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GLASGOW RANGERS La fine di un mito

Glasgow Rangers

La grande crisi c’è e si sente anche nel mondo del calcio. Una piccola Grecia, il club più antico di Scozia (fondato nel 1872), uno dei primi al mondo, lo stesso che sta per fallire. Un nuovo nome per i Rangers di Glasgow, militanti nella Scottish Premier League, il campionato di prima divisione scozzese. Un nome che ripartirà dalla quarta serie, e che vede alle sue spalle un derby vinto per ben 3-2 contro il nemico storico Celtic. Un nome degno anche del suo storico presidente, David Murrey, che mesi fa ha ceduto la società a Craig Whyte. L’inizio della fine. Con un debito di 115 milioni (uno per ogni titolo ottenuto nel corso della sua storia) il club, ex casa di tanti giocatori famosi quali Gennaro Gattuso o Ally McCoist, ha messo un punto domenica alla propria storia, una storia iniziata 140 anni fa con quel motto ideologico che animava i tifosi: impedire agli odiati cattolici del Celtic, i dominatori del campionato di vincere a Ibrox Park, Lo stadio di Glasgow. La vittoria infatti avrebbe fatto festeggiare agli avversari più temuti il titolo di Scottish League sul campo dei Blues, e la soddisfazione di seppellire i propri nemici. Festeggiamenti mai iniziati, probabilmente riinviati.

Bastava osservare le 50mila persone che fuori dallo stadio, domenica, raccoglievano i fondi per evitare il disastro. Una fede che si vede nella loro imperterrita resistenza, nell’amore e nel senso di appartenenza a questo club, anche degli stessi calciatori, quelli che hanno rinunciato al 75% dei loro stipendi, e che, dopo aver battuto il Celtic, hanno dato prova di quanto anch’essi si siano sentiti vera parte di un team. Non è un team, sembrerebbe adesso più una grande famiglia che, malgrado tutto, rimarrà affiatata e non si dimenticherà facilmente la lotta commessa contro ogni decadenza.

 

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