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AS ROMA. Bertolacci: “Mi ispiro a De Rossi e Aquilani. Il primo gol in Serie A? Il massimo”

Andrea Bertolacci

Andrea Bertolacci, centrocampista di proprietà della Roma da due anni a “farsi le ossa” a Lecce, si racconta in un’intervista ad un sito specializzato e racconta il suo momento in Puglia:

A che età hai iniziato a giocare a calcio?

“Dopo tre anni di basket, ho cominciato con il calcio all’età di 8 anni con la società del mio quartiere, l’Eurolimpia, poi al Divino Amore e nel 2006 arrivo alla Roma”.

Come ti sei sentito quando sei entrato a far parte del settore giovanile della Roma?

“E’ stata una doppia emozione, perché oltre ad essere una squadra importante è quella per cui faccio il tifo. Mi sentii orgoglioso e la presi come una ghiotta opportunità da non lasciarsi scappare”.

Qual è il feeling particolare che ti lega al Lecce, visto che dal 2010 le due società continuano ad accordarsi per farti giocare in Salento?

“Fin dalla prima esperienza in Puglia in serie B mi sono trovato benissimo, per cui ogni volta che si è prospettata la possibilità di tornare lì ho accettato di buon grado. Avverto la fiducia di tutti, della società, dell’ambiente e mi fanno sentire un giocatore importante”.

Ci racconti le emozioni dell’esordio e del primo gol in serie A?

“Entrambi erano traguardi che desideravo fortemente, per cui sono state due gioie immense. In particolare il primo gol, segnato in casa contro la Juventus sotto la curva dei nostri tifosi, è stato il massimo, un momento che porterò sempre nel cuore”.

Il ruolo in cui senti di esprimerti al meglio? 

“Ho giocato in varie posizioni della linea mediana, quella che preferisco è la mezzala sinistra in una linea a tre di centrocampo”.

Stai svolgendo la trafila delle nazionali giovanili dall’Under 16 fino all’attuale Under 21. Che sensazione si prova ad indossare la maglia azzurra?

“E’ un motivo di orgoglio in più che mi spinge a fare ancora meglio, ad avere più fame. Sentire l’inno è sempre un’emozione fortissima ed ogni volta che ho l’occasione di giocare per l’Italia cerco di dare tutto”.

Quali sono gli allenatori con i quali ti sei trovato meglio finora? 

“Luigi De Canio è stato per me come un secondo papà. Mi ha formato caratterialmente, visto che con lui è capitato anche di finire in panchina o in tribuna, mi ha saputo gestire e poi lanciare nel grande calcio e penso di averlo ripagato con buone prestazioni. Ringrazio anche Eusebio Di Francesco, che mi ha fortemente voluto l’anno successivo. Riguardo invece il periodo di settore giovanile alla Roma, senza dubbio Andrea Stramaccioni mi ha aiutato tanto”.

C’è stato un calciatore a cui ti sei ispirato agli inizi?

“Avendo avuto la fortuna di allenarmi per anni a stretto contatto con Aquilani e De Rossi dico entrambi, cercavo di prendere spunto da loro due che sanno interpretare splendidamente il ruolo di centrocampista”.

Come vedi la lotta salvezza quest’anno, l’arrivo di Serse Cosmi vi ha dato quella spinta in più? 

“Sicuramente ora abbiamo più carica, mordente, grinta e giochiamo anche bene, gli ultimi buoni risultati ci danno fiducia. Sarà dura perché la concorrenza è forte, mi aspetto un rush finale con il Siena e spero anche altre squadre che rallentino tutto da vivere. Dobbiamo comunque pensare a noi stessi ed a fare più punti possibili da qui al termine”.

Il nostro sito parla principalmente di Under 23. Come ti sembra attualmente il panorama dei giovani italiani?

“Giovani bravi e di talento ci sono, basta vedere l’attuale nazionale Under 21. Purtroppo in Italia, rispetto ad altri paesi, siamo un po’ indietro dal punto di vista del lanciarli e dargli fiducia senza bocciarli alle prime prestazioni negative. Tra l’altro crescere un giovane in casa fa anche spendere meno alle società, ci sarebbe un risparmio sui costi e non è detto che il giovane straniero debba per forza essere più forte di quello italiano”.

Fonte: worldsoccerscouting.com

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