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IL MESSAGGERO Derby, l’effetto lungo il motore della festa

Lazio-Roma esultanza
Esultanza

(M. Ferretti) – Dopo l’impresa centrata nel derby, c’era parecchia attesa, anzi curiosità per verificare come i tifosi della Roma avrebbero accolto all’Olimpico la squadra che aveva mandato al tappeto la Lazio e centrato il secondo posto da 50 milioni. Ma, dopo quanto accaduto il giorno prima in sala-stampa, l’attenzione era rivolta anche al trattamento che lo stadio, cioè la gente della Roma, avrebbe rivolto a Rudi Garcia, il fustigatore dei dirigenti di Trigoria, e, perché no?, anche di una parte della tifoseria, rea – a dire del francese – di non aver accompagnato a dovere la squadra nelle settimane (mesi…) di difficoltà. Olimpico con il classico colpo d’occhio di fine stagione, cioè tanto colorato e con in tribuna o in curva una marea di bambini accanto ai propri papà, entrambi rigorosamente con la maglietta giallorossa d’ordinanza. L’accoglienza, dicevamo: squadra in campo per il riscaldamento e subito un boato per Balzaretti, titolare dopo una vita. All’annuncio delle formazioni, poi, un uragano di applausi per Yanga-Mbiwa, l’ammazzalazio. E Garcia? Anche freddezza (leggi fischi), per lui. E invece cori da brividi della Sud, e poi dello stadio intero, per Ago Di Bartolomei, ricordato anche con un’immensa bandiera. Parata di figli (alcuni piccoli assai) in braccio ai giocatori della Roma al momento dello schieramento in campo: una tradizione consolidata da anni, ormai. E fotona ricordo per tutti, panchinari compresi.

OLTRE IL VESUVIO – Poi, a gara cominciata, cori contro Napoli e i tifosi napoletani. In panchina, Garcia intanto prendeva appunti, quasi infischiandosene dello svolgimento del gioco. Poi di nuovo in piedi, Rudi, con le braccia conserte a dettar ordini, a suggerire il gioco. Una scenetta vista e rivista mille volte, nulla di nuovo. Concentrato, il tecnico. Come se la partita contasse ancora qualcosa. E, guardandolo, impossibile non ripensare a quanto accaduto il giorno prima: ma il reale motivo della sua uscita così fragorosa durante la conferenza-stampa? Se lo sono chiesti tutti i tifosi della Roma, quelli che ieri sera erano allo stadio e anche quelli che stavano davanti al televisore: a giudicare dai commenti sui social, piazza divisa. Garcia ha fatto bene, ha detto la verità; no, ha sbagliato, ha tradito le nostre attese: più o meno queste le opinioni tinte di giallo e rosso. A proposito: a tratti, quasi incessante l’urlo “Mapou!” proveniente dalla Sud. E anche cori contro il presidente Pallotta e il dg Baldissoni, “noi non siamo americani”, e pure contro Rosella Sensi. E fischi alla fine del tempo, con la Roma sotto di una rete. Una Roma piena di seconde (terze…) linee e svagata. E bruttarella assai. Chiaro, insomma, perché certa gente non ha mai giocato con continuità… Così, poi, fischi per Ljajic che usciva e qualche fischio pure per Pjanic che entrava. Altro cambio: fischi a non finire per Doumbia, il peggiore in campo, e tanti applausi invece per Iturbe, reduce dalla rete nel derby. Altri cori contro Napoli (e annuncio/richiamo dall’altoparlante), dopo la doppietta al San Paolo di Higuain. A fine gara, con la sconfitta sul groppone, giro di campo della squadra (e allenatore) con figli e nipoti al seguito: sorrisi, saluti, bacetti e selfie (Totti scatenato…) a non finire. Va in archivio (almeno sul campo, per ora) una stagione che difficilmente verrà dimenticata dai tifosi, e non certo per le cose belle. Alla fine, però, l’abbraccio – ricambiato – tra i giocatori (più Garcia) e i tifosi non è mancato. Effetto derby, verrebbe da dire. E c’è ancora chi continua a considerarla una partita come tutte le altre…

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