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IL TEMPO Banti frena la Roma poi cena con Ventura

Luca Banti

(A. Austini) – Prima spezza l’incantesimo della Roma, poi se la ride con Ventura. Banti di Livorno passerà alla storia come l’arbitro che ha interrotto la striscia record dei giallorossi e, a vederlo qualche ora dopo i disastri combinati sul campo, non sembra per nulla pentito.

La notte di Torino non si ferma dentro l’Olimpico. Bisogna fare festa, ci mancherebbe: il vecchio cuore granata ha fermato la capolista e ci sta bene una cena di gruppo. Il ristorante è quello di sempre, la Lampara, a quattro passi dalla stazione di Porta Nuova, uno dei pochi che tiene aperta la cucina nelle ore piccole. Lì si raduna quasi sempre il Torino e così è stato anche domenica. Nella sala principale una bella tavolata: Cerci con la fidanzata, l’altro ex giallorosso Bovo, che ha visto la gara dalla panchina, D’Ambrosio e diversi compagni di squadra e amici. Si ride, si mangia e si brinda a un pareggio d’oro. Nel ristorante c’è anche Ventura, che lascia festeggiare i suoi ragazzi in tranquillità e si accomoda nella saletta sul retro con familiari e amici. Il sorriso è quello delle serate migliori, l’atmosfera rilassata, i camerieri schizzano da un tavolo all’altro perché bisogna accontentare tutti. Anche gli arbitri.
Sì, nella saletta ci sono pure Banti e i suoi collaboratori, seduti al tavolo vicino quello di Ventura, senza dare troppo nell’occhio. La partita è andata bene, per una volta il Torino non si può lamentare e allora perché non scambiare quattro chiacchiere? Finita la cena, Banti e gli assistenti si siedono accanto a Ventura per scambiare quattro chiacchiere.
Di sicuro l’allenatore non si è potuto lamentare di nulla: il gol di Cerci è viziato da un precedente fallo di Meggiorini su Benatia e alla Roma manca almeno un rigore. Il fallo di Darmian su Pjanic non si discute, il contatto successivo tra Bellomo e Maicon avviene fuori area ma non è arrivato alcun fischio. Banti ha sperato in un aiuto di Damato, giudice di porta che non evoca bei ricordi alla Roma, ma anche lui ha deciso di non decidere. Il campionato si merita questi arbitri. Divisi in due fasce dalla Lega, 20 nella Can di serie A e altrettanti per quella di B, ormai vengono utilizzati tutte le domeniche nei vari ruoli. Sono finiti i tempi delle sospensioni. E anche delle promozioni: col sistema attuale, un giovane promettente che dirige le gare in B non può essere designato per la serie maggiore. Mentre chi sbaglia, male che gli va, fa il giudice di porta.
Guadagnano bene – 3mila euro al mese più un cachet da 4.500 euro lordi a partita – e sbagliano tanto. «Sarebbe interessante vedere la classifica senza errori arbitrali» ha detto Garcia domenica sera. Molto interessante: secondo un calcolo basato sulle moviole, la Roma sarebbe lanciata in fuga. Le mancano i due punti di domenica scorsa mentre i «favori» contro Inter e Napoli (rigori assegnati per errore) li ha ricevuti quando era già in vantaggio di un gol. La squadra di Benitez, invece, è stata avvantaggiata contro Milan (mancano due rigori su Poli e Balotelli), Torino (non c’erano i due penalty), Fiorentina (non fischiato rigore su Cuadrado allo scadere), Catania (fallo in area di Behrami su Castro) e potrebbe tranquillamente avere otto punti in meno. La Juve ne ha almeno quattro in più se si pensa al gol regolare annullato al Chievo sull’1-1 e a quello segnato da Tevez in fuorigioco nel derby.
I dirigenti della Roma per ora tacciono e lasciano parlare Garcia e i giocatori: non c’è più la consegna «baldiniana» di evitare polemiche. A Trigoria tutti hanno bene in mente episodi e conteggi. Ma nessuno ha pensato di invitare Banti a cena.
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