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DOPO PARTITA La lettura dell’incontro di Paolo Marcacci

Osvaldo

Andreazzoli mescola e rimescola, col risultato che in più d’uno si ritrovano pesci fuor d’acqua, tipo Piris che non mostra le branchie adatte per fluttuare all’altezza della linea mediana. Corini alza la Maginot che ti aspettavi, senza far nulla per nasconderlo, con la giusta dose di ruvidezze e provocazioni: Dainelli istiga, qualcuno rischia di cascarci. Il mantenimento dello zero a zero è la stella polare dei clivensi, che con Hetemaj puntano a non buttare sprecare neppure una briciola di pallone. Partita vera per i veronesi più che virtualmente salvi ma scorbutici come se avessero i punticini del Siena. Ogni tanto il pallone si imbatte in Luciano, che una volta si chiamava Eriberto e che ha campato già per due vite calcistiche, tanto che ti chiedi quanti anni abbia e se sia proprio lui o un sosia un po’ più statico di quello che ricordavi. Però i minuti passano come nuvolette di polline e le ventate di Dodò lì a sinistra non bastano ad aprire la partita, che resta dura come un’ostrica e bruttina come una cozza. Resta da capire se nel secondo tempo spiovano più imprecazioni o cross da nulla di fatto lì sotto la Nord. A un certo punto viene pure il sospetto che Andreazzoli faccia decidere i cambi al pallottoliere, fatto sta che la Roma non sa dove passare, anche perché quando fa possesso tutti aspettano la palla sul piede, come quando c’era lui, cioè prima di Zeman. Guardalinee indisponenti come precarie di un call center, Totti prova pure a farli ragionare. Il Capitano copre una porzione di campo che è tanto ampia quanto distante dalla porta; rimpalli su rimpalli, a testimoniare che il caso s’impadronisce progressivamente dello spartito. Ultimi minuti in cui Lobont è sottotitolato da film horror: non aprite quella porta, con Thereau e soci. Marquinhos è un’altra cosa, là dietro, speriamo tra qualche mese non ci spieghino che si tratta di un lusso, per noi. Anche perché il resto, come livello medio attuale, si vede al novantesimo, su una transizione offensiva del Chievo che Burdisso non controlla e che Castan non sorveglia: Thereau, per l’appunto. Zero a uno con tutto il disappunto di chi ha pagato il biglietto. I tifosi, del resto, i soldi ce li mettono sempre.

Paolo Marcacci

 

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