5-5-5 L’umiliazione del Maestro

5-5-5 l'analisi tattica

Juventus Stadium: tre partite e tre sconfitte impietose per la Roma targata States nelle ultime due stagioni. Una sola rete realizzata, su rigore, undici reti subite; due allenatori diversi, molti giocatori cambiati, ma il risultato è sempre lo stesso: la Juventus umilia la Roma. Una partita preparata male, a partire dalle dichiarazioni di Baldini, passando per quelle del tecnico: il risultato è stato devastante e lo si è visto sul campo. Il Boemo ha preparato la partita in sala stampa, nella speranza di trovare sul campo una vittoria importante, contro gli avversari di una vita, grazie alla sua filosofia; al contrario Carrera e Conte si sono concentrati sul campo, mandando davanti ai giornalisti Filippi, preparatore dei portieri passato anche per Trigoria, concentrando tutti i loro sforzi mentali sulla preparazione della gara, sullo studio degli avversari. In campo la Juventus si fa vedere, infatti, da subito più pronta, sembra aver di fronte a se una squadra di cui sa tutto; la Roma, al contrario, non riesce ad imporre mai il proprio gioco, mai a pressare gli avversari con decisione, appare sempre in affanno.

Questi quattro goal subiti, però, non fanno male solo a livello di classifica, fanno male psicologicamente, e creano le prime crepe tra tecnico, spogliatoio e dirigenza; soprattutto deludono una tifoseria che ha dato carta bianca alla nuova proprietà per la seconda stagione consecutiva.

Solleva i primi dubbi Daniele De Rossi, che vorrebbe iniziare a vincere – o quanto meno a perdere dignitosamente – invece di continuare a far parte di una squadra che perde facendosi portavoce di un calcio aristocratico; perde fiducia anche Sabatini, sia nei confronti del tecnico che nei confronti dei suoi stessi acquisti. Tutto questo dopo sole sei giornate.

LA TATTICA. Solito 4-3-3 per Zeman, che non plasma mai la sua squadra in base agli avversari e non cambia idea per la sfida di Torino; Stekelenburg rimane tra i pali nonostante la papera di mercoledì, Taddei confermato terzino destro ‘fuori ruolo’ al posto del bocciato Piris; a centrocampo Tachtsidis rimane in cabina di regia, con De Rossi che torna a fare l’interno destro, dopo il felice esperimento di Milano. In avanti Lamela viene preferito a Destro,  Osvaldo torno al centro del tridente dopo 180’ lontano dal campo. I ragazzi di Carrera vengono schierati seguendo il consueto 3-5-2 che lascia pochi riferimenti agli avversari e punta forte sugli inserimenti dei centrocampisti, i quali puntualmente possono godere dei lanci di Pirlo. Proprio l’insolita libertà di cui gode il centrocampista della Nazionale è la chiave della partita; le squadre allenate dal Boemo non marcano a uomo e Pirlo ha sempre la possibilità di giocare il pallone libero dalla pressione avversaria, fatto che non accadeva da diverse giornate e che aveva portato i critici a parlare di crisi del centrocampista. Dai suoi piedi partono i lanci per gli inserimenti di Marchisio e Vidal, ma anche delle stesse punte, che cercano di partire dalla linea dei centrocampisti per trovarsi frontali alla porta avversaria. Secondo Zeman i suoi difensori centrali sono saliti poco proprio per via di questa mancanza di punti di riferimento, dovuta appunto alla mobilità di Matri e Vucinic, ma nei primi minuti il problema è sembrato l’opposto. Burdisso e Castàn salgono costantemente, scoprendo il fianco all’avversario; così nascono le prime tre reti bianconere. A questo bisogna aggiungere la scarsa attenzione di Taddei nel seguire i movimenti dei suoi difensori centrali, risultando così in costante ritardo rispetto ai compagni e lasciando i suoi avversari in gioco. Nel prepartita si è parlato a lungo delle difficoltà che i tre centrali bianconeri avrebbero potuto incontrare in questi 90’ , trovandosi in parità numerica contro gli attaccanti giallorossi. Difficoltà che nella realtà non si è mai verificata: l’attacco romanista non si è mai reso pericoloso sostanzialmente. L’unico calciatore che ha avuto due chiare occasioni da rete, sullo 0-0 e sul 2-0, è stato Lamela, ma l’argentino non ha il senso del goal della punta vera (quello che aveva Borini la scorsa stagione) e spreca clamorosamente la possibilità prima di dare un verso diverso alla partita, poi di riaprirla.

