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SPORT UNO D’Amico: “Mondiali ’74, la Nazionale era un clan, Chinaglia fece bene. A Balotelli servirebbe uno come Maestrelli”

Vincenzo D’Amico

Dai tocchi di classe ai calci nel sedere di Chinaglia, lo Scudetto e la lite con Bearzot che gli fece perdere la Nazionale. È un Vincenzo D’Amico sempre in gran forma quello intervistato da Stefano Greco a “48 minuti” il programma di Sport Uno (visibile al canale 60 del digitale terrestre e al 44 di Tivusat) – in onda domenica alle ore 16 e in replica alle 21 – che ogni settimana ospita un grande personaggio dello sport per un’intervista a 360°.

Lanciato in Serie B da Tommaso Maestrelli appena 17enne, nel 1974 è uno dei protagonisti del primo Scudetto della Lazio. Negli anni successivi qualche sregolatezza di troppo offusca una classe immensa, ma in 14 anni di Lazio la salva più volte dal baratro. “Sono stato il più grande giocatore di tutti i tempi per il fisico che avevo”.

Pistole e palloni, la Lazio del 1974. “Era una squadra di sbandati e pazzi scatenati. C’era qualcuno che aveva la voglia di sparare a degli oggetti quando si era in ritiro. Petrelli aveva una pistola, Chinaglia un Winchester. Usavamo bersagli, anche umani delle volte. Era un divertimento non una malattia”.

Giorgio Chinaglia, Luciano Re Cecconi, il ricordo. “Mio figlio ha di secondo nome Luciano proprio per Re Cecconi. Comunque quella non fu una sparatoria ma un omicidio. Di Chinaglia la cosa che più mi fa male è che ne parlino senza averlo conosciuto. Si ricorda ancora il gesto a Valcareggi ma la gente non sa perche Chinaglia fece quel gesto. Io lo giustifico, in Nazionale c’era realmente un clan. Giorgio aveva solo un problema: doveva fare gol altrimenti non era contento. Era una persona di una bontà fuori dal comune. Si parla anche del calcio nel sedere a Milano, ma quello non fu un calcio, ma un’incitazione”.

Il “Maestro”. “Maestrelli era un grande, sapeva come prendere in giro tutti, anche Chinaglia. Senza di lui quella squadra non avrebbe mai vinto. Abbiamo vinto per lui, poi con la sua morte finì tutto”.

L’amarezza del Calcioscommesse. “Era troppo facile combinare le partite. Accordi tra giocatori e accordi tra società. Ma non ho mai visto nulla”.

La rivalità con Claudio Sala e Bruno Conti, fino allo scontro con Bearzot. “Alla prima convocazione io entrai a destra e Bruno a sinistra. Bearzot diceva che potevo giocare solo a destra. I giornalisti romani mi chiesero: “L’anno dello Scudetto giocavi a sinistra vero?” io risposi : “Vero!”. Bearzot non la prese bene. E poco dopo non mi convocò più”.

La Lazio di Lotito. “Non ha nulla a che vedere con la Lazio. Prima era la Lazio adesso è Lotito presidente della Lazio. Anche nei momenti più terribili della nostra storia il popolo laziale era da una parte adesso no. Tanti hanno perso amore e passione per questa società. C’è qualcosa che non va per il verso giusto. Al tifoso manca un giocatore a cui identificarsi”.

I “genio e sregolatezza” del calcio di oggi: Cassano e Balotelli. “Cassano è un grande giocatore, ma ha esagerato rispetto a me. Nessuno era bravo come me. Quando Cassano metterà altre 200 ragazze in lista mi raggiungerà. Comunque sto scherzando. A Balotelli sarebbe servito un Maestrelli come è servito a me, ma credo che anche Maestrelli avrebbe fallito con lui.

Programmazione: “48  minuti” va in onda con due puntate ogni settimana. La prima ogni lunedì alle 18 e in replica il sabato alle 21, la seconda alle 16 e alle 21 la domenica.

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