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GAZZETTA DELLO SPORT Destro della Roma, resistenza dell’Inter

Destro-Totti

(L.Garlando) – Il pari della Lazio a Torino deve aver inquietato la Roma. Mica possiamo lasciarle giocare la finale di Coppa Italia qui dentro da sola. … Daje!

Da qui il gran primo tempo dei giallorossi che hanno segnato due volte (Florenzi, Destro) e rischiato di dilagare. L’Inter ha rattoppato prima del tè (Palacio) e ha preso per il collo la partita nella ripresa, come domenica, davanti a una Roma lunga e stanca. Alla fine la Strama-band avrebbe meritato il pari, ma le resta un ritorno apertissimo. Spiacevole imprevisto però: Guarin squalificato. Non una bazzecola. Togliere il Guaro a questa Inter è come togliere il Duomo dalla cartolina di Milano. A meno che non si muova Moratti e il 17 aprile ci sia un Paulinho al posto suo.

Da Inter o no? La formazione di ieri è stato una supplica mascherata di Stramaccioni: Obi a fare l’esterno destro, Cambiasso una specie di trequartista con il campo che sembrava in salita ogni volta che provava a scattare, il bambino Benassi con le redini in mano, l’attacco ridotto a Palacio. Una precarietà che si trascina da mesi, dettata dall’emergenza d’organico. «Non è da Inter», è il ritornello in società sui possibili acquisti. Dopo un primo tempo come quello di ieri, viene da chiedersi quanti lo siano di quelli che giocano. Le dita di una mano bastano e avanzano. Meglio intervenire senza snobismi. Come domenica, Roma bella e rimontata. La solita sensazione di un bel lavoro lasciato a metà, di un evento incompiuto, come d’altra parte lo è tutta la carriera di Zeman. Bravi i giovani azzurri Florenzi e Destro. Delude ancora Lamela. 
Roma con le ali rispetto a domenica, Stramaccioni rinuncia a una punta (Livaja) e cambia sistema: 3-4-2-1. Il messaggio di coraggio serviva nel duello secco di campionato, qui si ragiona sui 180′. Il riesumato Cambiasso affianca Guarin alle spalle di Palacio. I due, in fase passiva, aiutano la mediana che ritrova al centro baby Benassi. La diga a sei sembra una coperta sufficientemente calda e invece si rivela subito drammaticamente scarsa sulle fasce dove soffiano spifferi da galleria del vento. Il piccolo Piris, spesso fischiato, sembra Cafu da giovane, anche perché il giorno che in classe spiegavano le diagonali e le chiusure a scalare, Pereira era assente. Aggiungete che sull’altra banda c’è Obi che con tutta la buona volontà, non sarà mai un esterno alto, e capite perchè l’idea dominante di Zeman funziona alla grande: Totti e Lamela stringono e liberano i binari per i terzini che si avventano e catapultano cross su cross.
Sempre Palacio Piris manda in gol prima Florenzi (13′), poi Destro (33′). Nel mezzo c’è un salvataggio di Ranocchia sulla linea (Lamela) e un pasticcio quasi suicida di Handanovic su cross di Destro (ma va?). E l’Inter? Per farvi un’idea delle motivazioni con cui inizia, rivedetevi Ranocchia e Chivu che lasciano segnare di testa Florenzi, non un corazziere (170 cm). Dopo 20 minuti Strama spalma il 4-4-2 per tappare meglio le bande laterali. Costruire un’azione logica è una faticaccia. Lo schema 1, 2, 3… è affidarsi al genio selvaggio di Guarin che scheggia il palo e impone una prodezza a Stekelenburg. Ma il colombiano, spostato nei pressi di Palacio dal riassetto tattico, ne risente, perché si trova spesso a ricevere spalle alla porta, con meno campo per scatenare la sua progressione bestiale. Il gol allo scadere che sgorga da fermo, firmato dal micidiale Palacio (44′), è una mazzata per la Roma che ha condotto il gioco, senza strafare, ma ripetendo le tabelline diZeman: pressione, palla larga o palla verticale. 
Sfida aperta Il gol incrina le certezze dei giallorossi che nella ripresa si allungano e cedono palla più spesso al nemico. Fanno bene all’Inter l’ingresso di uno specialista di fascia Nagatomo (per Obi) e l’energica pressione di Gargano (per Benassi). Gli strappi di Guarin torturano una Roma stanca che vede la porta sempre più lontana. La schiena di Castan scrosta un gol fatto di Palacio (23′). Entra bene anche Avarez che, contro avversari affannati, può spendere la sua buona tecnica. Al secondo pericolo che crea l’argentino, il pari aleggia con tutta la sua sacrosanta legittimità. Ma finisce 2-1. Roma soddisfatta, Inter convinta di poter ribaltare tutto a San Siro. Anche senza Guarin. Magari con un Paulinho. La questua di Strama ha una ragione in più.

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