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IL TEMPO Venditti: “La Roma tolga il mio inno allo stadio”

Venditti

(E. Menghi) – Altro che «Notte prima degli esami». Dal suono dell’ultima campanella al giorno dell’orale, gli studenti di tutta Italia ascoltano le note della famosa canzone di Antonello Venditti, che ha il picco di visualizzazioni su Youtube in questo periodo particolare dell’anno.

Ma stavolta il cantautore ha fatto parlare di sé per un altro testo, altrettanto conosciuto, soprattutto dai tifosi che lo cantano a squarciagola all’Olimpico, l’inno «Roma Roma» (e «Grazie Roma» alla fine delle partite vinte). Ed è scoppiata la polemica sul web e nelle radio romane. A metterlo in discussione è lo stesso Venditti, che prende le distanze dalla nuova società: «Gli americani stanno trattando la Roma come i Boston Celtics. Il problema non sono i laziali dentro Trigoria, ma i romanisti che non ci sono più. L’ultimo è stato Franco Baldini. Bruno Conti è stato messo da parte senza spiegazioni. Io da questa società non ho goduto di nessun privilegio e nemmeno lo voglio. Il mio inno non lo identifico più con la Roma, con questa Roma. Sono parole figlie di un’altra Roma. Spero che lo tolgano».

Passa qualche ora e arriva la «correzione» del tiro: «Non posso certo toglierlo io l’inno della Roma. Ho solo detto che – ha precisato a Radio Radio – se gli americani dovessero prendere questa decisione, l’inno resterà comunque nel cuore della gente». Sull’argomento Venditti è, poi, tornato in un post su Facebook: «Cari romani, romane, romanisti e romaniste di tutto il mondo, voglio rassicurarvi sulle mie parole e sul mio pensiero rispetto agli Inni per la nostra amata Roma! La mia voleva essere una forte provocazione per spronare il presidente e i dirigenti a riportare l’AS Roma alla nostra cultura, rendendola più simile nei contenuti e nei risultati alla nostra grande storia di tifo calcistico, di sportività e di amore. Sempre orgoglioso di essere con voi, uno di voi….per sempre! Gli Inni sono nel cuore e non appartengono più all’autore, ma ad ognuno di noi. Forza Roma».

Insomma, il malumore di Venditti sembra più legato ad acredini personali con Pallotta & Co. piuttosto che alla delusione scaturita dalle due stagioni dei giallorossi. La maggior parte dei tifosi lo ha snobbato: c’è chi lo ha etichettato come «vedovo della Sensi», chi ha scelto l’indifferenza, suggerendo che «i problemi della Roma sono altri», chi ha colto la palla al balzo per rilanciare l’idea di cambiare l’inno e ha proposto «Mai sola mai» di Marco Conidi, ma c’è anche chi, invece, si è immedesimato nel cantautore romano, assicurando che «se lo dice lui, forse un problema c’è sul serio».

Non poteva mancare l’ironia dei laziali, che su Twitter consigliano: «Io prima di ogni partita della Roma metterei “Bisogna saper perdere” dei The Rokes», mentre qualcun altro ricorda quel fatidico 26 maggio: «Lulic, guarda che hai combinato». Non è la prima volta che Venditti viene contestato dai romanisti: il 24 giugno del 2001, al Circo Massimo, era andato in scena il suo mega concerto per festeggiare la vittoria dello scudetto, il cantante aveva negato di aver ricevuto soldi per l’occasione, ma quell’esperienza la trasformò in un disco e il dibattito non si placò di certo. Fu Totti in persona a rivendicare una «vera festa», di quelle che si fanno solo col cuore. Lui aveva giurato di averlo fatto per amore dei colori giallorossi. Ma in fondo una piccola speranza per il futuro l’ha conservata:«Zeman ha sbagliato con De Rossi. Daniele è un campione e ha bisogno di persone che lo capiscano per farlo tornare a giocare come sa e come gioca in nazionale. Ora con Garcia si ricomincia da capo».

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