GAZZETTA DELLO SPORT Il 2013 secondo Di Biagio: “Roma e Lazio, fatti troppi errori”

Gigi Di Biagio

(D. Stoppini)  Da queste parti si sintetizza così: stiamo da capo a 12. Secondo Di Biagio è un concetto che va bene per Roma e Lazio?

«Non proprio».

Perché no?

«Perché sposterei il punto d’osservazione. Riavvolgerei il nastro tornando alla scorsa estate: l’errore è stato lì, in due rose per motivi diversi sopravvalutate. La Lazio non aveva i numeri per reggere: nei 13-14 giocatori è una squadra ottima, ma su più competizioni ha pagato il conto».

E la Roma?

«Ha pesato il continuo cambio di allenatori e i tanti giocatori nuovi per il secondo anno consecutivo. Si è ricominciato con nuove facce, nuove scommesse, nuova impostazione. Tutto nuovo. Tutto troppo nuovo».

Ma l’organico è adeguato o no?

«Penso che non sia una rosa da scudetto.Maper restare in corsa per un posto in Champions, quello sì. Per intenderci: credo che la classifica sia più fallimentare per la Roma che per la Lazio ».

Che cosa non è andato con Zeman?

«Bisognava conoscerlo…».

Beh, mica era una scoperta.

«Quando scegli Zeman, scegli tutto il pacchetto. Lui è così, prendere o lasciare. Io stravedo per lui anche se in alcuni concetti non mi riconosco, e lui lo sa. Però una cosa forse non è stata chiara: non si può dare la panchina al boemo e due mesi dopo cercare di cambiarne i contorni».

E adesso, che tipo di allenatore serve alla Roma?

«Vorrei rivedere Montella, ma a Firenze non se lo faranno scappare».

E allora?

«Serve un tecnico che faccia un calcio tecnico e offensivo, lo richiede l’organico. Viceversa, con un difensivista sarebbe automatica la terza rivoluzione consecutiva. E niente sarebbe più sbagliato. Io ci sono passato all’Inter: ogni anno si cambiavano20 giocatori e non si capiva niente…».

Con Osvaldo il rapporto è finito?

«Non ne sarei così sicuro, è costato tanto…».

Ma si può recuperare?

«Riguardatevi la storia di Candela. Era una storia chiusa, è risbocciata in un grande amore. E di Osvaldo, delle sue giocate, ci si può innamorare». Anche la Lazio si è innamorata di Hernanes, che però è sulla strada dell’addio. «Credo che stia aspettando da anni la costruzione intorno a sé di una squadra per vincere. È diventato titolare del Brasile, vorrà competere per il vertice».

Perché la Lazio non ci è riuscita quest’anno?

«Perché si è appoggiata troppo a due giocatori come Klose e Mauri: venuti a mancare loro, il rendimento di tutta la squadra è calato. Ma sarebbe sbagliato considerare solo il girone di ritorno».

È una difesa di Petkovic? 

«Lo dico in un senso e nell’altro. Perché anche nel girone d’andata molte partite non furono giocate bene,mail risultato favorevole alla fine copriva i problemi. Credo comunque sia stato fatto un ottimo lavoro. La Lazio ha pagato in definitiva un’età media avanzata e i troppi infortuni».

Come si gestisce il mese che manca alla finale di Coppa Italia?

«Si gestisce…non gestendo. La differenza tra un giocatore normale e un grande giocatore è che il secondo riesce a concentrarsi solo sulla partita successiva. Il derby lo vincerà chi seguirà questa linea. Io a Roma non ci riuscivo mai e infatti i derby li sbagliavo sempre. All’Inter, invece, mi isolavo e andavo alla grande».

È un match che vale la stagione?

«Fosse stato solo un derby, avrei detto no. Invece dico sì, perché c’è un trofeo in palio ».

Chi ha più da perdere?

«La Lazio, che fino a due mesi fa pensava di arrivare tra le prime tre in campionato e in finale in Europa League. Fallisse anche la Coppa, si ritroverebbe senza niente in mano, dopo aver assaporato tutto. La Roma ha da guadagnare: uscire da questa stagione travagliata con un trofeo sarebbe quasi un miracolo».

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