LA REPUBBLICA Il Napoli si scopre cinico, la Roma gioca e spreca. Callejon la gela nel finale

Josè Maria Callejon

 (M. Azzi) La differenza l’ha fatta un episodio, nel finale: spezzando l’equilibrio di una sfida molto combattuta, che consegna indirettamente lo scudetto alla Juventus. D’ora in poi si giocherà per il secondo posto e per la zona Champions: con il Napoli un po’ più vicino (-3) alla Roma, che ha però una partita da recuperare.Decisivo lo stacco di Callejon. È stata anche una partita a scacchi, tra Benitez e Garcia: complice l’emergenza che ha scombussolato i piani di entrambi gli allenatori, costringendoli a mischiare le carte prima del fischio di inizio e addirittura a gara in corso. Il Napoli ha dovuto rinunciare in extremis a Jorginho (influenza) e Behrami: costretti ad arrendersi dopo la rifinitura. Accanto a Inler è stato dunque promosso Dzemaili, in un centrocampo sulla carta più robusto e offensivo, ma pure dall’assetto meno equilibrato.

Quella della Roma è stata invece una autentica rivoluzione: modulo speculare rispetto agli avversari (4-2-3-1) e parecchie novità in tutti i reparti, mascherate fino all’ingresso in campo. Nella formazione definitiva è riapparso a sorpresa Maicon ed è sparito Destro, lasciato in panchina per il brasiliano Bastos: tra i più intraprendenti dei suoi e a suo agio nella posizione di mezzala, in linea con Florenzi e Pjanic. I giallorossi non si sono persi d’animo nemmeno dopo l’infortunio di Strootman, costretto a lasciare il suo posto a Taddei dopo soli 13’: proprio nel momento in cui ai 500 sostenitori ospiti è stato consentito di entrare in ritardo al San Paolo, tra lanci di fumogeni e petardi. Uno steward ne ha fatte le spese: stordito e ricoverato in ospedale. Bollente l’atmosfera in tribuna, nonostante la partenza a rilento degli azzurri.

Garcia ha dato l’impressione di aver azzeccato tutte le mosse tranne una: Gervinho centravanti. Le tre migliori occasioni del primo tempo sono capitate proprio sui piedi del brasiliano: imprendibile sul filo del fuorigioco, ma incapace di restare lucido al momento del tiro e fermato da Reina (38’) nel duello più ravvicinato. Il portiere del Napoli è stato poi decisivo pure su un missile di Bastos: poco prima dell’intervallo, a riprova delle grandi difficoltà incontrate dagli azzurri. La squadra di Benitez si è resa a sua volta davvero minacciosa solo una volta, con un bel tiro a giro di Mertens (45’) neutralizzato da De Sanctis. Non abbastanza per incrinare le certezze degli avversari. L’assenza di Jorginho e l’ennesima prova sotto tono di Hamsik hanno penalizzato le geometrie del Napoli, messo a lungo in difficoltà dalla tecnica dei palleggiatori di Garcia, in mezzo al campo.

Ai punti avrebbe meritato di più la Roma, a metà partita. Ma è stato giustamente annullato per fuorigioco il gol di testa di Benatia, che per un attimo aveva ammutolito il San Paolo. E lo scampato pericolo ha permesso a Benitez di riordinare le idee nell’intervallo, presentando nella ripresa una squadra se non altro più corta e decisa, rispetto al deludente primo tempo. La differenza si è vista subito e gli azzurri hanno cambiato marcia, costruendo due palle gol in rapida successione con Callejon (parata di De Sanctis) e un tiro alto di Higuain. L’inizio di una sfida diversa. Benitez ha dato più equilibrio al Napoli con l’ingresso a centrocampo di Henrique. E poi ha rischiato il tutto per tutto sostituendo il fantasma di Hamsik con Insigne. Ma la Roma non è stata a guardare e ha dato la sensazione.

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