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IL ROMANISTA Nazionale senza filtro

De Rossi e Prandelli

(S. Romita) – Non tutti i grandi campioni sono Gaetano Scirea o Franz Beckenbauer, o ne hanno la fredda signorilità del gesto atletico. Ammesso che anche quello sia il calcio distaccato da imitare. Ci sono anche i Sivori, i Furino, i Benetti, gli Amarildo. Calciatoridalcolpoproibito, dalfallacciodadietro, dalla “mignottata” nascosta e non vista. E anche dal grande talento, dal gesto imprevidibile, dall’estro non inquadrabile in schemi. Grandi campioni comunque, e forse non convocabili oggi in nazionale. Secondo i dettami del Ct Prandelli. Uno che ha deciso di educare chi non ha più sedici annie che in Brasile dovrà affronate uruguayani cattivi e scorretti e costaricani pungenti chiedendo “mi scusi se le prendo il pallone”… Per non parlare delle mammolette inglesi che affronteranno nello stesso girone. In questo mondo dove dire sugli spalti “napoletani puzzoni” vale meno che augurare agli avversari uno schianto in aereo, come gli juventini hanno voluto dire ai granata che ancora si recano a Superga a piangere ogni anno, (a proposito Giorgio Napolitano una parolina l’avrebbe potuta dire o no? O può intervenire solo su Totti?) c’è chi ama descrivere Daniele De Rossi come un killer seriale dietro il quale scatenare la squadra investigativa di “Criminal Minds”.

C’è in giro una spudoratezza e un’ipocrisia che fanno paura. E che troppo spesso fanno presa anche su alcuni tifosi giallorossi che non amano De Rossi, e su qualche commentatore sportivo dai variopinti colori. Vediamo ogni settimana in area cose assurde. Battere un calcio d’angolo oggi vuol dire dare il via alla caccia all’uomo. E non ho mai visto un arbitro fischiare un rigore o fare alcun gesto significativo. Qualche volta richiamano due teste calde e li minacciano. Poi, un secondodopo, tutto come prima. Statisticamente le reti su corner sono quasi scomparse. Mentre chi compie veri gesti vigliacchi in mezzo al campo di solito indica il pallone che si allontana e scuote la testa da destra a sinistra sottolineando la sua purezza virginale. Noi noi. Noi dobbiamo ancora stare a sentire di quel mondiale in cui De Rossi saltando e allargando il braccio fece la bua all’avversario. Ma chiedete a Gigi Riva, che le gambe gliele spezzavano davvero, quanti veri maniscalchi ha dovuto affrontare in carriera.

Ma non stiamo parlando di gesti così. E’ inutile che si tenti di trascinare in tutti i modi De Rossi in quel novero di giocatori. Daniele è altra razza. Non colpisce ai reni da dietro un ragazzo in area come ha fatto da buon pugile l’ingiustamente battezzato Jesus, anche se mitigato da un più laico Juan. Daniele ha lottato con il massimo della foga per scalzare l’Icardi di turno davanti a se. Ha sbagliato. Platealmente. Con gesto così ingenuo e scomposto da far tenerezza, quasi. L’agonismo senza freni sta a Daniele De Rossi come il grasso stava agli scarpini di Pelè. Era necessario e indispensabile. Se gli togliete quello non avrete più lo stesso calciatore. Lotta per la Roma e la difende in tutti i modi. Ma in maniera sana. Una volta si diceva “maschia”. Ma oggi il termine non fa più “fino”. E ti fa saltare il posto in una nazionale mediocre in cui però lui crede tantissimo. E che ama.

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