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IL TEMPO Pronti a tornare in Europa

Presentazione De Sanctis

(E. Menghi) – In oltre mille parole pronunciate con una convinzione che è propria di chi da vent’anni fa il portiere di mestiere, c’è n’è una che alla fine è rimasta nella testa di chi era all’ascolto: «Squadra». Il ritornello di De Sanctis è l’antidoto per una Roma che si pone l’obiettivo di cancellare due anni di fallimenti. I presupposti, dice l’ex numero uno del Napoli, ci sono tutti: «Dobbiamo riportare questi colori in Europa. Ora la Roma è al di sotto di Juve e Napoli, ma non ci saranno mai mancanza di risultati per motivi tecnici o tattici, perché la squadra è forte e l’allenatore è bravo, chiaro e chiede cose in maniera efficace. Mi piace molto il suo modo di allenare e di comportarsi. Spero che riesca a fare un grande lavoro come Mazzarri in Italia. Ma serve un gruppo monolitico, che attacca e difende in undici. E ci si può arrivare».

Se la Juventus sembra fuori dalla lista dei club con cui la Roma può competere, per De Sanctis il secondo posto non è così impossibile: «È scontato che la Juve sia davanti a tutti, il Napoli ha cambiato tanto, ma ha costruito un organico fortissimo che darà filo da torcere. Ci sono 7 squadre per 5 posti e la griglia di partenza è numerosa, perciò dobbiamo partire bene e fare le cose subito da squadra. La Juventus è superiore, con le altre ce la giocheremo». Il lavoro è appena cominciato, il debutto in campionato ormai imminente, ma c’è una cosa su cui De Sanctis non transige: «In tutte le amichevoli abbiamo subìto gol e a me dà tremendamente fastidio. Dobbiamo migliorare». La sua parlantina può aiutare: «È importante che il portiere comunichi con i compagni. Da giovane sottovalutavo questo aspetto».

Stekelenburg peccava in questo, ma De Sanctis non si sente di colpevolizzarlo: «È mancata la squadra più che i portieri negli anni scorsi. Il progetto all’inizio era troppo ambizioso. Ora ci sono giocatori che possono far crescere i giovani». Giocatori con il suo carisma e la sua esperienza: «A me sono stati fatti discorsi che andavano anche oltre l’aspetto tecnico e del quale mi sono sentito partecipe». O come Totti:«Con Francesco siamo d’accordo sul fatto che debba essere una stagione importante. Mi sento di garantire ai tifosi che gli permetteremo di rialzare la testa dopo il 26 maggio. Mi prendo questa responsabilità». Con lo stesso piglio da leader ha detto addio al Napoli dopo 4 anni: «Avevo percepito la volontà della società di guardare al futuro nel mio ruolo e questo non poteva lasciare indifferente uno orgoglioso come me».

Orgoglio che ha condizionato anche la scelta di Osvaldo di lasciare Roma:«Ha ragione Daniel quando dice che è difficile giocare in Italia e avere a che fare con tifosi innamorati. Ma si riferiva a minoranze». Quelle minoranze che non permetteranno alla Curva Sud di assistere alla prima gara casalinga: «Speriamo che questa punizione possa servire per evitare che gli episodi razzisti rovinino la festa dello sport».

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