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La Repubblica, evitare il commissario: Lotito e la partita doppia per l’assemblea di Lega

Lotito

(S. Scacchi) La partita finale di Claudio Lotito, il king maker che in tanti vorrebbero detronizzare dopo anni di dominio della politica calcistica italiana. Oggi, sul ring della Lega Serie A, il presidente della Lazio gioca il primo round di un incontro che vivrà la seconda ripresa sabato con l’assemblea della B. Un doppio tavolo di quella che i protagonisti definiscono “una partita di poker”. Potrebbe essere l’ultima occasione di Lotito per dare le carte.

L’uomo, che ha portato al vertice Maurizio Beretta in Via Rosellini nel 2010 e 2013 e Carlo Tavecchio in Via Allegri nel 2014 (meno determinante invece nella recente conferma dell’ex sindaco di Ponte Lambro), oggi lancerà la sua proposta per il vertice della Serie A: l’ex presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri. Questo nome potrebbe elidersi con gli altri papabili usciti negli ultimi giorni: l’avvocato del Milan, Leandro Cantamessa, e il professor Mario Libertini, il legale che ha guidato la difesa davanti all’Antitrust nel procedimento sui diritti tv 2015-18. Senza dimenticare Beretta. Oppure il presidente del Collegio dei revisori, Ezio Maria Simonelli, che rappresenta una soluzione istituzionale gradita a molti club. Non si può parlare di vere e proprie candidature perché il rischio di un’altra “fumata nera” è concreto e quindi nessuno vuole uscire allo scoperto.

Potrebbero invece essere eletti i due consiglieri federali della Serie A: l’ipotesi è un tandem formato da Beppe Marotta e Claudio Fenucci. La Juventus e il Bologna, possibile asse di una nuova maggioranza formata dalle grandi e dai club meno “lotitiani” delle provinciali. Questo blocco dimostrerebbe che esistono i numeri per approvare il nuovo Statuto con maggiori poteri ai manager esecutivi e meno peso all’assemblea. In questo modo diminuirebbe il rischio di un commissariamento della Lega, caldeggiato dal Coni, anche se sarebbero i vertici della Figc a occuparsene in prima persona: Tavecchio o Michele Uva. L’elezione di Marotta e Fenucci sarebbe il primo passo di un equilibrio politico che prescinde da Lotito. Ma il proprietario biancoceleste non vuole arrendersi: sta tempestando di telefonate i dirigenti di A per far passare le sue posizioni. Gioca tutti i gettoni del potere costruito in questi anni, una rete cementata anche dalle ultime nomine della giustizia sportiva.

E se andrà male oggi, Lotito si asserraglierà nel fortino della Serie B dove ha già portato le sue munizioni da venerdì scorso: vuole diventare il leader dei cadetti per conservare un posto in consiglio federale. Gli oppositori – guidati dal presidente del Frosinone, Maurizio Stirpe – sperano di far mancare il numero legale dell’assemblea di sabato, convocata in fretta e furia seguendo il volere del proprietario biancoceleste. Se questo piano riuscirà, cercheranno un candidato che possa unire la categoria superando le attuali divisioni. In questo momento l’ex presidente, Andrea Abodi, non è in campo. Potrebbe tornare nel ruolo di sfidante solo se Lotito proseguirà a testa bassa nel suo tentativo dopo il 27 marzo nonostante un nulla di fatto sabato. Le battaglie del laziale non finiscono mai.

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