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IL MESSAGGERO Di Martino: “Scommesse, un pozzo senza fondo”

Calcioscommesse

(S. Carina) – «L’inchiesta è ancora lunga, ci sono ancora delle cose interessanti che stanno emergendo, è un pozzo senza fondo». Ancora una volta a lanciare l’allarme sul calcioscommesse è il Procuratore capo della Repubblica di Cremona, Roberto Di Martino. L’occasione per fare il punto della situazione è il convegno «match fixing»tenutosi ieri nella sede dell’avvocatura di Stato di Roma. Quello che appare certo è che la chiusura dell’inchiesta appare ancora lontanissima: «Abbiamo a che fare con oltre 100 partite, 160 persone indagate e 200 mila telefonate intercettate tra le persone coinvolte. L’indagine è ancora in corso ma appare indubbio che quella che coinvolge Cremona è abbastanza ampia e consente di dare uno spaccato del match fixing in Italia». 

AFFARI D’ORO Un giro d’affari che vale nel mondo 140 miliardi l’anno e 10 in Italia, su cui ha aperto gli occhi anche l’Europa: Bruxelles, ha dichiarato l’eurodeputato Salvatore Iacolino, sta lavorando ad un «approccio giuridico comune» per trovare leggi e misure appropriate contro i fenomeni di riciclaggio legati alle scommesse. Ma che qualcosa non funzioni nel modo giusto, è proprio Di Martino ad ammetterlo: «Nessuno può credere che il fenomeno sia limitato a quello che abbiamo scoperto. L’indagine ha messo in mostra solo una piccola fetta della corruzione che c’è nel mondo del calcio». 
Dunque è necessario «contenere e reprimere» certi atteggiamenti. E invece «c’è una tendenza a comprenderlo senza screditarlo a sufficienza»soprattutto da parte di chi vive nel mondo dello sport e del calcio in particolare. «La cosa che mi ha più preoccupato nei calciatori – spiega il pm – è che quando vengono interrogati sulle partite manipolate nella parte finale del campionato, ritengono che sia un fatto assolutamente veniale. Senza contare che uno degli arrestati ci ha riferito che il 70% dei giocatori scommette sulle partite di calcio». 
RIMEDI E RICHIESTE DEI PM Per fronteggiare meglio il problema bisognerebbe intervenire con più incisività. Sia innalzando le pene previste per la frode sportiva – «Oggi ci sono pene irrisorie» ha spiegato il pm di Bari, Ciro Angelillis – che estendendo alle società sportive il decreto legislativo 231 del 2001, il provvedimento che ha introdotto la responsabilità amministrativa delle aziende che possono essere ritenute responsabili in relazione ad alcuni reati commessi o tentati dai propri amministratori o dipendenti.
MAGISTRATI E PROCURE Passerella finale sui rapporti tra magistrati e la Procura federale della Federcalcio: «C’è la massima collaborazione –spiega Di Martino – quando ho qualcosa che non deve essere supersegreta la trasmetto a Palazzi. Se salta fuori qualcosa che non può essere messo a disposizione allora faccio degli omissis o non mando gli atti ma le cose gliele dico anche a voce». E sui famosi mister x e mister y, Di Martino non si sbottona: «Lasciamo perdere il discorso. Mauri? Lo stesso, lasciamo perdere».
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