LA REPUBBLICA Belloli: “Mai detto quella frase ma se anche fosse non crollerebbe il mondo”

Belloli
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(F. S. Intorcia) –  «Io quelle parole non le ho dette. E poi sembra che sia crollato il mondo, ma ci sono anche altre cose a cui pensare. Comunque le accuse sono false.. »

C’e un verbale, presidente Belloli.
«Ma io non l’ho firmato. Anzi, non l’ho neanche visto».

E come mai?
«Perché funziona così, è la prassi. I verbali di regola li firma Antonio Cosentino, il mio vice che è delegato per il calcio fernminile. E spuntato fuori adesso. Ma le pare che metterei la mia firma sotto un documento in cui dico una frase del genere, peraltro falsa? C’è un’inchiesta, bisognerà chiarire cos’è successo. Ci sarà stata una manina».

Magari quella frase le è scappata e non se la ricorda, son passati due mesi.
«Io continuo a sostenere il contrario: non l’ho detta».

La segretaria che le ha verbalizzate le conferma.
«Può darsi siano state trascritte parole diverse». Ci sono altri testimoni. «Non intendo replicare a nessuno, guardi. Però… ».

Però?
«Però se anche l’avessi detta stiamo facendo un caso esagerato. Ma io non l’ho detta, eh».

Non ritiene sia una frase così grave?
«Non ho detto questo. La frase è grave, offensiva, per carità. Ma non è vera, non è mia».

E allora che è successo?
«Un agguato, mi hanno teso un agguato».

Un agguato, presidente?
«Un golpe. Mi sono fatto molti nemici, a qualcuno do fastidio».

Qualcuno che le vuole male.
«Si. Vogliono farmela pagare perché sono arrivato per mettere a posto i conti. Sa cosa le dico? A gennaio dovevamo rientrare di 1 milione e 900 mila euro, io in tre mesi ne ho recuperati 1 milione e 500 mila, tagliando dappertutto. Prima di me c’era l’abitudine di distribuire soldi a pioggia. Io ho detto basta. È naturale che mi sia fatto dei nemici. Ma l’andazzo doveva cambiare».

I nomi, i nomi.
«Non accuso nessuno, non qui, non sui giornali».

E alla procura federale?
«Saprei cosa dire, sono pronto. Mi lasci anche dire che ci sono molti aspetti da chiarire, ad esempio come mai un documento riservato sia stato diffuso in rete e ai giornali».

Dicono che Tavecchio, il suo grande sponsor per l’elezione alla presidente della Lega Dilettanti, l’abbia scaricata da un pezzo.
«Boh, non so, per me i rapporti sono sempre rimasti cordiali, è un’invenzione».

Dal presidente Flgc, che pure di gaffe sa qualcosa, sono arrivate parole dure, ieri.
«Non replico, non insista».

Vi eravate scontrati già sulla questione del vincolo sportivo: Tavecchio lavora per abolirlo, lei non vuole…
«Io sono contrario, l’ho detto dal giorno delle elezioni. Ma ne ho parlato con Tommasi e Calcagno dell’Aic. Poi certe mie parole sono state riportate in un altro modo dai giornali».

Ha visto la reazione di Patrizia Panico, centravanti del Verona? Le calciatrici sciopereranno.
«La Panico dica ciò che ritiene opportuno, io so cosa devo fare. Domani al Bentegodi nell’intervallo di Verona-Empoli faremo la premiazione delle squadre femminili. Siamo disposti a tutto, pensi».

Però le donne del calcio vogliono le sue dimissioni, mercoledì c’è un direttivo in Lega. Ha pensato di fare un passo indietro?
«Ancora? Chiarirò tutto. C’è un’inchiesta».

Non si dimette?
«Se verrò condannato… Io so quello che devo fare, la frase non è mai uscita dalla mia bocca. Ho la coscienza a posto, mica sono un pagliaccio».

Ma i fondi al calcio femminile vuole darli o no?
«Un anno fa furono distribuiti 340 mila euro a 69 club di A e B, non è più possibile, ma daremo contributi a chi fa scuola calcio femminile, l’iscrizione gratuita alle nuove squadre, un premio alle giovani calciatrici. Ci sarà un torneo su base regionale per bambine fra gli 8 e i 12 anni, voluto da Rosella Sensi: le squadre vincitrici saranno ospiti, a spese della Lega, della finale di Champions femminile a Reggio Emilia nel 2016. Una mia idea, quest’ultima, se permette».

Ce l’hanno proprio con lei, allora.
«Non mi faccia dire altro, non adesso. Però, mi consenta, credo che il Paese abbia problemi più grandi in questo momento».

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