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GIUSTIZIA SPORTIVA Avv. Conte: “C’è bisogno di riscrivere le norme”

Avv. Conte

Il consulente legale dell’As Roma, l’Avvocato Conte, ha rilasciato un’intervista sul tema della giustizia sportiva. Ecco di seguito le sue dichiarazioni:

Buongiorno Avvocato, dopo le ultime decisioni sul Calcioscommesse in molti pensano che la Giustizia Sportiva abbia raggiunto quasi il fallimento, lei che idea si è fatto?

 “I recenti giudizi sullo scandalo delle scommesse hanno solo evidenziato alcune criticità della giustizia sportiva, già percepite come tali da tutti gli operatori del settore. Mi riferisco, in particolare, alla struttura stessa del giudizio disciplinare, ove i deferiti sono pressoché semplici spettatori di un procedimento in mano alla Procura federale, che seleziona e raccoglie le prove inaudita altera parte. E’ solo una naturale conseguenza che, qualora l’impianto accusatorio così formato non regga al vaglio critico dei Giudici, in particolare del TNAS; sia doveroso interrogarsi sull’attualità e la legittimità di un sistema che continua a definirsi autonomo ma che, forse, dovrebbe mutuare dal diritto comune gli istituti di base. Finchè si andrà avanti su questa strada, è a forte rischio la credibilità dell’intero sistema”.

Da anni molti Presidenti chiedono una riforma della Giustizia Sportiva ma il più delle volte la chiedono solo quando sono direttamente coinvolti, la vogliono cambiare davvero?

“Questo è il vero problema: l’esigenza di riformare la giustizia sportiva non deve essere l’esito di una ‘rivolta’ ma il naturale epilogo di un processo evolutivo che, raccolte sul campo le prove della propria attuale inadeguatezza, trovi al suo interno le risposte più idonee. Non serve urlare ma comprendere che è esigenza prioritaria comune porre dei limiti alle responsabilità delle società. Anche perché uno scenario quale quello attuale rischia di mettere in pericolo investimenti e programmazioni pluriennali, magari per una malefatta di un proprio tesserato, mai schierato in campo o che addirittura abbia scommesso contro la Società che lo paga. Figuriamoci, poi, quanto sia urgente questa istanza di rinnovamento quando questa malefatta da cui dipendono le sorti, oltre che dell’atleta, anche della società, poggi su un materiale probatorio lacunoso, ovvero contraddittorio. Mi risulta che, ad oggi, tre tesserati condannati anche dalla Corte di Giustizia federale per illecito siano stati completamente assolti dal TNAS. E le loro Società che, nel frattempo, avevano patteggiato le proprie penalizzazioni, stanno disputando un campionato con handicap…”.

Molte volte ha seguito casi di Giustizia Sportiva, secondo lei dovrebbe andare di pari passo con quella ordinaria, specialmente in casi come quelli del calcioscommese?

“Ritorniamo al problema dell’autonomia del diritto sportivo, che meriterebbe trattazione molto più ampia. Posso solo dire che sarebbe assurdo che un giocatore, squalificato per tre o più anni per illecito sportivo, si trovi poi assolto dal Tribunale penale addirittura per non aver commesso il fatto. Con i tempi della giustizia ordinaria, questa sentenza suonerebbe come una vittoria di pirro per l’atleta, magari costretto, nel frattempo, ad abbandonare l’attività agonistica. Il che, a mio avviso, potrebbe anche schiudere scenari risarcitori da non sottovalutare, viste la retribuzione media di un calciatore della massima serie”.

E’ giusto dare penalizzazioni a campionato in corso?

“Se non lo fosse, tutti i procedimenti per illecito sportivo dovrebbero svolgersi unicamente nella pausa estiva, il che è francamente impossibile. Piuttosto il problema è se sia giusto penalizzare così afflittivamente una società sportiva anche laddove sia per essa inattuabile un controllo sui propri atleti così invasivo da prevenire qualsiasi forma di violazione delle norme. Se non c’è colpa non dovrebbe esserci neppure la pena”.

Per riformare la Giustizia Sportiva non pensa che il mondo del calcio si dovrebbe fermare?

“Qualunque riforma crea una spaccatura tra il prima ed il dopo. Bisogna vedere come regolare il periodo di transizione, per evitare disparità di trattamento ingiustificabili. Fermare il calcio non servirebbe a niente perché il problema non è la competizione ma il ‘trattamento’ normativo di fattispecie astratte. Sulle quali deve incidere unicamente un giudizio saggio e consapevole degli interessi in gioco e non la faziosità di una tesi a scapito dell’altra. Ripeto: prendere atto degli errori commessi deve essere il punto di partenza per iniziare la riforma. In conclusione, credo che vi sia bisogno di una “riscrittura” delle norme che regolano il Codice di Giustizia Sportiva ed auspico che, se verrà creato questo tavolo di lavoro e di studio, allo stesso vengano chiamati tutti coloro i quali si sono cimentati, negli ultimi anni, nei vari processi sportivi, concorrendo a modificazioni giurisprudenziali che, oggi, devono essere assolutamente tramutate in un nuovo scritto legislativo”.

 

Fonte: Sportpaper.it

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