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PANORAMA La strana seconda vita del pentito del calcioscommesse

Calcio

(G. Ferraris) – Debrecen, Ungheria, fine agosto. L’uomo che attraversa le strade del centro sembra vittima della sindrome da shopping compulsivo: prima acquista un paio di costosi occhiali da sole senza nemmeno provarli, poi si infila in un negozio di abbigliamento sportivo dove fa incetta di polo griffate, infine scruta a lungo la vetrina di un concessionario di moto dal quale, pochi giorni dopo, uscirà in sella a una Honda Silver Shadow nuova di zecca. La disinvoltura dell’uomo, le sue tasche gonfie e la sua etnia tamil fanno sì che la sua presenza non passi inosservata nella piccola città magiara: né per il titolare di un night club che lo invita (con successo) a entrare, né per gli uomini dell’Interpol, che da lontano monitorano i movimenti di quel puntino nero in mezzo a migliaia di teste bionde. Il motivo è semplice quel signore non è un miliardario annoiato in visita di piacere, ma uno dei registi del calcioscommesse mondiale. Si chiama Wilson Rai Perumal e fino al 2011 era il referente europeo della cupola che da Singapore ha truccato almeno 400 partite in tutto il mondo (Italia compresa), ed è riuscita ad accumulare una fortuna stratosferica, secondo alcune stime fino a 90 miliardi di curo.

Un totonero in scala planetaria, messo su con l’aiuto finanziario delle Triadi cinesi e fondato su una capacità di intervento capillare anche in paesi dal dubbio pedigree calcistico. Due anni e mezzo fa, Perumal è stato arrestato in Finlandia e da allora ha cominciato a collaborare con i giudici di mezza Europa e gli organismi antifrode internazionali. La magistratura lo ritiene attendibile: le sue rivelazioni hanno dato il via alla seconda fase dell’inchiesta Last Bet, coordinata dalla Procura di Cremona e dal servizio centrale operativo della polizia, che nell’ultimo biennio ha messo a dura prova la credibilità del pallone nostrano. Ma sarebbero anche all’origine degli arresti che il 18 settembre, a Singapore City, hanno portato in carcere 14 presunti affiliati all’organizzazione, compreso il pericoloso boss Tan Seet Eng, inseguito da un mandato di cattura internazionale.

All’inizio del 2013 Wilson, oggi 46enne, è stato estradato in Ungheria, dove le sue informazioni sugli intrecci fra incontri sospetti del campionato locale, criminalità organizzata slava e asiatica gli sono valse l’ingresso nel programma di protezione testimoni. Ma gli uomini dell’Interpol hanno continuato a seguire da vicino gli spostamenti dell’ex intermediario. Scoprendo che la sua «seconda vita» è molto simile alla prima. Forse troppo. A dimostrarlo c’è il più banale degli errori: pochi mesi fa Perumal ha riaperto la sua bacheca Facebook, inattiva dal 2008. Le foto in queste pagine, e che nessuno aveva ancora pubblicato, mostrano un uomo rilassato e visibilmente dimagrito rispetto alle uniche immagini finora disponibili, risalenti al processo finlandese di due anni fa. Ma soprattutto rivelano atteggiamenti poco compatibili con lo status di pentito e una rete di contatti con il sottobosco pallonaro mai davvero interrotti. Wilson ha un debole per gli autoscatti: ma quando decide di condividerli online finisce per rivelare la città in cui si trova, dove non si comporta esattamente come una persona sottoposta a limiti di movimento e blocchi patrimoniali. Tutt’altro. Anche i locali che frequenta e le sue amicizie femminili finiscono in rete, così come la sua nuova moto. Ed è proprio quest’ultima fotografia a rivelare qualcosa in più: i primi amici virtuali a commentarla sono infatti Zekrea Nana e Safious Salifou. Il nome del primo compare nei database della Fifa, è un agente di calciatori africani, mentre il secondo è l’ex portiere della nazionale di calcio del Togo. Coincidenze inquietanti, visto che prima di decidersi a collaborare con le autorità, Perumal aveva battuto l’Africa in lungo e in largo per conto dei padrini asiatici, corrompendo decine di giocatori, arbitri e agenti. E che proprio in Togo, nel 2010, allestì il suo capolavoro: una partita fasulla in cui la sedicente rappresentativa locale, in realtà composta da attori, si fece battere, contro ogni pronostico, dal Bahrain. Gli unici a puntare a favore, quel giorno, furono i suoi allibratori, guadagnando 20 milioni di dollari.

Ma la lista dei contatti di questo pentito sui generis è molto più estesa. Il suo profilo ha interagito fra aprile e settembre con quelli di una ventina di ex calciatori e addetti ai lavori. Un’altra foto lo ritrae in compagnia di un membro della nazionale ghanese, anch’essa finita più volte al centro di incontri chiacchierati. Alcuni interlocutori si rivolgono a Wilson chiamandolo «boss», altri gli chiedono informazioni sullo stato delle indagini a Singapore. Alimentando il dubbio, come ha rivelato a Panorama una fonte investigativa, che dietro il pentimento ci sia la volontà di proseguire nel business, magari approfittando della situazione per fare fuori qualche concorrente.

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