LA REPUBBLICA Destro affonda i resti dell’Inter derby per prendersi la Coppa Italia

Mattia Destro

(A. Sorrentino) – Titolari contro riserve, di solito, finisce coi titolari che vincono facile. San Siro conferma: la Roma è in finale di Tim Cup, per la sedicesima volta nella sua storia, grazie al 3-2 sull’Inter dopo il 2-1 dell’andata. Finale contro la Lazio, un inedito assoluto nella storia della competizione, il prossimo 26 maggio (per la gioia sfrenata dei rappresentanti dell’ordine pubblico). La semifinale di ritorno rispetta alla lettera il pronostico, viste le premesse della vigilia, con la Roma quasi a pieno organico (mancano Osvaldo e Burdisso, Pjanic non al meglio è in panchina) mentre l’Inter è sulle ginocchia, atleticamente e psicologicamente. Le mancano 13 giocatori tra cui il tridente d’attacco e nel riscaldamento c’è la conferma che trattasi di stagione davvero indimenticabile, ai confini del grottesco e anzi oltre, verso l’infinito, con una corsa all’autoeliminazione manco fossimo in Dieci piccoli indiani: corricchiando prima del via salta anche Cambiasso, per un non meglio precisato problema a una gamba, così le assenze diventano 14. In campo al suo posto Jonathan, e Inter con un 4-3-2-1 di contenimento e di avventurosa ripartenza, concedendo il possesso palla alla Roma.

Che in effetti la palla la tiene, affidandola a Totti che arretra in regia, ma la muove con scarsa velocità, con poca partecipazione degli esterni di difesa e intensità discutibile. Niente di meglio per l’Inter, che predilige i ritmi bassi: le riserve di Stramaccioni fanno il massimo, disponendosi in modo ordinato sul campo, chiudendo quasi sempre i varchi e affidandosi agli strappi di Kovacic e Alvarez per portare avanti qualche pallone, giocando in qualche modo di squadra. La Roma si adegua troppo presto al tran tran e viene punita come da copione, perché ogni partita deve essere aggredita senza supponenza. Il gol interista è una specie di miracolo, dato che è improvviso e viene confezionato da tre dei protagonisti meno attesi: azione in verticale palla a terra Jonathan- Alvarez (tacco)-Jonathan- Rocchi e stangata rasoterra nell’angolo di Jonathan, che nel frattempo ha evitato le flebili tagliole di Florenzi e De Rossi.

Si grida al miracolo, ma l’Inter non avrà più simili acuti, semplicemente perché le riserve non saranno mai come i titolari, è una legge di natura. Il resto della cronaca è infatti un monologo romanista, con Handanovic unico baluardo: decisivo, anzi prodigioso, su Destro (34’) e Florenzi (45’). Nella ripresa la Roma aumenta le cadenze, Balzaretti spinge a sinistra e Torosidis sale a destra, Totti si sposta a sinistra e Destro va al centro. Proprio lui, l’ex interista, un ex come Pinilla domenica scorsa a Trieste, ricorda a tutti che il club nerazzurro alcune fesserie in passato le ha commesse eccome, cedendo talenti che ora avrebbero fatto comodo.

Suo il pareggio al 10’, su invito in profondità del bravo Lamela e su incertezza in chiusura di Samuel; suo il raddoppio che chiude ogni discorso, contro una difesa interista immobile e sorpresa dall’imbucata di De Rossi per Balzaretti, sul cui assist Destro spinge in rete a porta vuota. «È stata una decisione loro mandarmi via, ed è andata così», sogghigna l’attaccante alla fine. Il resto è attesa della fine, mentre Stramaccioni manda in campo il diciannovenne Forte, ma c’è spazio per il terzo di Torosidis, che per una volta trova Handanovic fuori posizione con un destro sotto l’incrocio, e per il 2-3 di Alvarez. La Roma è ancora viva, e vede in fondo alla strada un traguardo, anche se minore. L’Inter, invece, è all’ennesimo anno zero.

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