

Oggi c’è il Pescara e l’atteggiamento dell’allenatore della Roma è assai più che comprensibile. E’ un’esigenza. «Sono anni che sto qui e mille volte mi è capitato di vedere la squadra rispondere male davanti a un’occasione favorevole. Faccio solo l’esempio di Palermo, la pagina nera della mia gestione. Io temo il Pescara. Perché ormai gioca leggero. Perché i giocatori vorranno dimostrare di essere degni della A, in una piazza importante, davanti a una squadra considerata importante. E allora ho fatto quello che un allenatore deve fare in queste situazioni. Un po’ venerdì, con maggior forza oggi (ieri) . Ai ragazzi ho parlato con chiarezza» . Il che non significa che si possa stare tranquilli. «I giocatori non si distraggono apposta. Anche loro si divertono di più a giocare come contro l’Inter nel secondo tempo che star lì a guardare correre gli altri come è successo nella prima metà della partita» . Ma lui lo sa che il Pescara, con ogni rispetto, in questo momento non riempie l’animo dei tifosi. Così parla d’altro. Di quanto gli ha ondeggiato in testa per tutti questi mesi, dei pregiudizi nei suoi confronti, dei suoi dubbi. Del suo lavoro. «Difesa a tre, difesa a quattro. Non sono dogmi e neanche punti di partenza da cui poi discenda una filosofia. Tutto dipende dall’interpretazione degli esterni. La Juve gioca a tre ed è molto più offensiva di squadre che giocano a quattro. E anche la Roma, quando abbiamo utilizzato quello schema».