insistentemente Massimiliano Allegri. Con Galliani, novella Perpetua dal cravattino giallo, a far la spola da uno all’altro. Il mercato è mercato, e le sue ragioni sono sacre. Ma solo per chi fa della moneta il Dio a cui inginocchiarsi. E soprattutto per chi ha già i conti in banca che straripano. Più ne hai e più ne vuoi. E’ una droga. Un vizio.

Tra Galliani, Berlusconi e Allegri si sta danzando un minuetto che, con la buona educazione del commiato con tutti i crismi ha ben poco a che fare. Non è che vogliano abbracciarsi e baciarsi prima di dirsi addio dopo tanto amore vissuto. Vogliono discutere di uscite più o meno buone. Come in tutti i matrimoni è arrivato il discorso del divorzio per colpa. Chi si assume la responsabilità dell’addio deve pagare. E poco importa se c’è o meno un’altra storia d’amore pronta a partire con il migliore dei propositi. E a nulla serve – sembra – che la nuova casa sia quella giallorossa.

Ci dispiace che Allegri la pensi così, se è vero che la sua risposta tardi ad arrivare per questa ragione. Ci dispiace perché dimostra che non ha ancora capito dove sta andando, o dove potrebbe andare se solo lui volesse. Lui e i suoi vecchi padroni hanno lasciato andare Andrea Pirlo come se fosse una vecchia ciabatta, e noi non l’avremmo mai fatto. Loro si sono fatti ammaliare da altri uomini e Pirlo ha portato lo scudetto del Milan alla Juventus. E quest’anno glielo ha nuovamente consegnato. A parlar troppo di soldi con il Silvio ci si ingarbuglia. Come sa bene Emilio Fede. A voler mostrare troppo i muscoli, come Galliani pensa dopo anni di amicizia di poter fare con Berlusconi, ci si rimettono le penne. L’ex padrone della Fininvest (il suo carattere non è cambiato da allora) ama circondarsi di delfini ma li silura prima o poi tutti. L’elenco è lungo e nemmeno Gianni Pilo, artefice del primo successo politico di Forza Italia, è uscito indenne dalla regola. Il capo è uno. E solo Confalonieri può reggere il peso del parere contrario in quasi tutte le questioni. Figuriamoci Galliani che già ieri è stato infatti bastonato pubblicamente per la sua posizione pro Allegri. Ci pensi bene Massimiliano. Rifletta se sia veramente il caso di bussare cassa per un’annualità contestabile al Cavaliere. Lui, su questioni di soldi, tanto cavaliere non è. Non con gli uomini almeno. E neanche con le mogli. Quando rompe tira dritto per la sua strada.

E poi rifletta anche sull’offerta della Roma. Se è vero che si tratta di un lungo contratto con euri più pesanti di quelli finora avuti a Milano, faccia la valigia e corra all’Olimpico. Sentir parlare di certe cifre infatti sta già innervosendo tanta gente. Grillo è finito in Parlamento in questa fase di grave crisi anche per lo schifo che gli italiani provano per i loro sacrifici economici calpestati da una “casta” di intoccabili e presuntuosi. Calpestare la generosità romanista potrebbe essere molto, molto peggio.

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