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GAZZETTA DELLO SPORT Cavanissimo Un, due, tre micidiale: il Napoli è 3°

Napoli-Roma Cavani

(L. Garlando) – Sono arrivati in tre, come i Re Magi, a benedire questa Befana di grazia del Napoli. Brillano tre gol di un infinito Cavani nel gioioso 4-1 alla Roma che ha trascinato la banda Mazzarri al terzo posto, complice la generosa concorrenza. Il calcio non è il tennis, è sport di squadra, ripetono i mister, ma spesso bisogna partire dai singoli. Perché se la Roma mette tre volte Destro davanti al portiere e non ne ricava nulla, mentre il Napoli ci mette tre volte Cavani e fa tre gol, la cosa incide un filo; perché un mostro che ha segnato 16 gol in 19 partite di campionato (25 in 23 match stagionali!) non ce l’ha nessuno e la cosa inciderà sullo scudetto.

Ma siccome i mister hanno ragione e il calcio non è il tennis, bisogna aggiungere che ilNapoli è molto più di Cavani: è il terzo attacco e la seconda difesa del torneo; è una squadra cresciuta in esperienza e sapienza tattica, come ha dimostrato anche nell’accorta gara di ieri, ottenendo molto da un 4-4-2 difensivo, preziosa variazione sul tema. Mazzarri ha ritrovato poi in Pandev un protagonista di grande qualità; altri, come Maggio, autore del quarto gol, sembrano in ripresa. Il mercato potrebbe aggiungere forze nuove. L’attrezzatura per restare al vertice non manca. Resta un ultimo passo: dimostrare di avere la maturità per riprodurre in serie partite come questa, trovare cioè quella continuità che ha fatto grande la Juve.

OSVALDO DOVE SEI? La Roma esce meno ridimensionata di quanto dica il severo 4-1, gonfiato dall’espulsione di Pjanic nel finale. Sorpresa in avvio, la Roma ha giocato un buon primo tempo, illuminata da un ottimo Totti, calato nella ripresa. È mancato il risolutore: Osvaldo che, a giudicare dallo spezzone giocato (gol), Zeman avrebbe potuto osare. Così come prima avrebbe dovuto immettere Florenzi per sorreggere una mediana frenata da un De Rossi irriconoscibile. Ma nel complesso la Roma ha costruito tanto. Il progetto di Zeman è appena nato, a differenza di quello di Mazzarri, ma la direzione è quella giusta. Per arrivare agli equilibri di questo Napoli serve pazienza. Per dire: la Roma in trasferta non ha mai pareggiato, 5 vittorie, 5 sconfitte. O bene o male. Imparerà a gestirsi, a mediare, a restare equilibrata e non avrà più la seconda peggior difesa del torneo.

ECCO IL MATADOR  Il copione di Mazzarri è limpido: 4-4-2 in fase di copertura. Zuniga si allinea ai tre difensori, Maggio e Hamsik si allargano a centrocampo. Protette così le fasce che Zeman ama battere in corsa. Il Napoli riprende la sua forma (3-4-1-2) quando attacca con un’idea dominante: attaccare gli spazi che si aprono tra i tre mediani di Zeman e la terra di nessuno alle loro spalle. Sta qui la pelle scoperta della Roma, è qui che affonda la prima freccia. Inler innesca Pandev, Pandev con un’idea raffinata fa correre Cavani che brucia Goicoechea (4′). Tutto in verticale, con Bradley e Castan sorpresi nell’imbarazzo della scelta: chiudo? Stringo? Entro? È il gol che cercavano i due tecnici per poter vivere di ripartenze.

BUON TOTTI  In realtà il Napoli per tutto il tempo, pur lasciando intuire un Pandev ispirato, e il solito volonteroso Cavani, che va a cercare Piris a sinistra giudicandolo (a torto) l’anello debole, non riesce più a rendersi pericoloso. Merito anche della Roma che parte maluccio, ma non rinuncia mai a tessere, cresce e all’altezza della mezz’ora prende in mano saldamente il match, soprattutto quando Totti si accentra e defila Destro a sinistra. In posizione di pivot, il capitano, apre due volte la porta allo stesso Destro che pecca di tenerezza. A Zeman manca maledettamente la ruvida risolutezza di Osvaldo, ma anche Lamela, latitante di fascia, avaro dei tagli che pretende il Boemo, prigioniero del bravo Zuniga. Così la Roma spinge, ma il Napoli va a bersi il tè in vantaggio.

OCCHIO JUVE Troppo lontano il novantesimo per attenderlo al calduccio del 4-4-2, deve aver spiegato Mazzarri all’intervallo. Serve fare di più negli spazi concessi dalla Roma. Ok capo, risponde la ciurma. Minuto 3: Zuniga, la sentinella di Lamela, affonda dalla parte opposta, il solito mostruoso Cavani, raccoglie a centro area: piroetta, gol. Adesso sì che la partita rischia di diventare un lunapark di ripartenze. Infatti Hamsik e il Matador volano e sprecano in campo aperto. Ma il tenero Destro si ingoia la sua terza occasione e Cavani sale in cielo per incornare la sentenza: 3-0 al 25′. Il gol del neo-entrato Osvaldo serve ad alimentare i rimpianti giallorossi. L’espulsione di Pjanic spalanca altri spazi che Maggio imbuca per il 4-1. Ora Conte sa che la sua Juve dovrà distrarsi il meno possibile. Conte che un Cavani non ce l’ha neanche dipinto.

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