Nel secondo tempo la Juventus decide di non affondare più, su esplicita richiesta del suo tecnico che invita i suoi esterni di non spingere più, la Roma cerca timidamente di affacciarsi nella metà campo avversaria, e l’ingresso in campo di Perrotta e Destro porta più vivacità alla manovra. Destro quando parte da esterno cerca di aggredire gli spazi, e, sugli sviluppi di un suo inserimento, riesce a procurarsi il rigore che Osvaldo realizzerà. La rete di Giovinco viene in contropiede nei minuti finali, quando De Rossi e compagni cercano di rendere meno pesante il passivo, ma in realtà riescono nell’impresa opposta.

Capitolo terzino: costretto a far uscire Balzaretti dopo 30’, Zeman preferisce Marquinhos, centrale classe ’94, a Piris, pur dovendolo schierare fuori ruolo; tutto ciò fa nascere dei dubbi sulla bontà del mercato di Sabatini, che ha lasciato molti vuoti nella rosa.

ANALISI ATLETICA. La preparazione di Zeman ad oggi non si vede, anzi i suoi ragazzi sono lenti, e dalla partita di Milano contro l’Inter ad oggi stanno facendo solo passi indietro. Al contrario la Juventus tiene sempre alti i ritmi e l’intensità di gioco, senza mai calare, sovrastando gli avversari costantemente. In settimana a Trigoria si è lavorato molto sul potenziamento fisico: forse i calciatori hanno accusato questi carichi ieri in partita, apparendo decisamente appesantiti nei movimenti. Lo stesso Florenzi, migliore in campo a detta di molti, nonostante il suo fisico ‘esile’, non è fresco come nelle precedenti apparizioni di campionato. Ma comunque il giovane centrocampista è il più lucido tra i giallorossi, con una percentuale di passaggi riusciti che tocca l’82%. In crescita Destro, nonostante i 6 palloni persi in 27 minuti giocati, ma che da esterno mette in mostra la sua progressione. Positivo anche l’ingresso in campo di Perrotta, che cerca di dare la scossa ai suoi compagni con la sua esperienza, nonostante fosse fuori rosa fino a due settimane fa. L’ex Chievo Verona recupera 2 palloni, vince 3 contrasti e realizza il 90% dei passaggi tentati. Passo indietro importante per gli altri, ma tra tutti spicca Lamela, che oltretutto non sembra affatto a suo agio nella posizione di attaccante esterno destro. L’argentino inizia bene, ma dopo i due goal ‘mangiati’ si spegne e sbaglia il 33% dei passaggi tentati, oltre a non inquadrare mai la porta nei suoi sporadici tentativi. Le cose migliori le fa quando ripiega in fase difensiva, dove recupera 8 palloni, ma quando si affaccia in avanti soffre la potenza e la velocità di Chiellini. A 36 anni si può sbagliare una partita, peccato che il Capitano abbia sbagliato proprio ieri; i flussi di gioco mostrano quanto si sia mosso poco rispetto alle ultime gare, rimanendo spesso bloccato nella posizione di esterno sinistro molto avanzato. Anche i suoi numeri sono impietosi: sbaglia il 34% dei passaggi tentati e non tira mai in porta, fatto che in queste prime giornate di campionato non si era mai verificato.

Luca Fatiga


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