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AS ROMA Ranieri: “Da romano e romanista ho preferito farmi da parte, alla squadra mancava la determinazione giusta”

Totti e Ranieri

Claudio Ranieri, ex allenatore della Roma che ha sfiorato lo scudetto 2010, ha parlato della sua avventura francese e del suo passato giallorosso:

Come vanno le cose in Francia?

“Vanno bene. Non conoscevo la realtà del campionato francese e posso dire che è un campionato molto bello e affascinante, dove ci sono molto giocatori validi. Sto facendo una bella esperienza”.

Hai già imparato il francese?

“No, no (ride, ndr). Adesso sono in piena confusione ma fortunatamente il 90% dei miei giocatori parlano l’inglese e alcuni di loro lo spagnolo. Per cui adesso metto un po di tutto: faccio una frase con francese, italiano, un pò di spagnolo e inglese. Per cui è un casino organizzato!”.

E’ vero che siete i rivali del Psg?

“Ora siamo in Serie B e l’obiettivo è arrivare in Serie A. Poi c’è da dire che il Psg sta comprando giocatori già affermati mentre noi vogliamo comprare giocatori giovani che potrebbero affermarsi. Così abbiamo fatto con Ocampos, un argentino molto forte di 18 anni, lo abbiamo pagato 11 milioni di euro negli ultimi giorni di mercato”.

Come ci vedono dalla Francia? L’Italia è ormai diventato il paese povero del calcio?

“Questo lo vedono tutti ma tutti ci rispettano perchè sanno che l’italiano, nei momenti di difficoltà, sa tirare fuori il meglio di sé. Una grossa mano ce l’ha data la nazionale di Prandelli, disputando un grande torneo e sbagliando solo la finale, perchè erano troppo stanchi. Per quanto riguarda i soldi, in questo momento siamo in difficoltà ma io ho sempre molta fiducia nell’Italia”.

La stampa francese ha sottolineato che il Monaco ha speso più del Milan in questo calciomercato. 

“Torniamo a quello che stavo dicendo: siamo in difficoltà e dobbiamo tirar fuori il meglio da ogni nostro singolo giocatore e gli operatori di mercato possano far qualcosa. Ora è importante fare bene in Europa perchè se cominciamo a mettere 2-3 squadra in Champions ed in Europa League ad alti livelli, siamo ancora molto competitivi”.

Nell’esperienza romana, il primo ha fatto un mezzo miracolo. Ha vinto 4 derby su 4. Che cosa è successo poi? 

“Non è che si sia rotto qualcosa. Tutti sapevano che eravamo in grosse difficoltà economiche, era il momento di mantenere quello che si poteva. Io, da romano e tifoso della Roma, ho preferito farmi da parte e cercare di stimolare i ragazzi così. Già a Riscone avevo detto ai ragazzi che non li sentivo come l’anno precedente. Pensavo che il secondo anno andasse meglio, visto che avevamo un anno di conoscenza. Ed invece ho visto che non ce la facevamo a tenere determinati ritmi, anche mentali e ho preferito lasciare io. Non mi sembrava giusto lasciare a fine anno, per cui ho pensato: ‘Va bene, non possiamo fare di più‘, lasciando la squadra a Montella pensando che potesse fare meglio, dare una sterzata ai ragazzi”.

Te ne sei andato dopo la rocambolesca partita contro il Genoa finita 4-3. Come te la sei spiegata quella partita?

“La determinazione che avevamo l’anno prima, quando riprendevamo le partite anche nel finale, non c’era più nel secondo anno. Era quello che sostenevo già da inizio campionato e stavo male. Stavo male io da tifoso, non parlo da allenatore”.

Menez coma sta andando in Francia?

“Sta andando bene. Lui è un campione sopraffino, ha trovato anche un posto in nazionale. Mi auguro che possa mettere a disposizione della squadra tutte le sue qualità perchè ha delle doti magnifiche. Me lo auguro perchè è un ragazzo bravissimo oltre che essere elegantissimo in campo”.

Nell’intervista rilasciata a l’Equipe ha confessato di voler portare il Monaco in serie A, vincere tutto e poi allenare una nazionale. Ti riferivi ad una in particolare?

“Io ho detto proprio questo: il mio obiettivo è quello di vincere. Tirare fuori il massimo da ogni squadra è sempre stata la mia forza, la mia aspirazione. Qui c’è un progetto ambizioso e speriamo di poter compiere questo progetto. E poi, nella mia carriera, mi piacerebbe allenare una nazionale, perchè è un’esperienza diversa. Questo per concludere bene la mia carriera”.

Potrebbe prenotarsi per la panchina italiana dopo il mondiale del 2014…

“Questo non lo so. Adesso pensiamo far bene che non è facile”.

Totti a Milano è stato strepitoso. Un pizzico di risentimento per avergli fatto giocare quei 2 minuti famosi c’è?
“A parte che erano 4, mi sembra (ride, ndr). A lui avevo detto di scaldarsi già dall’inizio del secondo tempo, poi mi giro verso di lui e gli chiedo: ‘Ma ti sei scaldato?’ e lui mi rispose: ‘No, adesso vado’…ma te possino (ride, ndr)! L’avrei messo dentro prima se si fosse riscaldato!”.

Il calo di Borriello è un po un mistero.

“Forse aveva fatto bene finchè sentiva le motivazioni, poi piano piano si è sentito forse sicuro del posto ed è andato calando. Penso che nel calcio le motivazioni sono fondamentali per competere a grandi livelli. Noi eravamo una grande squadra perchè avevamo quelle motivazioni che ci facevano essere competitivi in ogni momento della gara. Quando sono calate le motivazioni la squadra è andata a rotoli”.

Chi vede come favorita quest’anno per lo scudetto?

“Per lo scudetto rivedo la Juventus. Anche se lo scorso anno aveva il vantaggio di concentrarsi solo sul campionato. Per me sono sempre loro la squadra da battere. Poi ci sono le due milanesi che, anche se non hanno comprato molto, bisogna sempre mettercele. E poi c’è il Napoli di Mazzarri che sta facendo molto bene. Poi Roma e Lazio. Queste sono le squadre che possono competere”.

C’è una piazza che mette più pressione di un’altra?

“La pressione è una cosa che hai dentro di te. Roma è una piazza particolare proprio per tutto quello che si dice e non si dice. Sono tante piccole cose che a Roma vengono sempre ingigantite. Però i tifosi ti sono sempre vicino e questa è la cosa più importante. Roma ha una marcia in più sotto questo aspetto”.

Ranieri e Ancelotti allenano in Francia, Mancini in Inghilterra, Spalletti e Capello in Russia. Che vuol dire questo?

“Siamo diventati più internazionali e meno provinciali. Prima noi italiani rimanevamo sempre a casa e non ci muovevamo mai. Adesso ci muoviamo anche noi. Il calcio italiano è sempre quel calcio che si aggiorna costantemente. Abbiamo un’organizzazione maniacale che all’estero è molto apprezzata e per questo ci basta fare il nostro all’estero per ottenere dei risultati”.

Fonte: RadioRadio

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