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IL ROMANISTA Sei vittorie e le sei giornate in cui Dio creò il mondo

Curva Sud Roma

(M.Bianchini) – Sei frecce giallorosse si sono abbattute in rapida successione sul campionato, facendo barcollare il monopolio delle certezze ostentato immemorabile dalla cosiddette grandi. Hanno “ballato” soltanto per poche ore , quando i teleschermi del pomeriggio domenicale si sono riempiti di chiacchiere quasi tutte a ricordare il fresco tabù bolognese che avrebbe potuto farsi valere anche stavolta. Poi è arrivato il diluvio romanista a restituire il volto legittimo alla classifica, costringendo le penne prestigiose che raccontano calcio, a gareggiare fra loro per la conquista degli aggettivi più eclatanti da dedicare al football stellare esibito dalla squadra di Garcia. L’evento del sesto colpo vittorioso, merita tuttavia una celebrazione speciale che fa cadere anche noi in tentazione. E ‘ cominciata la caccia a qualcosa di straordinario che placasse l’affanno di non poter riuscire a trovare le corde giuste per una maestosa serenata. A cominciare dal simpaticissimo 6, definito dalla scienza matematica numero “razionale” in virtù di una serie di complicate combinazioni positive. Ci basti sapere che “razionale” è sinonimo di ragionevolezza, come quella che accompagna il cammino della truppa giallorossa. Ma non basta. Il numero sei diventa ancora assoluto protagonista in una alta citazione che si sposa felicemente con la serata dell’Olimpico.

La riferiamo testualmente ad alimentare i sogni dei tifosi giallorossi i quali vi troveranno un segnale propiziatorio con cui etichettare un suggestivo trampolino di lancio. Scrisse Sant’ Agostino: «Sei è un numero perfetto di per sé e non perché Dio ha creato il mondo in sei giorni, piuttosto è vero il contrario. Dio ha creato il mondo in sei giorni perché questo numero è perfetto e rimarrebbe perfetto anche se l’opera dei sei giorni non fosse esistita».

La nuova Roma, emulatrice rispettosa risponde con le sei vittorie con cui non ha creato il mondo, ma più modestamente una pista di lancio dotata del classico nastro di partenza facendo finta che il campionato inizi domenica prossima allo stadio di S. Siro. Però, sempre in virtù della furbesca filosofia predicata, lo “starter” Garcia farà partire il colpo con un ordine preciso: «Avanti tutta, ma a fari spenti». Su questo tema si sviluppa il portentoso fenomeno dei tifosi romanisti forse apparsi mai così maturi e coscienti dell’obbedienza che merita il consiglio del generale Rudi. Nell’aria si respira una consapevolezza inedita che sembra aver abbandonato il rito scaramantico, fatuo amico di un giorno, per approdare a lidi dove alberghi il razionale entusiasmo dei forti. Non più proclami costruiti sull’enfasi di teorie suggerite da improbabili personaggi, ma intuizioni popolari che difficilmente sbagliano. Sembrano finiti i tempi in cui bastava vincere il derby per essere felci tutto l’anno. Il calcio ballerino con i suoi provvisori lustrini, non abita più qui. Basterebbe osservare meglio lo sguardo del Capitano prima di ogni partita. Freddo, implacabile, Totti sembra dire: «signori, la ricreazione è finita. Ora si fa sul serio». Avanti tutta come suggerisce Garcia, ma sempre “ a fari spenti”. Ci sarà più gusto ad illuminare nel momento giusto la scena della disperazione, dove si dibattono vecchie signore, diavoli dalle corna ammosciate , biscioni cadenti e perché no , aquile reali che hanno perso il gusto di volare.

 

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