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DOPO PARTITA La lettura dell’incontro di Paolo Marcacci

Strootman

Speriamo che Morgan De Sanctis abbia scelto il secchiello di pop corn della misura più grande, per trascorrere i novanta più recupero di un pomeriggio più umido che freddo, più marzo che gennaio. Agli antipodi, vale a dire nella porta avversaria, il giovane – e promettente – Bardi si guadagna la doppia razione a cena, per le calorie bruciate nel cercare di intercettare tutte le conclusioni che gli sono arrivate, con la frequenza di una ogni trenta secondi. Prima della gara, abbiamo avuto il tempo di vedere la goleada madridista a Siviglia: ebbene, il Betis che ne ha presi cinque è stato molto, molto, molto più in partita del Livorno di Perotti; più che di Perotti, di Spinelli, visto il frastornamento che gli amaranto, oggi in bianco, hanno evidenziato sin dai primi minuti, quando Mattia Destro, il Gerd Müller dello Stato Pontificio (anche perché le Marche erano dentro i confini papali), si materializza lì dove deve, dove sa: subito uno a niente, un niente che resterà fino al triplice trillo di Russo, uno che è riuscito nell’impresa di mostrare un’espressione più triste di Perotti. Va beh, divaghiamo perché questa rifinitura pre-Juventus è trascorsa praticamente giocando a freccette contro Bardi, col sinistro di Strootman che sembra mezzogiorno al Gianicolo, col destro di Ljajic che sul finale riesce a stanare il ragnetto dal buco, con Gervinho che se riuscisse a scorgere la porta avrebbe la quotazione di mercato di un Van Gogh. Il tutto mentre il volenteroso Paulinho, un po’ Osvaldo dei poveri, se la litiga con tutti, soprattutto per la frustrazione di non ricevere dai suoi una breccola di assistenza. Torosidis a ogni apparizione mostra sempre di essere una bistecca con patate: tanta sostanza, magari un po’ ruvida, che nutre la fascia e irrobustisce il reparto. C’è tempo per tutto, quindi spazio alla “ciccia” di Nainggolan che si sente in copertura e si vede nell’impostazione: sua, per dire, la biglia per il fendente di Ljajic; per un riscaldamento un poco più intenso di Totti, per Edson Arantes Florenzi. Alla fine, l’Olimpico canta già per la Juve, il Livorno non vede l’ora di ripercorrere l’Aurelia al contrario. Piccola riflessione: la mole di occasioni prodotte, meritava un 7-0, perlomeno. Chiedere a Biagianti, ex catanese spavaldo tra le mura del Massimino, a cui era già successo contro la Roma di Spalletti.

Paolo Marcacci

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