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LA REPUBBLICA L’incertezza del diritto: il gran caos di Palazzi tra ombre e contraddizioni

Antonio Conte

(M. Mensurati/G. Foschini)« e processi sportivi in tempi rapidi per fare pulizia e individuare tutte le responsabilità». Parlava così ad aprile di quest’anno il presidente della Federcalcio, Luigi Abete, in pieno scandalo giudiziario per il calcioscommesse, affidando e confermando la sua massima fiducia al procuratore Stefano Palazzi. Sono passati quattro mesi, due processi sportivi e quattro sentenze tra primo e secondo grado. È possibile fare un primo bilancio: c’è stata tolleranza zero? I tempi sono stati rapidi? Si è fatta pulizia e sono state individuate tutte le responsabilità? Antonio Bellavista, Mauro Bressan, Massimo Erodiani, Marco Paoloni, Cristiano Doni, Nicola Ventola, Giuseppe Signori, Stefano Guberti. Sono questi, a leggere i dispositivi della Federcalcio, i grandi colpevoli dell’inchiesta sul calcioscommesse. Giocatori di seconda fascia, ottimi calciatori a fine carriera, ex campioni.

Tutto qui? E i campionati truccati? E le partite di serie A nelle mani di Zingari e singaporegni? Niente. Tutte invenzioni, evidentemente, dei giornali e delle procure antimafia. Ma anche di Andrea Masiello, il pentito all’80 per cento: Masiello dice la verità su Bari-Palermo (squalificati i compagni Parisi, Bentivoglio, Marco Rossi). Dice la verità su Bari-Samp (squalificato Guberti) e su Cesena-Bari (Belmonte). Dice sempre la verità, tranne quando parla di Bonucci e Pepe (Udinese- Bari) e di Giuseppe Vives (in Bari-Lecce). Per la cronaca: lo scorso anno, prima di essere arrestato, Doni fu squalificato un paio di anni per un’intercettazione nella quale qualcuno strisciava (“Do…”) il suo nome.

TEMPI RAPIDI Abete e di conseguenza Palazzi avevano spiegato che bisognava fare in fretta con i processi sportivi per garantire che i campionati cominciassero quando previsto e senza stravolgimenti. Bene: il processo sportivo per Lazio, Genoa, Sampdoria e Napoli (per rimanere alle squadre di serie A) non è ancora cominciato. Le squadre sono a forte rischio deferimento e penalizzazione a stagione in corso: un colpo durissimo da un punto di vista internazionale, dopo la figuraccia di Schwazer, visto che due di quelle squadre sono iscritte a campionati Uefa.

PULIZIA E RESPONSABILITA’ Domenica scenderanno in campo calciatori che sono sospettati dalle procure italiane di aver truccato e venduto a criminali locali e internazionali le partite della propria squadra: Stefano Mauri, Giuseppe Sculli, Giuseppe Vives, giusto per fare i nomi dei calciatori più importanti. Non solo, in mezza Italia giocano (da Gillet a Ranocchia) calciatori sospettati dalla procura di Bari di aver assistito o partecipato alla spartizione di soldi nello spogliatoio per una partita venduta. Sull’individuazione delle responsabilità, emblematico è il caso di Antonio Conte: la procura di Palazzi lo ha fatto condannare a 10 mesi per due omesse denunce. In una l’omessa denuncia sarebbe consistita nell’aver detto alla squadra “pareggiate perché siamo d’accordo”, come a dire che se un allenatore ordina alla propria squadra di non giocare per vincere non commette un illecito. Ieri la disciplinare ha sbianchettato l’obbrobrio assolvendo Conte per questa partita (Carobbio come Masiello, avrebbe detto la verità su tutto ma non su Siena-Novara, ma questa è un’altra storia). Ma lo ha condannato ugualmente a 10 mesi per la gara con l’Albinoleffe. Stessa condanna rispetto al primo grado, ma per la metà dei reati. Due meno uno, insomma, fa sempre due.

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