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IL ROMANISTA Crediamoci sempre, fino alla fine!

Coreografia Derby

(G. Sanzotta) Ora possiamo confessarlo, dopo il 5 gennaio in molti abbiamo temuto che quel bel giocattolo ammirato nel girone di andata potesse guastarsi. Oggi possiamo dire invece che questa squadra è più forte di quella di inizio campionato, è consapevole dei propri valori, è solida, sa di non essere seconda a nessuno. Ha una arroganza maschia che le consente di affrontare la Juventus e spaventarla. Episodi sfortunati (e non solo) l’hanno punita a Torino.

Martedì all’Olimpico invece la squadra bianconera non poteva che soccombere davanti alla grinta, alla determinazione e alle qualità dei giallorossi. Diciamolo con orgoglio, i bianconeri sono apparsi piccoli, perfino timorosi, quasi spogliati del loro blasone e della superiorità in classifica. Affidando le possibilità di vittoria a qualche episodio fortunato, che stavolta non c’è stato. Dico con sincerità che quella ragionata furia agonistica mi ha sorpreso. Ma ripensandoci a mente fredda forse non avrei dovuto stupirmi. La sconfitta di Torino poteva tagliarci le gambe. E invece liquidata la Sampdoria in coppa Italia, la Roma ha affrontato Genoa e Livorno con irridente superiorità. Visto l’inizio della gara c’era solo da chiedersi quante reti avrebbe segnato. Genoa e Livorno si sono arrese subito e in fondo hanno lasciato Roma quasi contenti di non aver subito un passivo ancora più umiliante. La Roma è ripartita da quel 5 gennaio ancora più forte. Mi piacerebbe se si potessero rigiocare ora le gare con il Milan o il Sassuolo. Giusto però guardare avanti. Giusto anche riconoscere a Garcia dei meriti particolari. A me non ha stupito la sostituzione di Dodo con Torosidis.

Comunque questa squadra, indipendentemente dai valori dei singoli giocatori, ha carattere ed è capace, se necessario, di sfidare l’avversario sul piano del fisico e della determinazione. Io non ricordo una squadra così. La Roma non prende reti da quel 5 gennaio, e De Sanctis è stato in questo gennaio uno spettatore. Speriamo lo resti anche a Verona. Una gara importante perché deve confermare che questa Roma, non solo difende il proprio secondo posto, ma non ha nemmeno rinunciato a un sogno più grande. Certamente otto punti sono tanti e recuperarli non sarà semplice anche perché dietro Juve, Roma, Napoli e forse la Fiorentina c’è il vuoto. Ci sono squadre palesemente inferiori che solo in circostanze fortunate possono creare difficoltà alle prime, per il resto partecipano a un campionato a parte.

Sarà difficile recuperare quegli otto punti a una squadra infallibile in Italia, quanto vulnerabile in Europa. Ma possiamo dire che quello è forse il limite di Conte? A me non convincono le analisi di chi vede il calcio italiano distante anni luce da quello di paesi come Spagna, Inghilterra e Germania: E’ vero che la più forte delle italiane è uscita al primo turno fermata da squadre non irresistibili. Non sarà per caso colpa di un modo di giocare?. Di un complesso di inferiorità? Di una mentalità? Benitez ha portato il suo Napoli a un passo dalla qualificazione in un girone terribile e pur avendo una difesa inadeguata e un centrocampo di molto inferiore alla Roma. E’ lesa maestà pensare che un Benitez e perché no, Garcia, alla guida della Juventus, avrebbero raccolto risultati migliori? E allora perché non sognare che il prossimo anno questa Roma posa dire la sua in Europa? Certo da noi non ci sono Messi o Cristiano Ronaldo, ma quanti hanno un centrocampo forte come quello della Roma. In giro ci sono tante coppie difensive migliori? Forse, ma diciamolo piano, si stanno gettando le basi per un ciclo importante, in Italia e in Europa. Questa Roma sta progettando il futuro e soprattutto, anche grazie Garcia, c’è la mentalità giusta. E’ tempo di pensare in grande. Di vincere, a partire, da Verona le nostre partite.

Di sperare che l’avversario di sempre, cioè la Juventus, possa compiere dei passi falsi. Possiamo non vincere lo scudetto, difficile che compagini provinciali come il Chievo, i nobili decaduti del Milan, le macerie della grande Inter, l’orgogliosa Atalanta, il volenteroso Torino possano regalarci un sogno. Ma proviamoci. Gettando comunque le basi per un sogno ambizioso. Utile anche all’Italia che non deve dimenticare di essere, dopo il Brasile, la nazionale più titolata al Mondo. Il calcio da noi è importante, dobbiamo tornare a farci rispettare mettendo da parte i catenacciari emuli di una italietta che non c’è più e non deve più tornare. Possiamo vincere anche senza sceicchi spendaccioni e volubili. A Roma ci stiamo provando e possiamo avere questa ambizione avendo visto i campioni d’Italia affrontarci chiusi e arroccati nella loro metà campo. Per questa annata, lo scudetto, non è nelle nostre mani. Non basteranno le nostre vittorie, servono le sconfitte degli altri. Ma un secondo posto e una vittoria della Coppa Italia sarebbero un trionfo. E questi due obiettivi sono nelle nostre mani. Dipendono da noi. Il campionato è ancora lungo, ma se riusciremo ad avere la stessa cattiveria di martedì, le inseguitrici possono mettersi l’anima in pace e se chi ci precede scivolasse sentirebbe il nostro fiato sul collo. In coppa Italia invece adesso dovremo vedercela con il Napoli o la Lazio. Ieri in molti si chiedevano quale fosse l’avversario migliore da incontrare. Io lo dico subito: il Napoli. La squadra di Benitez è decisamente più forte e dunque anche i rischi sono maggiori. Almeno sulla carta. Ma quelle, per i laziali, sarebbero le partite della vita, mi basta già sentirli alla vigilia dei derby di campionato. Il loro scudetto è soltanto battere la Roma, non hanno altre ambizioni. Ancora oggi festeggiano il 26 maggio senza rendersi conto che la loro squadra è più vicina alla B che alla Roma. Non mi va di dargli questa ulteriore speranza, non mi va di vedere degli assatanati che cercano in una remota ipotesi di vittoria il solo riscatto. Quella possibilità non vorrei dargliela. Nobilitiamo la Coppa Italia con una semifinale tra Roma e Napoli. Se poi dovessero fare un miracolo a Napoli, ci penseremo dopo a riportarli sulla terra. Ma adesso, come direbbe Garcia, pensiamo a Verona. Vinciamo per rendere più bella la primavera. La nostra.

 

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