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IL TEMPO Una spina nel fianco

Baldini e De Rossi

(A.Austini) Ma a Roma di che si parla? Di De Rossi, del suo rapporto con Zeman e dei possibili risvolti di mercato. Il caso in realtà non si è mai chiuso dal giorno in cui il boemo lo ha lasciato in panchina insieme a Osvaldo in Roma-Atalanta e dopo la partita ha accusato i due giocatori di «pensare ai fatti propri». Da allora il centrocampista non ha mai parlato in pubblico, mentre il tecnico ha aperto un altro capitolo domenica notte. «Se si giocava il derby ci sarebbe stato». E poi: «Lui ci tiene molto alla partita con la Lazio, è un giocatore da derby. Visto che ha avuto una distorsione alla caviglia a Parma e non si è allenato per tre giorni era meglio farlo riposare, anche perché era ancora dolorante. Però di solito i dolori si riescono a levare in qualche modo». Parole che sono suonate come una nuova accusa, della serie De Rossi si è tirato fuori, ma Zeman non intendeva questo, come ha ribadito ieri ai dirigenti. Il senso del suo discorso era un altro: «Sia io che il giocatore avremmo forzato il recupero, magari con un’infiltrazione, se c’era da affrontare la Lazio».

E infatti i due avevano concordato la panchina «preventiva» con il Palermo. De Rossi non era al top, ma ha chiesto di essere convocato per poter stare almeno in panchina. Ieri sono arrivate le dichiarazioni diBaldini. Anche in questo caso l’intento del dirigente non era quello di gettare altra benzina sul fuoco, ma ha ottenuto l’effetto contrario: dicendo che «se dovesse arrivare un’altra offerta per De Rossi la riascolteremmo», è sembrata l’apertura di un’asta. E pensare che il discorso del dg è partito all’insegna della cautela, «perché le parole potrebbero essere strumentalizzate e vanno pronunciate con cura. In estate – ha ricordato Baldini a Sky Tg 24 – è stata ascoltata un’offerta fatta dal Manchester City. Se l’abbiamo ascoltata vuol dire che l’abbiamo presa in considerazione. Molti si dimenticano che i manager hanno il compito di gestire un club e valutare tutte le opportunità, ma se non l’ascolti neanche come fai a valutarle? Poi è stato deciso di soprassedere e se dovesse arrivare un’altra offerta la riascolteremmo, ma potremo tranquillamente decidere di soprassedere un’altra volta».

De Rossi è in vendita, va al Real, anzi al Psg, a meno che Mancini non gli torni sotto. Il tormentone è ripartito immediatamente su radio, siti, social network, bar, riunioni di condominio e quant’altro. E siamo solo all’inizio: gli intermediari di mercato fiutano l’affare e se a gennaio o a giugno arrivasse davvero un’offerta la Roma, come ha detto Baldini, la ascolterà. Finora, City e chiacchiere a parte, non è successo. Detto questo, De Rossi non è chiaramente felice del momento e non va d’amore e d’accordo con l’allenatore, di cui non condivide alcuni aspetti tattici e i metodi di lavoro. Non solo: quando a febbraio ha firmato il rinnovo fino al 2017 si aspettava di giocare in una Roma competitiva per lo scudetto già da questa stagione. Dall’altra parte Zeman non può essere soddisfatto del suo rendimento.

Tra infortuni, «distrazioni» e problemi tattici il vero De Rossi non lo ha ancora mai avuto a disposizione. Ma se non accade nulla di particolare, lo rimetterà in campo nel derby. Non potrà fare lo stesso con Destro e probabilmente con Pjanic, al momento un pesce fuor d’acqua. «Il calcio non finisce adesso, loro sono ragazzi di 21-22 anni – ha sottolineato Baldini – il nostro compito è allestire una rosa competitiva che abbia 24 giocatori. Totti non vuole un altro anno di transizione? Se devi rinnovare una rosa quasi completamente come lo scorso anno e in buona parte anche quest’anno, tutto questo ti costa del tempo ma l’intenzione di scherzare non c’è mai stata». In pochi lo hanno capito.

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