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GAZZETTA DELLO SPORT Mauri-Palazzi finisce. 0-0 Sculli sceglie il silenzio

Stefano Mauri

(G. Imparato/V. Piccioni) – Un’istruttoria in bilico. L’indagine sul calcio scommesse che tira in ballo Stefano Mauri è incastrata fra l’attesa di nuovi elementi investigativi da Cremona e il negare tutto — come ha fatto ancora ieri — del vice capitano della Lazio. Ieri pomeriggio Mauri è stato infatti ascoltato nuovamente per quattro ore dalla Procura di Palazzi (in precedenza era stato sentito anche il massaggiatore della Lazio Papalo), a sette mesi di distanza dalla prima audizione di aprile. Da allora ci sono stati l’arresto e il carcere per Mauri e il giallo del conto svizzero sospetto a lui riconducibile per cui il laziale è stato interrogato a Berna. Ma la situazione è ancora controversa.

Gli indizi Galleggiano ancora degli indizi spinosi: in particolare il possesso della famosa sim card intestata a Samanta Romano, card dalla quale risultano chiamate solo nel maggio 2011, periodo delle gare sospette (Lazio-Genoa 4-2 e Lecce-Lazio 2-4) e l’amicizia con Alessandro Zamperini, personaggio chiave del calcio scommesse, resta un macigno ingombrante. Ma agli 007 di Via Po mancherebbe la prova regina, o il grande accusatore capace di dare una svolta. Ieri intanto il giocatore ha incassato l’ennesima difesa a spada tratta di Lotito, in Federcalcio per questioni però salernitane. «Non conosco i fatti, ma uno come Mauri, che va a Medjugorje, che va in chiesa, che prega e si comporta in una certa maniera non può essere un serial killer, ameno che non sia un dottor Jekyll e Mr. Hyde».

Nulla di fatto E così la giornata è finita con un sostanziale 0-0. Perché solo di un pareggio si può parlare dopo 4 ore di intenso interrogatorio del giocatore assistito dagli avvocati Matteo Melandri e Amilcare Buceti: «Abbiamo confermato quanto già detto alla giustizia sportiva e ordinaria— spiegano gli avvocati – dando ulteriori chiarimenti: stasera, più che mai, siamo convinti dell’estraneità di Stefano alle contestazioni». I legali non vogliono giocare tutte le carte subito. Hanno infatti annunciato che la documentazione che «dimostra l’innocenza di Mauri» sarà presentata soltanto al processo, sempre che arrivi il deferimento.

Diritto al silenzio Ottimisti i legali di Mauri, silenziosi quelli di Sculli che aveva aperto gli interrogatori in mattinata. «Non abbiamo detto nulla perché è un nostro diritto», si è limitato a dichiarare, dopo mezzora di interrogatorio Paolo Rodella, che ha assistito Sculli insieme al collega Maurilio Prioreschi. Un diritto al silenzio esercitato in attesa di chiarire la posizione del giocatore con la giustizia ordinaria.

Milanetto L’interrogatorio di Omar Milanetto ha completato la giornata. Anche l’ex genoano, arrestato pure lui in maggio, era al secondo interrogatorio, ma non ci sarebbero state «nuove» domande. Tutto mirato su Lazio-Genoa. Qualche ulteriore elemento Milanetto l’ha raccontato, ma non determinante in un colloquio durato quanto una partita (circa 100 minuti) dal quale il giocatore, e il suo avvocato Mattia Grassani, sono usciti abbastanza soddisfatti.

Ferrari Infine il Tnas, che ha discusso ieri l’istanza di Nicola Ferrari contro la squalifica di tre anni. L’attaccante del Verona ha visto nascere la figlia Viola alle 7.30 e poi è corso a Roma. Sono state ammesse le testimonianze di Gervasoni, Ruopolo e Carobbio: il primo accusa Ferrari, gli altri due lo scagionano. Udienza il 12 dicembre.

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